Corsa al Quirinale, Speziali: “Situazione disdicevole, nessuno ci ha pensato prima ed ecco il risultato ”

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images Corsa al Quirinale, Speziali: “Situazione disdicevole, nessuno ci ha pensato prima ed ecco il risultato ”

  25 gennaio 2022 09:01


“Attraverso lo schermo della televisione, i saloni pomposi di Montecitorio, si vedono essere solcati, in queste ore dedicate all'elezione del Presidente della Repubblica, da tante anime belle, la cui aura bianca ricorda il candore delle cornacchie. Si scorgono i grandi elettori - spesso rappresentati da personaggi improbabili, i quali sono lì per uno strano disegno del destino o della sorte- vagare non alla ricerca di una soluzione (oppure intenti nel partecipare ad una riunione finalizzata ad essa), bensì a caccia di una telecamera, di un taccuino e comunque di qualche operatore dell'informazione, pur di farsi intervistare e voler dimostrare -vacuamente (sic!)-  "io esisto".

Patti chiari, costoro, nel più dei casi non si rifanno al "cogito ergo sum" poiché non conoscono -e se lo conoscessero misconoscerebbero- sia Cartesio, sia il suo metodo, eppure li trovi sempre insistenti nell'avventurarsi in un commento o in una previsione, che alla luce dei fatti si riducono ad essere destituiti e privi di logica, senza ricordare come ciò non si trovi al mercato di Porta Portese.
La fallita classe politica della III Repubblica, la cui merce non verrà acquistata nemmeno a prezzo di saldo nelle svendite, è persino priva della giustificazione minimo sindacale, datosi come tutti, proprio tutti (pietre comprese), sapevano che il mandato del Capo dello Stato fosse in scadenza e persino con il giorno fissato, eppure nessuno -al pari di nove anni or sono, con Napolitano- si è premurato di imbastire un tavolo di concertazione e di discussione, per evitare di trovarsi in questa situazione disdicevole -nella quale la confusione regna sovrana- senza definire essa sconcezza istituzionale”. Così in una nota Vincenzo Speziali, Coordinatore Regionale Federativo Calabria dell'Area di Centro
(Noi con l'Italia, Noi di Centro, Democrazia Cristiana, Popolari Liberaldemocratici e Riformisti, Centro Popolare, Federazione Popolare dei Democratici Cristiani). 

“Sarebbe troppo facile fare il paragone con la I Repubblica dove dominava la politica -e in cui ci si trovava a scegliere tra Fanfani, Nenni, Saragat, Leone e così via- invece oggi osserviamo, increduli e attoniti, a come se il tutto fosse un evento improvviso e (per di più!) in mano a dilettanti, nella maggior parte delle volte veri e propri "abusivi delle istituzioni".
Certo negli anni precedenti si dilungavano, alle volte, le "chiame" e spesso ci si trovava con l'improvviso sempre in agguato, però la platea aveva una sua legittimazione e la scelta -già in partenza!- si sapeva essere di alto profilo (termine di cui si abusa nelle ore in corso, benché privo di credibilità, nella maggior parte dei casi, a chi lo proferisce).
Un esempio? Nel 1955 mio nonno dovette valutare, tra Cesare Merzagora (di cui era amico personale) e Giovanni Gronchi (che era stato suo segretario, quando il padre di mia madre fu Presidente del Circolo San Pietro), mentre se fossi stato io, oggi,  al suo posto avrei avuto il dilemma di Casini piuttosto che di non so chi!
È il segno dei tempi, il quale non vale la pena stigmatizzare poiché rappresenta una ferita aperta, uno sconcio illimitato e l'inadeguatezza culturalpolitica di chi calca oggi il procenio, senza averne i requisiti e l'autorevolezza.
Persino Draghi, forte del suo rappresentare una parte dei poteri forti -però non tutti e credo di poterlo dire, in quanto anche il sottoscritto vive nel e il mondo- comincia la sua manovra di proposizione autoreferenziale, poiché al punto in cui siamo, non si può impedirgli "un giro di giostra", dimenticando però che sono i grandi elettori a eleggere il primo cittadino d'Italia e gli attuali, più dei mercati internazionali, sono adusi a quelli rionali (e la tal cosa, non è sempre un male!).
L'unica certezza -come ampliamente previsto e annunciato- è che, finalmente, si sgretola questo bipolarismo fittizio e fallace, fallimentare e forsennato, dove in modo schizoide assistevamo al gioco delle parti inverse, in cui il Paese si trovava in maggioranza di centrodestra, però votava spesso centrosinistra, forse perché quest'ultimo sapeva rappresentare meglio la completezza e il perseguimento di politiche confacenti ai moderati, in quanto accettato (e incredibilmente legittimato) dall'elite della globalizzazione.
Oggi rimane quello che stiamo cercando di fare, ovvero ricostruire un centro moderato, popolare, liberaldemocratico e riformista -sotto le insegne del PPE e dell'IDC-  ed esso riemergerà (come già si vede in queste ore, inesorabilmente), poiché è in quest'area che si giocha e si decide la partita, la quale segnerà l'inizio del ritorno della politica, per di più ai politici, senza cui non ci si può confrontare e vincere le sfide del futuro.
Alla fine potrà pure essere che, nel prendere atto dell'ineluttabile e dell'incontrovertibile, a fronte di arginare la morsa del "gesuitico ragioniere" ci si rivolga al solito "democristiano" -in questo caso, anche Mattarella (e poi ad essere democristiani non è un male, anzi...)- oppure ad una figura che riprenda le fila di questa tela consumata, affinché riporti il Paese al rango meritato, seppur interroto infaustamente, nel lontano 1992.
A proposito, la data non rappresenta una fiction televisiva, semmai "l'annus horribilis", sul quale prima o poi si dovrà pur fare una commissione parlamentare d'inchiesta...ma di ciò se ne parlerà nella prossima fase, quando potremo dire: Te Deum laudamus, rinasce il Centro!”, conclude Spezial.

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