Il consigliere regionale ribadisce: "Come si può ragionevolmente pensare di svolgere una campagna elettorale in pieno inverno - con gli ospedali che saltano per aria e la conclamata disorganizzazione del Sistema sanitario regionale mettendo a rischio la salute dei cittadini-elettori?"
11 novembre 2020 11:55Sulla data del voto da fissare per l’elezione del Presidente della Regione e del nuovo Consiglio regionale, il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Domenico Bevacqua, ha scritto una “lettera aperta’ al Presidente f.f. della Regione Calabria Antonino Spirlì, al Ministro per gli Affari Regionali on. Francesco Boccia e al Ministro della Salute on. Roberto Speranza.
Questo il testo integrale della lettera inviata da Bevacqua:
“Questa è, in primo luogo, la riflessione di una persona che ha “vissuto” sulla propria pelle gli effetti del Covid-19, che ne sta uscendo a fatica e che, in secondo luogo, è un consigliere regionale e il capogruppo del Pd nell’Assemblea legislativa calabrese.
Proprio in ragione della mia sofferta esperienza, ma anche in quanto rappresentante del popolo calabrese, mi sembra semplicemente assurdo che si possa, oggi, fissare per la Calabria la data di una consultazione elettorale senza porre mente alla gravità dell’emergenza sanitaria in atto; e senza avere la più pallida idea dell’evoluzione della curva pandemica nella nostra regione e nel resto del Paese.
Come si può ragionevolmente pensare di svolgere una campagna elettorale in pieno inverno - con gli ospedali che saltano per aria e la conclamata disorganizzazione del Sistema sanitario regionale, inefficace ed inefficiente al punto da indurre il Governo a classificare la Calabria ‘zona rossa’ - mettendo a rischio la salute dei cittadini-elettori?
Chi vuole assumersi - sapendo che bisogna garantire il diritto dei calabresi alla piena partecipazione, informata e consapevole, per l’elezione del Presidente della Regione e del nuovo Consiglio regionale - la responsabilità di organizzare riunioni, dibattiti, incontri e confronti, col rischio di aumentare le occasioni di contagio e di agevolare la nascita e l’espansione di focolai?
Come si potrà chiedere a un cittadino anche soltanto di ricoprire in un seggio le funzioni di scrutatore o di rappresentante di lista nelle attuali condizioni d’emergenza sanitaria?
È evidente che, riflettendo con la serenità necessaria e anteponendo l’interesse generale alla polemica politica, si comprenderebbe come una consultazione elettorale in questo frangente metterebbe in moto un meccanismo assai rischioso e potenzialmente incontrollabile.
Di Covid-19 leggiamo e sentiamo quotidianamente parlare ormai da nove mesi. Abbiamo visto immagini di dolore e sofferenza umana che parevano provenire da luoghi remoti e, forse, abbiamo pensato che avrebbero riguardato sempre e solo altri. Ma quando l’altro, come sta facendo il virus, ti entra in casa, nella mente e nel corpo, allora tutto cambia. La sensazione è di un progressivo e inarrestabile sprofondare senza possibilità di appigliarsi a nulla. L'ossigenazione al limite ti toglie il respiro e ti offusca la mente. Quando l’altro e ciò che appariva distante da noi si fanno compagni inseparabili dei tuoi giorni e delle tue notti, allora ti rendi conto di ciò che davvero è essenziale.
Anche la politica, spesso ridondante nelle forme e carica di superfluità, è obbligata a rivedere il proprio “modus operandi” e guardare all’essenziale, a ciò che viene prime di tutto: la salute e l’integrità psico-fisica delle persone.
Personalmente, non potrei mai perdonarmi se il mio comportamento e la mia attività politica dovessero contribuire a far cadere anche una sola persona nella condizione in cui mi sono trovato io (o magari peggio) per oltre un mese. Nessuna ragione politica o di partito può ritenere umano sottoporre decine di migliaia di corregionali a un rischio simile.
La democrazia rappresentativa e il rinnovo degli Organismi elettivi sono un passaggio doveroso, ma altrettanto importante è il diritto alla vita e, insieme, il diritto dei cittadini alla partecipazione politica esente da rischi e da vincoli che, inevitabilmente, ne condizionerebbero la qualità.
Non credo di dovere aggiungere altro, se non che, dinanzi al drammatico scenario inedito, che vede le nostre realtà precipitate nella crisi sanitaria ed economica più grave dal dopoguerra, ognuno deve assumersi, dinanzi alla propria coscienza e alla collettività, le proprie responsabilità”.
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