2 Giugno, la riflessione di Franco Cimino: "Una Costituzione da difendere"

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Franco Cimino
  02 giugno 2024 17:05

di FRANCO CIMINO

Sono circa le dieci, dalla mia finestra, come tutti gli anni “ sento” suonare l’inno di Mameli. Proviene dalla piazza vicina. È così da tutti i miei anni, qui, in questa casa dei più profondi amori. È sempre, questo suono della banda dei carabinieri, una sorta di invito. Di richiamo. Di punto fermo nell’agenda della memoria più importante. Come tutti gli anni, scendo e raggiungo la piazza per assistere alla cerimonia dell’alza bandiera e della deposizione della corona al monumento dei caduti. Molto commovente.

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E, poi, alla breve parata dell’ingresso e dell’uscita dei numerosi gonfaloni e, delle personalità presenti, solo quella del Prefetto e del rappresentante del Governo, se presente. Bella e suggestiva anche questa, per la musica che li accompagna, una marcetta militare gradevole agli orecchi. Ancora, però, sostengo che questo momento non può non vedere sul corridoio rosso il sindaco della Città, per le ragioni molteplici più volte esposte. Ne richiamo due. La Festa odierna è anche quella della Repubblica, democratica anche perché fondata sul più alto significato di pluralismo. Quello delle istituzioni, tutte uguali per la Repubblica. L’omaggio di tutte le Forze “ Armate” al Prefetto e al Sindaco, rappresenterebbe l’unità reale e non formale di questi ambiti. In particolare, quello locale con il nazionale. La Patria e il Comune. La Patria dei comuni. Festa della Repubblica, dunque. Ma che significa festa? Che significa far festa? Il “ vocabolario” dice testualmente:” solennità di interesse collettivo, motivata da una ricorrenza religiosa, familiare, civile o da un fausto avvenimento”.

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Perfettamente calzante al due giugno. Più solennità di interesse collettivo di questa, c’è solo, ma alla pari, il Venticinque Aprile. Ma perché si festeggia ogni anno il due giugno, che, francamente, precede il tre, quello del risultato acquisito nella due giorni elettorale? Si festeggia per onorare il fatto storico che l’ha determinata. Per ricordare la grandezza di quel fatto. Gli uomini e le donne che a migliaia per essa sono caduti. Per trasmetterne in continuità i valori che la pregnano. Si festeggia per confermarli tutti, nell’equilibrio istituzionale realizzatosi. E per la stabilità della società democratica, che si muove incessantemente restando uguale. E uguale a quei valori e a quei principi. Si festeggia per ritrovarsi in piazza. Tutti. Quali cittadini di eguale dignità, avendolo ciascuno ricevuta, proprio dalla Repubblica e dalla Costituzione che ci riconosce tutti come Persona. Ogni cittadino, una Persona. Che è tale perché piena di diritti. Tutti nascenti da quel valore innato a ciascun italiano, a ciascun essere umano che in questo grande nostro Paese si trovi. Di passaggio o per sempre. È la Libertà. Scritta con la maiuscola, anzi tutta in maiuscolo, perché Libertà non è una parola, ma spirito della Costituzione. La sua anima. Il suo respiro vitale. È fiato che riscalda il nostro collo quando l’aria dei valori è troppo fredda e lo Stato ne risente.

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Un’altra domanda. Cosa è la Repubblica? E sì, perché nella confusione, per gran parte voluta, mica lo si capisce più! La Repubblica, dice il vocabolario è, dal latino, “ cosa pubblica”, cosa di tutti. Aggiungo, la Casa di tutti. Oggi la sua festa cade in un periodo in cui da più parti si tenta di “ farle la festa”. La si è inserita, infatti, in una sorta di lottizzazione partitica, peggiore delle vecchie lottizzazioni, in cui la spartizione avveniva per incarichi, prebende. Addirittura, per progetti e affari. Oggi, la lottizzazione ruota intorno a lei, la Repubblica. Per cambiarla, poco o molto, ci si serve del termine apparentemente fascinoso, riforme. E se i partiti che le decidono sono tre, la lottizzazione è a tre. Una a me, una te, una a te. Il massimo dello scadimento della Politica. La Repubblica è più dell’etimologia del termine. È la Costituzione. La sua Costituzione. Che non è soltanto l’ossatura dello Stato. È molto di più, come già detto. Tra i significati su esposti, aggiungo quello a me più caro. Da me più avvertito e tante volte comunicato. È l’equilibrio fra le molteplici e diverse istituzione per lei, Repubblica e Costituzione, tutte uguali. Istituzioni, che operano contestualmente e nella propria diversità, per realizzare il principio fondativo del nostro Stato, l’unità.

Ma, anche qui, unità di cosa? Unità dei territori, degli spazi istituzionali in cui le singole peculiarità sono collocate. Unità delle culture territoriali e delle specificità regionali in cui dimorano. Unità istituzionale delle molteplici autonomie. Unità, quindi, dei comuni nel rafforzamento della loro specificità. Unità dei comuni della propria regione. E unità di questi con la regione di appartenenza. Unità tra religioni, tutte uguali. E tra religioni e Stato. Unità tra spirito religioso e laicità. Unità tra spirito di nazione ed Europa senza aggettivazioni. Unità delle istituzioni del centro e delle periferie. Tra insegnamenti e cultura. Tra sapere e saperi. Tra tradizione e innovazione. Unità tra storia condivisa e tempo presente. Infine, unità tra Persona e persone. Tra genti e popolo. Unità tra Libertà e Democrazia. Tra Democrazia e sviluppo economico. Tra Libertà e Tecnica. Tra poesia e ingegneria.

Se la Repubblica è, però, Costituzione, questa è corpo che cammina sulle proprie gambe. Che sono gli articoli di cui si compone. È cuore che pulsa al ritmo di ciascuno di questi. Questa riflessione, già lunga, mi consente di trattarne solo tre. Li prendo per ciò che più sento oggi. E non perché siano i più importanti o i più belli, ché la Carta più bella li concepisce tutti allo stesso modo. Di pari importanza, tanto che sopprimendone anche soltanto uno, tutta la sua impalcatura crollerebbe. “L’Italia è una Repubblica democratica…”Articolo uno. Democratica, parola abusata e storpiata, di cui si è perso il suo reale significato. Invece, che significa? Da noi, ha un significato in più. Strettamente legato a un altro temine che la connatura anche quando non fosse pronunciato, come, oggi, dal cuore di taluni politici. Antifascista. La nostra Democrazia è tale perché antifascista.

Non è affatto un gioco di parole. In questo accoppiamento c’è il valore antico della Democrazia. E quello nuovo dell’antifascismo. Che stanno a fissare un punto fermo:” mai più”. Mai più la dittatura. Mai più un uomo solo al comando, padrone di tutte le cose. Delle istituzioni, delle ricchezze. Padrone dei cittadini. Padrone della vita. Dispensatore della morte. Mai più dominio di potere, sulla volontà popolare e sul Parlamento, sua massima espressione. L’altro argomento,si trova, cercandolo in più articoli della Carta, sul tema dell’autonomia. “ La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali…adegua i principi … alle esigenze delle autonomie…” Dal 114 al 117, la Costituzione ne parla chiaramente. Gli incolti della Politica, i furbi del potere, di questi articoli strumentalmente prendono solo l’ultima parte. Quella relativa al riconoscimento delle autonomie e della necessità di valorizzare le risorse territoriali. Saltano completamente la premessa, che è principio inalienabile. La quale afferma decisamente il valore dell’unità dello Stato, attraverso anche l’applicazione di quell’altro importante principio, la solidarietà tra i territori per la realizzazione piena dell’eguaglianza.

L’altro punto, attiene all’autonomia e alla indipendenza dei e tra i tre poteri sovrani, quello legislativo, quello esecutivo e quello legislativo. Separazione dei poteri nella loro autonomia e indipendenza, significa che alcuno non può dipendere da alcuno. L’uno non può essere condizionato dall’altro. Autonomia dalla politica e dai governi. Questo riguarda, in particolare, il” potere”( uso questo termine improprio) giudiziario. Autonomia della Magistratura dalla Politica e dai suoi poteri, vuol dire che mai, in alcun modo o forma o spazio, la Giurisdizione, o uno soltanto dei suoi gangli vitali, possa essere sottoposta al controllo di un potere esterno. Specialmente, se in qualche articolazione ha a che fare con il governo.

Utilizzare limiti, errori, contraddizioni di parti e uomini della Magistratura per cambiarne il suo assetto, e per giunta con una legge della sola maggioranza ( di governo) è un errore grave. Una ferita sul bel volto della Costituzione. Una nota stonata inserita nell’inno nazionale. Per cambiarne il “ motivo” rivoluzionario. E la sua poesia. Ci sarebbe ancora da dire molto. E io mi fermo, non per la lunghezza, annoiante probabilmente, di questa riflessione, che ho lasciato libera quale traccia per una mia narrazione articolata della Politica. Mi fermo, perché sta passando questo giorno di festa. E, per come può il mio sentire, vorrei godermela di più.

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