di VINCENZO AGOSTO*
Proprio mentre profonde modifiche vengono apportate al processo penale e a quello civile, si riscontra il completo silenzio da parte delle rappresentanze nazionali dell’Avvocatura.
Nel momento in cui sarebbe utile apportare un contributo prezioso al legislatore, evidenziando il punto di vista forense su ogni aspetto della giustizia, si rileva, di contro, una pressoché completa assenza dal dibattito nazionale degli Avvocati, fatta eccezione per pochi sparuti interventi, frutto di iniziative di singoli, capaci di mostrare punti di vista finanche scomodi e non uniformati, ma frutto di disorganiche e slegate riflessioni.
Ecco dunque che appare utile provare a introdurre temi di indagine anche per tentare di controbilanciare le persistenti iniziative e la presenza dell’ANM, l’associazione nazionale che rappresenta la magistratura, spesso invece attiva fino al parossismo su ogni tematica del diritto, tanto da mostrare una specifica volontà di incidere, tramite i molteplici e organici interventi, sul dibattito nazionale e sullo stesso agire del legislatore nel momento stesso in cui si palesa la formazione di normative che incidono sulla giustizia.
Intendimento specifico e ambizioso di questo intervento è dunque quello di provare a sollecitare un tentativo di riflessione, che partendo ancora dal singolo sia in grado di smuovere la categoria forense per cercare di agitare il dibattito e la discussione su ciò che ricade sul mondo della giustizia, sul processo e, quindi, sui cittadini, che non appare ordinario per l’Avvocatura subire senza avanzare proposte differenti e spiegare punti di vista che tengano conto anche delle esigenze della componente processuale rappresentata dagli avvocati.
In queste rapide riflessioni proverò dunque a ragionare intorno a quanto sta accadendo in questo periodo presso la commissione Giustizia della Camera, la quale tentenna nel dare il proprio parere volto a recepire correttamente la direttiva europea relativa alla presunzione di innocenza, introducendo nel nostro ordinamento talune modifiche di civiltà che appaiono più che mai opportune per fermare la deriva del giustizialismo e dell’esposizione mediatica dell’imputato, esaltando, per converso, quella della Procura.
Tramite tale direttiva si intende infatti garantire che l’imputato non sia presentato come colpevole fino alla pronuncia che tanto abbia accertato, venendo anche introdotta l’obbligatorietà per la pubblica accusa di comunicare esclusivamente tramite comunicati ufficiali nei quali non dovranno essere presenti i nominativi dei PM titolari dell’indagine, mentre residuali dovrebbero essere le conferenze stampa.
Orbene, riguardo a principi così basilari di rispetto e tutela della persona, di limitazione della spettacolarizzazione delle indagini, divenute anticipazioni della sentenza, anzi direi provocatoriamente, vere e proprie pronunce di condanna, ancora le forze parlamentari non hanno raggiunto una posizione equilibrata, trovandosi da una parte coloro che un tempo apparivano più garantisti e rispettosi del principio costituzionale relativo alla presunzione di innocenza, dall’altra, invece, coloro che propugnavano pene severe e certe, in un ribaltamento singolare che un osservatore politico disattento potrebbe imputare a una sorta di imbarazzante scambio dei ruoli, capace di disorientare completamente l’elettorato.
Ecco allora l’interrogativo conclusivo che questo scritto si pone provocatoriamente: non sarebbe a questo punto giunto il momento per le rappresentanze nazionali forensi di levare alto il proprio pensiero, veicolando in ogni sede e tramite qualsivoglia mezzo il rifiuto della gogna mediatica e il rispetto dell’essere umano, più volte calpestato dagli stessi rappresentanti dell’accusa, chiedendo che costoro siano limitati al corretto rapporto dialettico processuale, senza esondare con plurime dichiarazioni prima ancora della celebrazione del processo, che spesso vede compiutamente smentite le tesi dell’accusa?
Evidentemente per taluni non è ancora giunto il momento di ricondurre la giustizia penale alla sua sede naturale, costituita dall’aula giudiziaria, fermando la deriva che vuole l’imputato colpevole fin dalla comunicazione della notizia di reato.
Forse l’obiettivo di questo breve articolo non era ambizioso, ma addirittura infantile e presuntuoso, ma quantomeno una voce si è potuta sentire e se anche fosse utile per smuovere una sola coscienza potrebbe non essere stato inconsistente ed effimero.
*Avvocato
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