di VINCENZO SPEZIALI
Giulio Andreotti era solito ripetere -avendo una certa qual esperienza in merito, per di più ininterrotta, dal 1946 fino al 1994- che quando si sta in maggioranza non bisogna mai parlare.
Il mio 'Divo Giulio' -non del pavone in bretelle che calca le scene a Catanzaro e crede di essere un gran politico, solamente perché Fiorita gli fa da zerbino- aveva ragione da vendere, ma se ora e adesso parlo io -essendo esponente nazionale di un Partito di maggioranza- è perché non si può fare come gli struzzi, poiché tra l'altro Andreotti aveva a che fare con Arnaldo Forlani, Ciriaco De Mita, Francesco Cossiga o Giovanni Goria e prima di loro -sempre restando in ambito, esclusivamente, DC- Amintore Fanfani, Mariano Rumor, Flaminio Piccoli, Emilio Colombo, senza dimenticare Aldo Moro (Moro, sempre Moro, solo Moro).
Il sottoscritto, invece, nel mio triste e decadente tempo contemporaneo, assieme a Fiorita e alla figura in caricatura la quale ho ben delineato, si rapporta con più di qualche inclita neofita, sia nel campo della politica, sia in quella della civiltà giuridica.
Parliamoci chiaro, la Riforma della Giustizia, deve essere un fatto organico, giammai uno 'spezzatino personalistico', atteso che qui si parla della vita quotidiana e sociale delle persone (e "ogni persona è un universo" Aldo Moro, Bari, 8 Novembre 1942), quindi in un certo modo, parliamo di esistenza e salute, seppur ludica o indirettamente dell'anima.
Se non si parte dal presupposto -come ben giustamente mi ha fatto notare la mia carissima amica e giurista di valore, Antonia Postorivo- che per riorganizzare il tutto (qual' è la siffatta materia, ovvero la rimodulazione del dossier riformativo giuresprudenziale) si deve proprio cominciare dalla Costituzione, per poi proseguire nel nostro tempo attuale e tenere conto di aspetti persino afferenti la cultura giuridica cattolica italiana (che difatti pregno`la formazione culturale di un tale di nome Cesare Beccaria), sennò seriamente, veramente, non si va avanti affatto e per niente, oppure non si vuole, onestamente farlo.
Poi, devo persino constatare che la Presidente del Consiglio, ha perso una preziosa occasione per starsene zitta -o quantomeno poco poco silente- e ciò non le avrebbe arrecato danno, anzi tutt'altro, perché se continua con le 'scivolate stilistiche' (che di seguito riporterò) non so come faremo a raggiungere un accordo tra PPE (sotto l'egida dell'Internazionale Democristiana,
presieduta da chi si sa chi, quindi una persona a cui sono affezionato e che mi ritrovo nel salotto di casa a Beirut) e i Conservatori Europei, proprio dalla Meloni guidati.
Difatti la Premier (orrenda e inesatta dicitura nelogistica, per la nostra attuale Costituzione) ha asserito che non è all'ordine del giorno il dibattito sul 'concorso esterno in associazione mafiosa' -promosso e proposto dal (suo!) Ministro della Giustizia (se un ministro in carica, non si occupa di fatti inerenti la delega del suo dicastero, mi si spiegasse cosa dovrebbe fare il medesimo, sempre secondo la presunta ma aconcettuale visione del Capo del Governo)- anzi la tal questione non è tra le priorità in agenda.
Caspita, corbezzoli o meglio -avrebbe detto Jerry Calà negli anni '80- "libidine, doppia libidine con i fiocchi", pur se così come la smercia la signorina (non è sposata!) Meloni, non è per nulla nel modo in cui asserisce.
Premesso che lei ribadisce che ha iniziato a fare politica il giorno dopo la strage di Via D'Amelio (e fin qui ci si può trovare d'accordo, poiché Paolo Borsellino era moralmente ineccepibile, a differenza di molti suoi colleghi che in vita lo hanno osteggiato, principalmente dal punto di vista ideologico, salvo poi impossessarsi 'manu strumentali' della sua stessa figura, così a lungo osteggiata, sminuita e denigrata, senza ribadire i nomi, poiché questi infami, li conosciamo tutti, con tanto di anagrafe dettagliata), ma la politica quando si inizia a farla, persino e soprattutto in un Governo di coalizione, deve tenere conto delle diverse esigenze e le lecite spettanze, di chi la coalizione la compone, non solo del Partito maggiore.
Così mi ha insegnato la DC -Partito guida e di naggioranza relativa nella splendida prima repubblica- ragione per cui, ancora una volta la mia scuola è impareggiabile, rispetto a quella di molti, contemporanei compresi.
Poi, vi sarebbe persino da ricordare che il nostro Paese, non è che faccia proprio una bella figura nella compagine continentale ed europea o nel mondo intero, con questo reato non codificato semmai 'paragiuresprudenziale', poiché è un 'obrobriun da abominium' (e qui scivoliamo nel latinorum, di cui non tutti son padroni o ne hanno dimestichezza), senza contare le necessità che si ravvisano parecchi elementi essenziali, per rendere credibile sulla riforma tutta, la quale deve comprendere assieme alla separazione della carriere, il risarcimento in solido e in proprio, dell'avventato magistrato che cmmette errore non solo doloso, persino colposo.
Signora Presidente del Consiglio, faccia la brava e si applichi al meglio, evitando corbellerie o pensando di nascondere la 'polvere sotto il tappeto', poiché qui parliamo di cose serie, serissime, ormai non più rinviabili, se è vero come dice lei -e se crede in ciò che dice lei- che adesso è tornata la politica e non l'inciucio tecnocrate, altrimenti, segua il mio consiglio e si rifaccia alle seguenti grandi donne che avrebbero potuto fare benissimo -non vorrei affermare più credibilmente della sua persona- le Presidenti del Consiglio, ovvero le democristiane italiane Angela Cingolani, Maria De Unterrichter (moglie del deputato e Ministro Raffaele Iervolino ed entrambi genitori della mia amica Rosetta, anche lei in elenco), Tina Anselmi, Mariapia Garavaglia, Anna Nenna D'Antonio e Anna Maria Nucci, oppure le straniere Lady Margaret Thatcher, Indira Gandhi, Benazir Bhutto e la migliore amica di mia suocera, cioè Nayla Mowad (già première dame del Libano e successivamente deputata e Ministro del Paese dei Cedri), a cui per altro sono molto affezionato e da lei, ricambiato.
Lo so, sono di bocca buona e di palato fino, anzi estremamente bene abituato, epperò così è, ovvero sia la mia attitudine, ma principalmente è reale quanto le descritto e suggerito.
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