Non c'è alcun indice di sovraffollamento nelle carceri di Catanzaro, Cosenza e Vibo. Non così a Crotone (128), a Paola (114), a Rossano (115) e a Castrovillari (60).
I dati emergono dalla relazione del presidente della Corte d'appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, snoccilati durante la ceriminia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Per quanto riguarda la Casa circondariale di Catanzaro "si segnala che ancora non sono stati effettuati, in uno dei padiglioni, i lavori di adeguamento dei servizi igienici in conformità all'articolo 7 del Dpr 230 del 30 giugno 2000 che prevede che i predetti servizi siano collocati in un vano annesso alla camera detentiva, presenti invece nella restante parte dell'edificio con conseguenti discriminazioni delle condizioni complessive di detenzione a seconda dell'allocazione dei singoli ristretti".
Drammatiche poi, vengono definite le criticità riscontrate sia nel Servizio Assistenza Intensiva inaugurato a settembre del 2017, sia nel reparto per la tutela della salute mentale.
"Infatti - si legge nella relazione - per quanto riguarda la riabilitazione dei mielolesi non è ancora attiva la piscina per la idrokinesiterapia , nè vi sono altre attrezzature per la mobilitazione passiva dei detenuti, sicchè si è stati più volte costretti a adottare provvedimenti, per garantire tali cure, con considerevoli costi in termini di impiego e di risorse, umane ed economiche".
Restano poi carenze strutturali nel reparto ospedaliero di fisioterapia: inadeguatezza delle docce per i paraplegici e in una stanza il non agevole accesso al bagno per chi è in carrozzella.
Al contrario, è pienamente operativa l'Articolazione per la tutela della salute mentale con annesso reparto di osservazione. "Vi sono però criticità gravi e di cui non si ravvisa la risoluzione in tempi brevi". Emergenze che riguardano la dotazione organica- in particolare psichiatra e personale infermieristico- e di mezzi -test di valutazione e/o strumenti di valutazione.
Senza dimenticare "l'assoluta incertezza circa la funzione di tali articolazioni": ovvero se queste siano riabilitative o anche deputate a trattare pazienti psichiatrici cronici non riabilitabili.
In riferimento poi all'assistenza sanitaria ciò che emerge è la lentezza delle procedure di sostituzione degli specialisti "inadeguate" alle urgenze di un istituto penitenziario che non può restare per molto tempo privo di specialisti fondamentali come il diabetologo o lo psichiatra. Criticità questa che riguarda non solo il carcere di Catanzaro ma anche quello di Vibo Valentia e Crotone.
A Vibo Valentia il dato più significativo è la presenza di un elevato numero di detenuti in attesa di giudizio (in particolare per reati di mafia) rispetto ai detenuti definitivi . Una circostanza che "ha inevitabili ricadute sul lavoro della polizia penitenziaria" se si pensa alle traduzioni per motivi di giustizia e alle maggiori difficoltà nella gestione interna dei ristretti soprattutto per evitare contatti non consentiti tra i coimputati).
A Crotone la problematica è data dall'alto numero di stranieri, senza riferimenti sul territorio e, quindi, maggiormente bisognevoli di assistenza, soprattutto economica, anche considerata l'insufficienza di lavori in carcere.
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