di JASMINE CRISTALLO
In queste ore complicate per la Calabria, ore di guerra a colpi di comunicati stampa e mirabolanti ricostruzioni giornalistiche figlie di una regìa che vorrebbe essere occulta ma tanto occulta non è, si fa sempre più insistente la voce che il PD sarebbe impegnato ad individuare una “figura femminile” per la presidenza della Regione.
Un totonomi svilente che ha lambito anche me e mi ha costretta ad una pubblica smentita.
Per quanto, da donna e da femminista, riconosca la necessità di porre al centro del dibattito e della politica la questione di genere, mi indigna molto che lo si stia facendo all’ultimo minuto e senza tenere conto della particolarità della questione calabrese. Non è questo il momento di avventurarsi in operazioni che, fatte così, sono solo di facciata e che usano la questione femminile come “foglia di fico” per tentare di nascondere le conflittualità interne al PD. La questione di genere non può divenire strumento “riparativo” in lotte tribali tra maschi, né tra correnti.
È il momento, invece, della responsabilità e del coraggio di individuare un profilo civico all’altezza della delicatissima situazione.
Il ricorso strumentale alla valorizzazione della componente femminile va respinto con forza.
L’approccio di genere non può essere un mero fatto di immagine ma di sostanza, frutto di un approccio politico, coltivato nel tempo e non agitato in extremis, per superare un'evidente difficoltà tutta declinata al maschile.
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