Alla fine è stato un azzardo calcolato. Roberto Occhiuto è, di nuovo, il presidente della Calabria. Quando in piena estate annunciò le dimissioni, a sorpresa a livello locale anche nei dintorni degli alleati e un po' meno nei centri del potere romano, pareva la forzatura dell'uomo solo al comando. Un mossa da scacchista per districarsi da quei 'dirigenti che non firmavano più le carte', dagli stessi alleati fin troppo 'questuanti' e per ri-legittirmarsi di fronte ai calabresi non tanto e non solo per l'inchiesta che lo vede coinvolto ma piuttosto per il continuo e ossessivo 'vociare'. Non che la questione inchiesta sia sparita del tutto, anche se lo stesso Occhiuto si aspetta quella celere archiviazione che sembra ossimorica rispetto ai tempi della giustizia italiana. Ma è comunque lì, il padrone della Cittadella, il dominus del centrodestra calabrese e la guida della Calabria per i prossimi anni. Non sappiamo quanti perché le variabili sono infinite e impazziscono da un giorno all'altro.
Di certo, è stata scritta una pagina storica: mai nel regionalismo un presidente uscente è stato ri-eletto e ancor di meno mai il capo della Giunta confermato si è dimesso per ripresentarsi agli elettori e vincere. Forse poteva farlo solo lui. Il governatore con i migliori rapporti politici con i leader nazionali. Il difetto di quasi tutti i suoi predecessori. Naturalmente il credito dato e riconfermato ai calabresi al presidente non è infinito. Anzi, fisiologicamente la stessa manovra elettorale ha accresciuto un sentimento che anche nel perimetro di chi appoggia il centrodestra lo 'bolla' sempre più come 'arrogante', anzi scansando gli eufemismi un filo 'antipatico'. La peggiore malattia che possa colpire un politico in rampa di lancio (leggasi le ascese e i crolli verticali mentre erano al vertice di Matteo Renzi e Matteo Salvini). Occhiuto non si chiama Matteo ma Roberto e non siamo a quel punto della parabola, ma il rischio c'è. Non è difficile immaginare una slavina nei consensi alla prima svirgolata già nel primo anno. Naturalmente i calabresi si augurano di no, perché significherebbe che il mondo degli annunci non si è tradotto in realtà.
Perché ha vinto Occhiuto? Ha vinto in partenza. Non appena dimessosi, ha fatto notare al campo progressista una cosa banalissima: perché dopo quattro anni di governo non avete preparato l'alternativa? Ecco, la risposta l'hanno data gli elettori. Sicuramente Occhiuto ha fatto tanto ma la carenza di una proposta corposa (non rimpinguabile con le bandiere palestinesi a livello locale né tantomeno con l'improbabile cancellazione del bollo auto) è stata la chiave di volta. Attenzione, Tridico era il migliore candidato possibile date le condizioni e i tempi ristretti ma, evidentemente, non era sufficiente. Con un semestre in più la partita sarebbe potuta essere differente ma, appunto, in politica il tempismo è decisivo. Non c'è tempo per trastullarsi o fare pseudo comunicati da cui traspare: sotto il vestito niente. Da domani hanno tutto il 'tempo' per prepararsi alla prossima volta. Per adesso resta Occhiuto e resta alla grandissima dimostrandosi il dominus della coalizione, non solo per il risultato di Forza Italia ma ancor di più per il grande risultato della lista che porta il suo cognome. Più alta dei partiti alleati: Fratelli d'Italia e Lega. Una 'tesaurizzazione' personale con pochi precedenti.
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