Mortalità elevata in Italia per il Covid ma a questo si aggiunge che "i pazienti durante la pandemia hanno avuto paura del contagio. Come Società italiana di Cardiologia, conducendo un'indagine nazionale, abbiamo scoperto che il 50% dei pazienti con infarto durante la pandemia non si è ricoverato". Lo ho detto il presidente della Sic e direttore di Cardiologia dell'Aou Mater Domini Ciro Indolfi che ha aggiunto: "La mortalità per infarto durante la pandemia è aumentata di tre volte. Un aumento di morti no-Covid. La Cardiologia bloccata dal virus ha fatto anche più morti di quelle legate all'infezione. Molti reparti sono stati occupati da pazienti Covid riducendo le opportunità dei pazienti cardiopatici di andare in ospedale. In più le visite sono state bloccate. Cosa è successo a questi pazienti che non sono stati visitati? Il sospetto è che tutto questo provocherà negli anni successivi una mortalità molto più alta. Nei prossimi anni pagheremmo le conseguenze delle malattie non legate al Covid", ha spiegato Indolfi. Il prof. ha voluto tranquillizzare sulla sicurezza degli ospedali, "ci sono i percorsi separati". "Errori in Calabria? Mancanza di Covid hotel e le unità dei medici che assistevano i positivi a casa. La Calabria non è stato un esempio virtuoso nella gestione dell'emergenza, è stata graziata anche in questa seconda ondata".
La Cardiologia del Policlinico di Catanzaro diretta dal professor Ciro Indolfi è al secondo posto in Italia per il trattamento dell’Infarto Acuto. Questo l'importante certificazione che emerge dai dati Agenas. L'Aou Mater Domini di Catanzaro è alle spalle soltanto del policlinico Sant’Orsola di Bologna. "La ricetta è impegno e dedizione su lavoro e diagnosi e terapia. Noi abbiamo effettuato più di 35 mila interventi. Un numero enorme per una regione come la nostra dove molti pazienti vanno a curarsi in altre regioni del nord o del sud. Poter oggi dire che tantissimi calabresi possono curarsi qui in Calabria senza dover andare nei centri del Nord è un grande risultato. Andare negli altri centri - ha aggiunto Indolfi - significa spostare famiglie, significa costi e disagio. Di questo siamo orgogliosi perché non c'è oggi bisogno di andare in centri fuori regione per avere gli stessi risultati direi anche superiori alla media nazionale", ha aggiunto il direttore di cardiologia. "Noi abbiamo anche il compito della formazione dei giovani. Negli anni passati quello che è successo in Calabria, impoverendola, era legato alla mancanza dell'università. Se noi non formiamo qui i medici del futuro non potremmo riempire i nuovi ospedali. Il risultato è legato a quanto saranno bravi i medici di nuova generazione". "Farli restare qui a lavorare è invece compito di chi organizza la sanità. Negli ultimi 10 anni non sono stati sostituiti nemmeno i medici che andavano in pensione. Paghiamo lo scotto di diverse cose", ha voluto sottolineare Indolfi.
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