di CARMINE MUSTARI
Il borgo di Taverna ha salutato con calore e commozione il proprio sacrestano . Anni di servizio per il bene della chiesa in generale, questa è stata la missione di Costantino Frustaci, che è nato in una famiglia che per tradizione ha sempre servito la chiesa, sempre accanto e protagonista della vita ecclesiale, generazioni di umile servigio, costanza e dedizione tanto da valergli il nomignolo, come è usuale nei nostri piccoli comuni, di “I Sacristani”, e Costantino apparteneva a questa famiglia, detta anche alla famiglia dei “Paraturi” si perché per tradizione le chiese in festa di Taverna e dei paesi vicini venivano addobbate dagli arazzi e dagli stendarti in dotazione alla stessa famiglia.
Una generazione che continua a essere sempre attiva nel settore della religiosità. Costantino ha lasciato tutti di stucco, per come è andato via, perché è andato via in silenzio e nel luogo dove ha sempre prestato la sua opera, ovvero nella chiesa di San Domenico, è andato via fisicamente, ma resterà nel cuore di tutti, poi succede che un intero paese si stringa intorno al dolore di una famiglia che ha perso un proprio congiunto, succede che tutti, proprio tutti, hanno parole di stima e di elogio nei riguardi di questa persona, succede che per quello che ha fatto nella sua vita, anche semplicemente per la simpatia tutti lo ricordino per la battuta pronta.
Giovanni Fratto, promotore dell'iniziativa
Succede che a Taverna la prematura scomparsa di Costantino, quasi beffarda, quasi ascritta al destino o chissà, nato nell’ambiente di una famiglia dedita alla chiesa, tradizione che è valsa alla stessa famiglia il nomignolo “I sacristani”.
Generazioni di individui che hanno dato alla chiesa locale e non solo il loro contributo, come Costantino, che per decisione forse divina, doveva terminare i suoi giorni proprio in quella “Casa del Signore”. Ed è li che ha finito di servirlo, li ha concluso il suo viaggio, tra paramenti, altari, tra le tele di Mattia Preti, gli stucchi barocchi della chiesa monumentale di San Domenico, dove pochi minuti prima ha suonato le campane, servito il Signore e una volta finita la messa della domenica, un malore lo ha colto e non gli ha dato scampo, purtroppo il cuore non ha retto!
Costantino era amato da tutti, aveva la battuta pronta, e sapeva dare conforto a chiunque. Questo suo carattere, possiamo dirlo, speciale, unico ha fatto si che appena si è diffusa la notizia, ha innescato un’esplosione mediatica e nei social in molti hanno commentato la notizia della sua dipartita, notizia apparsa sul gruppo social di Facebook, “I love Taverna”.
Ci occupiamo di tale notizia non per falso buonismo, o per chissà quale motivo di interesse, ma perché è raro che un paese intero si stringa intorno all’affetto, è un vero “Miracolo”, tanto per restare in tema con la fede. Poi una volta che tutto procede come dovrebbe, il funerale con centinaia di persone a salutarlo, succede che ad una persona viene l’idea di voler ricordare in modo imperituro Costantino, lui Giovanni Fratto che con Costantino chiacchierava tutte le mattine, perché Costantino si sedeva nella panchina a fianco il bar di Giovanni, li restava, e a Giovanni diceva: "Qui mi sento bene, trovo me stesso, mi sento sereno, e poi ho di fronte la statua di San Falco che mi protegge". Sono i ricordi di Giovanni, che ha voluto che a Costantino si dedicasse un ricordo, Ed è così che in una sera di novembre si è deciso di dedicare quella panchina a Costantino, Giovanni ha chiesto ad un artista locale, Rosario Vero, di fare un ritratto, e questa immagine ora è ben visibile in quella panchina a perenne ricordo di “Costantinu u sacristanu”.
Una panchina che rappresenta il saluto e il grazie di tutta Taverna ad un uomo capace di far ridere tutti! Alla cerimonia hanno partecipato tutti i parenti, figli e nipoti, i quali hanno svelato la stessa panchina, la stessa famiglia ha ringraziato Giovanni per l’iniziativa e l’artista Rosario Vero.
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