Dopo la morte di Amedeo Matacena, La Nuova Calabria ha chiesto un'intervista a Vincenzo Speziali, che dopo averci pensato, ha risposto esordendo così: "ho riflettuto e se l'ho fatto, non è per timore verso chicchessia: sono e rappresento la ragione, la legalità, il senso dello Stato e le umane sofferenze, indotte da un prepotente e pregiudizievole strapotere (o presunto tale), il quale non credo sia contemplato dalla Costituzione, ed essa la continuerò a difendere. Ho riflettuto, poiché sono un essere razionale -brillante, certamente sì, ma razionale- e dovevo fare i conti con i dolori patiti, principalmente da mia moglie, che è qui con me -come sempre- per di più in Calabria. Certo, mi assumo tutte le responsabilità di quanto dirò, perché io le cose le dimostro e dico -come tutti sanno!- la verità, persino quella scabrosa, ma -patti chiari- per gli altri!".
Come commenta la morte di Matacena? Che ne pensa? E, soprattutto, già qualche ricordo?
"Premetto, al pari di quanto ho sempre detto e dimostrato, perciò, persino al netto della verità dei fatti -e non di psicopatiche ricostruzioni investigative, di cui qualcuno, a norma di legge e di Trattato Bilaterale Italo/libanese, ne risponderà innanzi al giudice naturale che è rappresentato dall'autorità giudiziaria di Beirut- come il sottoscritto non ha mai avuto frequentazione (nemmeno saltuaria) con il defunto de cuius.
Di ciò e di altro ancora, ovvero delle questioni sollevate -che potrebbero pure essere state (pretestuosamente?) contestate, non in conformità di competenza giuridica e territoriale- se ne sta occupando il Giudice Istruttore del Tribunale d'Appello della capitale libanese. Non disvelo nulla e nulla devo sapere -in merito a ciò e se ciò dovesse produrre sviluppi (pur auspicandoli, nel mio cuore!)- perché forse -dico forse e sottolineo forse- alla fine si potrebbe verificare che il sottoscritto possa essere riconosciuto (al pari di quanto ne sono convinto e sempre ho detto) 'parte lesa'.
Ovviamente, non sta a me dire e confermare di cosa, nel caso in cui ciò avvenisse: semmai, per tale motivo, vi sono i magistrati (ripeto, territorialmente competenti!), i quali stanno valutando le carte e gli atti, non sottoscritti dalla mia persona, bensì persino da attuali aspiranti politici, che della materia politica, risultano essere, oggettivamente neofiti. Esserlo non è un insulto, semmai, per quanto mi compete e per ciò che penso, è una pecca civile e sociale, poiché non ci si candida a governare un Paese, senza avere, insitamente, esperienza nella materia di specie, cosa di cui eravamo, siamo e resteremo, sublimi maestri, proprio noi democristiani".
Conferma di assumersi le responsabilità di quanto dice?
"Certo che si: ci mancherebbe altro! Poi, le ricordo, come notoriamente, orgogliosamente e coerentemente, sono di Bovalino, nativo di Melito e vivo pure a Beirut, quindi non ho difficoltà a dire quanto dico e a ribadire la verità. Comprendo che ci vuole coraggio, ma il mio background e la mia formazione -soprattutto religiosa e ideologica, oltre a quella morale e non certo moralista- mi ha connaturato in tal senso. In più aggiungo un aspetto non da poco, ovvero lo stigma di come noi italiani siamo -almeno sulla carta ed in base alla Costituzione, di cui mio nonno e i suoi colleghi sono stati estensori- dicevo noi italiani viviamo, se non altro formalmente, in una democrazia, nella quale è garantita la libertà di espressione e di pensiero, soprattutto a fronte di verità, quindi se dovessi avere ritorsioni da qualche potere del Deep State (definiamolo così), sarebbe una vendetta bella e buona, la quale produrrebbe una reazione lecita e legale e sarebbe anche la conferma della necessità di voltare pagina, rispetto a giacobinismi di pericolosissimi e antidemocratici giacobini. Lo dico, perché chiedo a tutti una vigilanza civile in forza e difesa delle garanzie costituzionali e dello Stato di Diritto, non solo di me medesimo (che mi difendo, pure, bene da solo).
Le aggiungo un'ultima cosa -senza con ciò temere di ricevere strumentali risposte, alle quali replicherei con il mio solito e raffinato stile e dimostrando le evidenze del fatto- cioè quanto e come spero di poter assistere alla fine di una condizione del 'Terrore', la quale potrebbe (e vorrebbe?) rifarsi al periodo successivo alla Rivoluzione Francese, però non ha nulla a che vedere con i protagonisti di quel tempo. Sa perché? Quelli erano eleganti, chic (se non altro, in quanto francesi, per l'appunto!), invece gli attuali autoctoni sono...beh, glisson, altrimenti mi censurate".
E' una sua opinione...
"La prego, di rispettare la mia, invece, anche perché, vi sono prove in tal senso. Io non devo difendere qualcuno, ma il principio sacrosanto e legale della verità. A tal proposito, benché il sottoscritto non è mai stato amico e sodale dell'On. Matacena, le sembra normale che un pseudogiornalaccio on line abbia scritto che lui sia morto da latitante? Non è così, perché la misura cautelare era stata revocata proprio nello scorso mese di giugno, quindi il soggetto destinatario della medesima (cioè il Matacena, con il cui padre -da Segretario Nazionale del mio Movimento Giovanile- ebbi una polemica in difesa di alcuni magistrati reggini, dei quali sono parente ed affine) dicevo l'odierno defunto, non era più nella condizione giuridica descritta, apocrificamente, da questi vostri presunti ed opinabili colleghi. Se poi volessimo parlare di morti, allora parliamo anche del laido, obeso e discutibile fondatore di questo fogliaccio telematico e delle di lui inquietanti relazioni con mondi segreti (o apparante tali) forse persino deviati (ancora, probabilmente tali!)".
Cosa pensa di questa morte?
"Addolora, per come dovrebbe essere per chiunque, da parte di un sincero cristiano, quale sono io. Poi, a fronte di torti subiti ci si rimette alla legge degli uomini che incarnano lo Stato e le istituzioni, sempre che l'uno e le altre, non siano sopraffate da poteri incontrollati e maligni, i quali sfociano in prepotenza. A ciò, legalmente, lecitamente ed internazionalmente, si reagisce, chiedendo ai propri connazionali di vigilare sull'incolumità di chi come me denuncia il tutto pubblicamente e vigilare, pure e persino sulle libertà individuali, non solo mie, ma di tutti.
Disse, lo scorso Luglio, Jonella Ligresti, che "si patteggia, da innocenti, per sopravvivere" e lo capisco, per questo continuo la mia civile battaglia e il relativo e personale impegno politico, anche da testimone, quale sono e nessuno pensi di impedirmi di esserlo, innanzi la competente autorità di giustizia, in Italia e all'estero. Se accadesse qualcosa -da parte di qualcuno o di vari colleghi di qualcuno- sarebbe, ex tunc, confermato un sospetto. In ogni modo io vivo e continuo a farlo, perché vi sono mille modi per morire, anzi tanti (li conosciamo da Tortora in avanti), ma uno solo per vivere, cioè il mio, rifacendosi, alla legalità, al coraggio, alla coerenza, alla dignità e, soprattutto, a Dio onnipotente. Non tutti hanno queste mie fortune e una tempra simile, ma sono di Bovalino: siamo gente solida e forte!
Viva l'Italia, che cambieremo, difenderemo ed ameremo, oggi e sempre (come dico, ogni giorno, ai miei figli!)".
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