Naufragio Cutro, il rappresentante delle famiglie chiede visto per visitare tombe

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  15 luglio 2025 20:42

“Chiediamo al governo italiano e all’Unione Europea di concedere un visto ai genitori che hanno perso i propri cari in questa grande tragedia, affinché possano recarsi, forse per l’ultima volta, presso le tombe dei loro figli e stringere la terra che ora li custodisce”. L'appello è di Fatima Maleki, rappresentante delle famiglie delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023, nel quale, sono morte 94 persone, tra cui 35 minori. La portavoce sottolinea come molti dei deceduti fossero giovani e bambini: “In quel disastro, si è spenta per sempre la voce di bambini che avevano davanti a sé un futuro luminoso. Tanti sogni e desideri che vivevano nei cuori dei giovani e degli adolescenti non sono mai riusciti a realizzarsi”. L'appello rivolto al governo italiano e alle istituzioni europee è chiaro e diretto affinché sia concesso un visto ai familiari delle vittime che si trovano soprattutto in Afghanistan per venire in Italia e in Europa per fare visita alle tombe dei loro congiunti. In Italia sono più di 20 le persone tumulate di cui 15 nel cimitero islamico di Bologna; 9 a Cutro, 2 a Crotone e una a Paola. “Non vogliamo che padri, madri, nonni e nonne che attendevano di rivedere i loro figli e nipoti restino ancora nell’attesa. È un loro diritto naturale poter salutare, il prima possibile, i propri cari scomparsi”, continua Maleki. Il suo messaggio è anche un richiamo alla memoria e alla giustizia: “Non vogliamo che queste voci spente e questi sogni interrotti rimangano sepolti nel silenzio del cuore e del mondo. Questa richiesta non è solo un appello umano, ma una necessità morale per affermare un diritto e onorare la memoria di chi non è più tra noi”. Infine, alla vigilia dell'ultima udienza preliminare del processo contro sei militari italiani nella quale si deciderà l'eventuale rinvio a giudizio, arriva un richiamo fermo verso le autorità italiane: “Quando coloro che avrebbero dovuto garantire la sicurezza della nave hanno ricevuto le chiamate di soccorso, non hanno prestato alcuna attenzione. Anche le vostre forze dell'ordine non sono intervenute. Ora, in quanto Stato, considerando che queste persone erano sotto la vostra giurisdizione e nelle mani dei vostri servizi, siete voi che dovete rispondere”. 

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