"Sono trascorsi esattamente quattro anni e mezzo da quando, nel gennaio 2017, crollò il soffitto di una delle cappelle laterali del duomo di Catanzaro. Quattro anni e mezzo e oggi la sola certezza che abbiano è che non sarà il duomo a ospitare le celebrazioni per i novecento anni dalla costruzione della prima cattedrale di epoca normanna nella nostra città. Nonostante tutti gli sforzi e l’impegno profusi fin qui dalla diocesi, infatti, il sacro edificio continua a essere “prigioniero” di una recinzione di cantiere, la piazza intorno continua a essere sottratta alla libera fruizione dei fedeli e della comunità più in generale", così il leader di Cambiavento, Nicola Fiorita.
"Eppure sembrava che dopo il crollo la ricostruzione potesse procedere in tempi ragionevolmente brevi. Nel volgere di qualche mese infatti la Regione e il MiBACT assegnavano i rispettivi finanziamenti, stipulando subito dopo l’apposita convenzione con cui la Cittadella, nell’agosto 2017, erogava una prima anticipazione di risorse. Purtroppo, tutto quello che è seguito a quei primi atti sembra essere storia di ordinaria burocrazia italiana, con tutto quello che la definizione lascia immaginare. A cominciare dalla data di inizio lavori di restauro, fissata dal segretariato regionale del MiBACT al 5 novembre 2018: quasi due anni dopo il crollo. Nel medesimo arco di tempo, in Liguria si è costruito il nuovo ponte di Genova. A Catanzaro è stato fatto quello che ognuno può osservare con i propri occhi e a poco varrebbe ripercorrere tutti i singoli passaggi della vicenda", continua Fiorita.
"Nessun intento polemico da parte nostra - sia chiaro - nessuna caccia agli eventuali colpevoli dei tempi dilatati oltre misura. Non servirebbe e non è nel nostro stile. Ma un appello forte, un richiamo al senso di responsabilità delle Istituzioni coinvolte quelli sì, sentiamo di doverli fare. La chiesa cattedrale di una città è uno dei luoghi identitari per eccellenza, e non solo per chi tra quelle mura coltiva la propria fede. È tutta la comunità nel suo insieme a percepire quel luogo come parte integrante di una storia irrinunciabile. Storia che può leggersi sui libri ma anche e forse soprattutto guardare con gli occhi e toccare con mano. Anche per Catanzaro è così, ed è mortificante temere che questo dato elementare di verità venga ignorato se non addirittura incompreso", continua.
Conclude: "È mortificante per i catanzaresi guardare un cantiere sostanzialmente fermo e che restituisce un’unica idea: quella dell’abbandono. Un’idea che già pesa oltremodo e per una infinità di altre ragioni. Chiediamo dunque uno sforzo di sollecitudine, un atto di buona volontà alle Istituzioni competenti: alla Regione, affinché trasferisca al ministero della Cultura la parte restante del finanziamento e a Invitalia, affinché dia riscontro allo stesso ministero sulla gara d’appalto del progetto di recupero e restauro del duomo. Lo chiediamo in un momento in cui tutto il Paese è impegnato in uno sforzo di ripartenza per restituire a se stesso un orizzonte fatto di serena normalità".
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