Klaus Davi si candida a Reggio e sfida Falcomatà: “Sui rifiuti dormono, dialogo subito” (INTERVISTA)

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images Klaus Davi si candida a Reggio e sfida Falcomatà: “Sui rifiuti dormono, dialogo subito” (INTERVISTA)
Klaus Davi
  05 luglio 2020 20:14

di PAOLO CRISTOFARO

Si chiama Klaus Davi (Sergio Klaus Mariotti), classe '65. E' giornalista, massmediologo, opinionista. Da anni la sua attenzione è concentrata sulla Calabria, sulle vicende complesse della nostra terra, in particolare sulle storie di 'Ndrangheta. Una narrazione, quella fatta da Klaus, che l'ha portato faccia a faccia con boss e affiliati delle 'ndrine calabresi e reggine in particolare. Un'operazione, la sua, di dissacrazione dell'immagine dell'organizzazione criminale più potente al mondo, che con Klaus, nei video, si trasforma in nomi di persona, in volti, in voci reali. Parlare faccia a faccia con gli 'ndranghetisti per cogliere la realtà umana della 'Ndrangheta e del mondo nel quale è infiltrata.

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Un impegno che ha portato Davi, lo scorso anno, a candidarsi alle amministrative di San Luca, paese nel quale per 11 anni la democrazia era stata sospesa; paese nel quale non si riusciva ad andare alle elezioni. Ora il giornalista è consigliere d'opposizione al Comune, ma punta anche ad altro, per continuare col suo impegno politico e sociale: le amministrative di Reggio Calabria. In seguito alla notizia della sua candidatura e anche alle polemiche scoppiate di recente per lo spot pubblicitario da lui promosso, abbiamo pensato di intervistarlo direttamente. 

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Cosa spinge una persona che non è di qui, che viene da fuori, ad impegnarsi tanto per la Calabria e per questioni complesse come quelle legate alle vicende di 'Ndrangheta?

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"In realtà la Calabria è una terra internazionale. La conosci attraverso i calabresi in tutti gli angoli della terra. Ha classe dirigente in tutto il mondo. La conosci da Toronto, in Canada, alla Svizzera, dove stavo io. Parliamo di una terra dove c'è stato Tommaso Campanella, c'è stato un'illuminismo calabrese anche. La Calabria è stata un laboratorio filosofico, culturale e politico. Anche i moti di Reggio, al di là di tutto, sono qualcosa che hanno fatto la storia. Pensiamo poi a Corrado Alvaro a San Luca. Non è una terra da poco e merita di essere raccontata."

Qual è stato l'approccio verso lo studio dei fenomeni criminali e delle vicende legate agli esponenti delle 'ndrine?

"Le cosche di 'Ndrangheta le ho conosciute e studiate quasi tutte. Sono andato a casa loro, faccia a faccia, mi hanno pure accolto in casa molti di loro, anche se con altri la cosa è stata più movimentata. Volevo sentire la loro voce, farli vedere da vicino, laddove si può andare e raccontare. L'obiettivo era togliere la sacralità, introdurre anche la dissacrazione del fenomeno, introdurre elementi di ironia anche. La narrazione troppo sacrale della 'Ndrangheta, a torto fatta spesso anche dallo Stato, è un errore. Dovremmo rappresentare gli 'ndranghetisti per quello che sono umanamente. La rappresentazione ancora convenzionale della 'Ndrangheta ci porta indietro nel tempo."

Si riferisce al fatto che conferirgli quest'aura misteriosa e quasi sacrale ne rafforza il potere?

"Non c'è dubbio. L'uomo d'onore, con queste narrazioni, scopriamo che in realtà non è d'onore. Le famose regole sono una balla, perché nessuno più le segue, tranne qualcuna. Le regole sulle donne, sul non tradire gli affiliati, le regole sessuali, i rapporti con lo Stato. E' un continuo trasgredire le regole di quelli che abbiamo sempre considerato uomini d'onore legati proprio alla rigidità delle regole. Rispetto allo Stato penso di essere più avanti impiegando questo tipo di approccio e lo dico con convinzione. La 'Ndrangheta è molto altro rispetto alla narrazione criminale che fa lo Stato, è una cultura che va dissacrata."

Che influenza ha sulla società nella quale è infiltrata e vive?

"Ha influenzato tantissimo la società che ci vive accanto. L'omertà del non dire le cose, del non pronunciarle, mi da fastidio. La questione dei nomi, dell'indentificazione dei personaggi precisi, è fondamentale. Ultimamente mi sono occupato di Gino Molinetti, ora arrestato. Non se ne occupava più nessuno, sono tornato a raccontare ancora la storia. Non bisogna aspettare sempre l'arresto per raccontare delle cose. Hanno tentato anche di querelarmi, proprio in questa circostanza, per fermarmi, ma sono andato avanti. Alla fine lo hanno arrestato."

Parlando di immagine sacrale dalla 'Ndrangheta, certamente la realtà di San Luca, nella quale ormai è immerso, è sempre stata un riferimento per l'immaginario collettivo. Come vanno le cose lì?

"Io sono all'opposizione, ma mi sono trovato bene. Ho l'85% di presenze al consiglio comunale. Anche nell'era Covid, ho fatto duemila chilometri in auto per andare al consiglio comunale. San Luca non è esattamente quella fortezza della 'Ndrangheta che tutti immaginano. Ma c'è da dire che proprio i calabresi sono stati i primi ad additare San Luca. Le famiglie certo, ci sono. La presenza di sente, ma più nell'immaginario. Sono elementi che operano soprattutto fuori San Luca e fuori dalla Calabria, in Lombardia, all'estero, in sud America, in Olanda. Non ho saputo più nulla della nomina a presidente del consiglio comunale, non dipende da me. In Calabria è tutto molto lento. E a proposito di lentezza, lo spot che abbiamo fatto anzi, almeno sul turismo, ha velocizzato il dibattito."

Mi sta dicendo che la polemica era voluta? Si aspettava queste reazioni?

"Lo spot ha avuto il merito di velocizzare il dibattito sul turismo. La comparativa è sempre voluta, fa polemica. Per la prima volta parlando della Locride non si parla di narcotrafficanti e criminali, ma si parla di una meta di turismo. Arrivato Klaus Davi, almeno per questa volta, se ne parla come meta di turismo. Poi che si discuta sullo spot ben venga. Il problema di fondo è che non è conosciuta, neppure i reggini vengono nella Locride. Non sanno cosa ci sia. Non si fanno campagne di pubblicità. E' poco conosciuta persino a livello regionale. Gli albergatori regionali non fanno niente, hanno solo saputo fare comunicati sul mio spot. Non hanno prodotto nulla. Come gli arriveranno i clienti? Due giorni fa, su Rete 4, parlavo della Locride, da amministratore e da massmediologo, ho fatto la mia parte per farla conoscere. La pubblicità è l'anima del commercio. La narrazione è tutto."

Lei recentemente ha dato notizia di volersi candidare a Reggio Calabria. Ci crede? E' una candidatura per vincere?

"Se sarà una candidatura vincente lo decidono i cittadini. Per concorrere mi gioco le mie carte. Credo di poter aiutare Reggio Calabria. A San Luca si è percepito l'impegno e si percepirà anche a Reggio. A San Luca sono stato sempre disponibile per tutti, anche l'ufficio del lavoro esistente, l'ho aperto io. Reggio è una città che ha tanto da raccontare, dalla storia, alla moda, ai popoli, all'arte, non puoi lasciarla cadere. Gianni Versace è nato a Reggio Calabria e non abbiamo un museo della moda. Ma cosa ci vuole? Puntiamo a raccogliere dei fondi, da varie istituzioni e facciamo un museo della moda. Che fanno a Reggio Calabria invece di occuparsi di queste cose?"

Ma la squadra come la costruisce? Ha già il modo di identificare i candidati che correranno con lei?

"La squadra arriverà abbiamo un sacco di curriculum di gente che si vuole candidare. Ho lanciato l'idea, la gente sta aderendo, sceglieremo. Puntando su imprenditori, operai, commercianti, un pò di tutto, gente impegnata socialmente, impegnata contro la mafia anche."

Reggio al momento è sommersa dai rifiuti e sta vivendo una situazione emergenziale. Come si interviene secondo lei?

"Intervenire per i rifiuti? La prima cosa che farei da sindaco sarebbe incontrare la Santelli e il Ministro dell'Ambiente. Dal consiglio comunale di San Luca, per la strada di Polsi, nel mio piccolo, mi sono dato da fare anche con il Ministro, anche a Roma, per un'interlocuzione con i livelli superiori delle istituzioni, per garantire un intervento. Bisogna anche battere i pugni e farsi sentire. Sui rifiuti questi dormono."

Quanta responsabilità ha, secondo lei, il sindaco Falcomatà rispetto a questo problema?

"Non è tutta sua la colpa. Ha un 30-40% di responsabilità. Il resto si divide tra Regione e Governo centrale. Non è solo colpa sua, è anche sua, ma non solo sua. Non fa la voce grossa, non si fa sentire. Io mi butto, lei ha visto i lavoro che faccio. Vado avanti nelle mie battaglie. Lui non lo ha fatto. Va sotto il palazzo della Regione? Dovrebbe andare nel palazzo, deve andare e dormire là, per cercare un sostegno concreto."

Lei recentemente ha parlato di alcune questioni in particolare. La sede Rai a Cosenza, il palazzo regionale a Catanzaro. Reggio per lei è stata discriminata?

"Reggio è la città più importante della Calabria e non c'è la Rai. E' quella turisticamente più significativa. La Dda dice che ha un'elevata presenza mafiosa e senza la Rai e i giornalisti come si fa il racconto della città? Non abbiamo la sede Rai che deve documentare e aiutare a diffondere la cultura della legalità. Con me la Rai aprirà a Reggio, questo è sicuro. Non si può non avere una sede giornalistica dove c'è un'emergenza sociale. Non se ne parla di essere la succursale di Cosenza. Lo siamo già dal punto di vista della comunicazione e non solo."

'Ndrangheta nell'amministrazione pubblica. Tema toccato sia dal Procuratore di Reggio Calabria che da quello di Catanzaro. Quanto pesa la mafia sulla pubblica amministrazione secondo lei?

La burocrazia è spesso complice, parente, è legata alla 'Ndrangheta. Certo, c'è un certo peso.

Mi riferisco anche alle vicende recenti che hanno toccato il Comune di Reggio. La vicenda di AVR, le inchieste. Come si risolve l'intromissione della 'Ndrangheta negli apparati pubblici?

"Se la gente è legata alla 'Ndrangheta e non la puoi licenziare, è un problema che non saprei come risolvere. Bisogna parlarne anche col governo centrale. Bisogna affrontare questa questione. Non riguarda solo l'amministrazione comunale. Se vedo che uno traffica con la cosca e non ha ancora una condanna, ma mi fa già danni al comune, bisogna intervenire, mica si può aspettare."

Se dovessi chiedere a lei una percentuale di infiltrazione della 'Ndrangheta nell'amministrazione pubblica nel reggino, lei che mi risponderebbe in base a quello che ha potuto vedere o sentire?

"Credo che un 95% di dipendenti siano puliti ed estranei a certe dinamiche. Però sul 5% rimanente andrebbe fatto uno screening serio."

 

 

 

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