11 giugno 1984: inaspettatamente muore Enrico Berlinguer

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  11 giugno 2024 08:30

di MARIA GRAZIA LEO

Dove eravamo rimasti… Questo è stato il pensiero o meglio questi sono stati i pensieri lunghi-precorritori del riformismo odierno- di un “piccolo sardo muto”, di un “giovane ribelle”, di un grande uomo, italiano e “comunista” che ha servito la politica fino alla fine dei battiti del suo cuore, accasciandosi, colpito da un ictus cerebrale - in quel 7 giugno del 1984 - sul palco di una piazza di Padova, mentre teneva un comizio in vista delle elezioni europee…non prima però di aver proferito il suo testamento ideale, con la passione e la tenacia di sempre: "Vi invito compagni e compagne ad impegnarvi tutti con lo slancio che i comunisti hanno sempre dimostrato…lavorate tutti casa per casa, strada per strada, azienda per azienda, ho la fiducia che la nostra causa che è la causa della pace, della libertà, e del lavoro …". Le sue ultime parole, l’ultimo e più bel regalo che Enrico Berlinguer ci abbia potuto e saputo lasciare, nonostante il dolore e la malattia fulminante iniziasse ad invadere il suo fisico e la sua mente.  Si spegnerà dopo 4 giorni di coma l’11 giugno…ma quello che succederà il 13 giugno - a Roma in Piazza S. Giovanni - giorno dei suoi funerali, sarà un’altra lunga ed emozionante storia che merita di essere raccontata a sé.

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Per ora lasciamo che Enrico ancora viva nei nostri ricordi più caldi, più veri, più attuali, perché il suo pensiero è un pensiero che non muore…. Così concludevamo l’articolo scritto e pubblicato su questa testata online- il 25 maggio del 2022 -in occasione del centenario della nascita di Enrico Berlinguer. Ora ci spetta con profonda emozione in gola e nel cuore andare avanti e lasciare scorrere quegli angoscianti giorni del giugno del 1984, con le speranze appese al lumicino e i nostri pensieri e le nostre preghiere rivolti verso l’ospedale di Padova. 7-8-9-10-11_______poi più giorni non giunsero, solo buio, silenzio, lacrime. Enrico non c’era più. Il 13 giugno si svolsero i suoi funerali. I riflettori e le telecamere di tutto il mondo accesero le loro luci e i loro microfoni su Piazza San Giovanni in Laterano, Roma. Il sole illuminava lo scorrere di una folla numerosa di gente, di compagni, di semplici cittadini che divisi in tre cortei confluivano come un serpentone unico verso l’ultimo palcoscenico terreno pronto ad accogliere e salutare il loro segretario o solo un grande uomo che ha onorato e dedicato la sua vita alla politica fino alla fine, restando fedele agli ideali della sua gioventù e ancorato ai valori costituzionali ed europei in continua evoluzione: Enrico Berlinguer.

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Restano nitide ai nostri occhi le immagini di quelle bandiere rosse, sventolanti verso il  cielo azzurro di un assolato giorno romano, dei fiori rossi che sembravano aprirsi come un tappeto disteso sul selciato, di quei pugni chiusi che trasmettevano tanto e tutto di quello di più vero ed immenso potesse rappresentare quel semplice gesto delle mani; una simbiosi di commozione profonda, di dolore immenso, di tanta resistenza e di un sincero ringraziamento verso colui che per il suo esempio e stile di vita aveva lasciato all’Italia intera un segno indelebile di dignità, moralità, passione civile, semplicità e bontà d’animo. Di grande effetto sono state le musiche inneggianti l’inno Internazionale socialista ed in particolare Bandiera Rossa che accompagnava il feretro verso il palco, ma soprattutto da brividi sono stati i cori spontanei dei partecipanti, i cori dell’anima, i cori del cuore che gridavano, inneggiavano, scandivano una sola parola, un solo nome "ENRICO-ENRICO-ENRICO". Sussurrando dolcemente e intensamente il suo nome sembrava che ci si volesse aggrappare e richiamare ancora e per una volta ancora la sua presenza insieme a loro in quella piazza, nonostante quella vita si stesse spegnendo definitivamente davanti ai loro occhi, pur restando- per sempre- un vivo ricordo.

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Dopo quello di Papa Giovanni Paolo II-nel 2005- il funerale del segretario del Partito comunista italiano è stato tra i più maestosi, celebrati in Italia. La partecipazione cospicua di autorità nazionali ed internazionali, è stata la traccia indiscussa di quanto Enrico Berlinguer fosse stimato e rispettato anche all’estero. Citiamo soltanto il numero 2 del Cremlino-quando ancora esisteva l’Unione Sovietica- Michail Gorbaciov-, il leader palestinese Yasser Arafat, il segretario dei comunisti francesi Georges Marchais , per il Partito comunista spagnolo Santiago Carrillo, delegazioni dalle Filippine, il primo ministro cinese Ziyang…Rimane di quel 13 giugno impressa nella nostra memoria un bellissimo e toccante fermo immagine del nostro Presidente della Repubblica, Sandro Pertini che adagia le sue mani sulla bara di Enrico, accarezzandola, chinando il capo la bacia e quei secondi diventano infinti, infiniti secondi di tristezza ed emozione. Sentimenti che Pertini aveva già manifestato a Padova, restando accanto a Berlinguer in quella stanza di ospedale e decidendo di riportarlo a Roma con l’aereo presidenziale:” Lo riporto a Roma con me e piango un figlio, un amico fraterno, un compagno di lotta”. Queste furono le parole espresse dal Capo dello Stato, in una Padova piovosa e cupa.

Fino ad ora abbiamo delineato il lato pubblico e politico di quell’indimenticabile giornata, ma c’è anche il lato privato che ha colpito la famiglia Berlinguer. Sommessamente e con delicatezza ci pare di interpretare dalle inquadrature video che i volti della moglie Letizia, dei figli Bianca, Maria Stella, Marco e Laura e del fratello di Enrico, Giovanni ci mostrano una compostezza e una serenità nell’accettazione del dolore per la perdita improvvisa, che non sempre si riesce a tenere…ed invece tale è stata. D’altronde la riservatezza, la sobrietà dei comportamenti, l’eleganza e la discrezione di Enrico erano state un esempio ed una lezione educativa per tutti. Basti pensare che la stessa stampa, soprattutto quella televisiva difronte quel tragico evento, su richiesta della famiglia Berlinguer, restò il più possibile in disparte, fu meno invasiva verso la loro privacy, in quelle ore di trepida attesa e poche speranze che si stavano consumando a Padova. Desiderava restare sola con il suo amato Enrico e così accadde. La comunicazione ci fu ma con garbo e gentilezza come d’altra parte una persona semplice e perbene quale era il Segretario del P.C.I, avrebbe desiderato e secondo noi anche meritato.

Anche chi vi scrive ha un suo ricordo personale di quel 13 giugno del 1984, che conserverà teneramente nello scrigno delle emozioni più vere. Avevo solo 13 anni ed in quel periodo ero in piena preparazione per gli esami di terza media; conoscevo già pur se non benissimo quel leader politico che con il suo dolce sorriso e la cadenza sarda con la quale esprimeva il suo pensiero, aveva suscitato in me tanta curiosità e relative aspettative da non militante politica ma da semplice ragazzina che aveva iniziato ad “assaporare” da pochissimo le prime nozioni di educazione civica e l’essenza e la bellezza valoriale della nostra Costituzione. A 7 anni il rapimento e l’omicidio dell’On. Aldo Moro da parte delle Br mi aveva colpito molto, pur nei limiti dei miei pochi anni e non potevo immaginare che a distanza di altri 6- due figure- due personalità simbolo e modello della bella politica vestita di nobili ideali, di coerenza ed etica delle azioni, al servizio del bene comune, si sarebbero eclissate così violentemente e inaspettatamente, dalla politica e dalla vita terrena, lasciandoci smarriti nel corso degli anni successivi.

Tale era la loro statura che nessuno ad oggi si è avvicinato più di tanto. Ma tant’è, quel giugno del 1984 la campagna per le elezioni europee era molto accesa nel paese. I notiziari non facevo altro che parlarne e fare ascoltare interventi dei vari esponenti politici in competizione tra di loro. Seppure distratta “giustificata” dagli studi, non mancavo mai di dare una sbirciatina ai vari Tg, alle Tribune politiche e leggere il mio primo giornale di riferimento del tempo la “Gazzetta del Sud”. Quando il 7 giugno giunse la sconvolgente notizia ed iniziarono a vedersi le prime immagini di Enrico Berlinguer -dal palco di Piazza della Frutta- così sofferente ma altrettanto resistente nel portare a termine il suo intervento elettorale, restai turbata e letteralmente commossa da quel gesto ineguagliabile e coraggioso; il suo ultimo anelito di vita era destinato al popolo, ai cittadini e ai “suoi compagni” di schieramento politico. Da quel giorno la ripetizione delle materie proseguì a singhiozzo, l’attesa sulle condizioni di salute del Segretario del partito comunista italiano aveva preso il sopravvento, come d’altronde coinvolse tutti gli italiani che rimasero colpiti dal gravissimo accaduto, al di là del colore politico per il quale si poteva parteggiare.

 Il 13 giugno decisi di fermarmi, di onorare la sua memoria e ringraziarlo perché fondamentalmente lui è stato- insieme ad Aldo Moro-  la molla che ha fatto nascere in me la passione civile per la bella politica; io ancora adolescente sentivo qualcosa nel mio cuore che mi sussurrava di fare una pausa, di staccare dal mio privato e dai miei impegni di studio e di dedicare la mia attenzione verso una persona che non conoscevo personalmente e direttamente ma che percepivo di conoscerla già, che in un certo senso mi apparteneva, mi affascinava pubblicamente, proprio come  quel milione e mezzo di fiumana umana che lo stava aspettando a Piazza San Giovanni.

A ripensarci oggi- 40 anni dopo- mi sembra ancora strano tutto quello che mi stava capitando allora, ma lo confesso era piacevolmente vero ed altrettanto toccante. Non era un sogno, era qualcosa di più; perciò il 13 giugno i miei libri restarono chiusi e la Tv venne aperta in collegamento da Roma per seguire con immensa commozione i funerali di Enrico Berlinguer. Mi piace- in conclusione- ricordarlo, ancora una volta riportando alcune sue parole (che avevo già scritto nel precedente articolo) che potrebbero essere un monito e attuali per tutti noi: < >. Ora il comunismo non c’è più ma quel lascito ideale di Enrico resterà per sempre un’enciclopedia della memoria, per farci capire quanto la vita possa essere gioia e possa dare gioia, quanto sarebbe bello guardare e costruire il futuro italiano ed europeo con l’ottimismo della volontà, la mitezza dei comportamenti, l’onestà, il coraggio e l’entusiasmo dello spirito. Ciao e Grazie Enrico….

P.S. Per dovere di informazione, le Europee del 1984 in Italia subirono una netta influenza dalla scomparsa del Segretario del Pci, Enrico Berlinguer. Per la prima volta ed ultima nella storia, alle seconde elezioni dell’europarlamento avvenne il soprasso del Partito Comunista sulla Democrazia Cristiana. Enrico fu -ancora una volta- votato e omaggiato dai cittadini italiani, politicamente e umanamente con la matita delle emozioni e del cuore.

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