Sanità. Sergio Costanzo racconta "l’avventura che si vive per una visita al Policlinico"

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images Sanità. Sergio Costanzo racconta "l’avventura che si vive per una visita al Policlinico"
Sergio Costanzo
  20 gennaio 2021 15:08

Sui disservizi sanitari interviene il leader di Fare Per Catanzaro, Sergio Costanzo.

"Dall’inizio della pandemia a tutt’oggi per far fronte all’enorme ondata di pazienti affetti da Covid, molti servizi sanitari sono stati ridimensionati, riorganizzati o completamente sospesi. Nello stesso tempo, per il timore di contrarre l’infezione o per le restrizioni della mobilità individuale, tantissime persone hanno evitato o ritardato l’accesso alle cure di cui avevano bisogno. Il calo delle prestazioni sanitarie è molto consistente  - afferma - anche per le disfunzioni che specie nei nostri ospedali si registrano quotidianamente. Ma tutto ciò non può tramutarsi in una vera e “rischiosa” avventura".

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"Un esempio ci viene descritto da un utente che ha avuto la sfortuna di vivere sulla propria pelle questa avventura al Policlinico di Germaneto.  Sappiamo che per l’accesso ai servizi occorre osservare i protocolli  sanitari e cominciamo con il dire che  a quanto pare al Policlinico queste norme sono sconosciute. Cominciamo col dire che - evidenzia - per l’accesso alle visite specialistiche ogni cittadino dovrà essere in possesso di prescrizione per effettuare la prenotazione".

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"Il primo passaggio, una volta posseduta la prescrizione medica è quello di contattare, secondo protocollo - dichiara - il centro unico di prenotazione dove registrarsi e prendere appuntamento ed eventualmente versare il ticket anche online, per accedere successivamente, in tutta sicurezza, nel presidio ospedaliero prescelto".

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"Ecco la testimonianza di un cittadino che si è recato al Policlinico Universitario. Ci spiega, innanzitutto, che  per disposizioni Covid e lavori continui, per entrare bisogna spostarsi sul lato posteriore dello stabile, accedere a un parcheggio a pagamento altrimenti non si può giungere all’Info Point, da dove avere accesso - scrive - nella zona addetta al pagamento del ticket. Un dedalo che si rende ancora più complicato specie se si deve accompagnare un anziano. Non ci sono percorsi appositamente destinati ne per le persone diversamente abili e ne tanto meno per le persone anziane".  

"Una volta giunti davanti all’ingresso, ci si imbatte con delle porte  chiuse perché le fotocellule non riconoscono la presenza. Il personale ci informa che la porta è rotta da oltre un anno  e quindi va aperta manualmente. Qui ci si imbatte in un ulteriore  violazione  di quelle che sono le norme igieniche di prevenzione e di contrasto al coronavirus. Porte imbrattate,  con evidenti impronte di mani, chissà quante centinaia di persone sono passate e non si è provveduto a pulire e a disinfettare le due ante. Manca persino  - racconta - il gel per disinfettarsi le mani dopo aver  guadagnato l’entrata. Giunti finalmente nell’area ticket ci si imbatte in una stanza con oltre cinquanta persone  che devono accedere allo sportello. Ci si chiede: l’orario comunicato al momento della prenotazione a cosa  serve ? Non funziona come all’ospedale Pugliese dove  si entra nell’orario che viene assegnato al momento della prenotazione, quindi, garantendo l’accesso in tutta sicurezza".

"Si rimane in attesa del proprio turno in evidente stato di assembramento e nel frattempo l’orario stabilito per la visita non può essere materialmente rispettato. A questo punto ci viene spiegato che bisogna andare dal medico e chiedergli la cortesia di sforare come orario  per poter effettuare ugualmente la visita una volta effettuato il pagamento. Chiedere la cortesia al dottore per una prestazione regolarizzata  e non effettuata non certo per negligenza dell’utente ma per una pessima gestione dell’organizzazione. A  pagare, dunque - sottolinea - sono sempre i cittadini in particolar modo nella nostra amata Calabria. Ma siamo al Policlinico universitario, una struttura che dovrebbe fare della prevenzione la guida maestra e consentire agli utenti un accesso in sicurezza e con i minori disagi possibili. Manca l’organizzazione, ma mancano anche i controlli affinché tutti questi problemi segnalati vengano risolti".  

"Tutto ciò non è senza conseguenze per la salute delle persone. Le segnalazioni di disagi, sofferenze ed eventi avversi attribuibili ai ritardi, agli ostacoli e ai differimenti di prestazioni essenziali nelle nostre strutture sono  all’ordine del giorno e riguardano diversi settori sanitari. Migliorare l’ organizzazione e la pianificazione delle strutture  non sono certo problemi nuovi per chi si occupa di sanità e nemmeno un compito facile da realizzare tenuto conto dei molteplici fattori che lo alimentano, tuttavia  - conclude - l’attuale periodo di crisi pandemica potrebbe rappresentare l’occasione ideale per prenderne consapevolezza e per cercare di orientare le risorse sanitarie (personale, strutture, attrezzature) verso interventi di riconosciuta efficacia".       

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