di MARIA GRAZIA LEO
“La nostra Resistenza fu una rivolta in armi, una rivolta morale e una difesa strenua del nostro popolo dalla violenza che veniva scatenata contro di esso”. È da queste semplici ed efficaci parole trasmesse dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che bisogna iniziare, se vogliamo ricordare ed omaggiare nella sua completezza la nascita della Repubblica, che festeggiamo ogni anno il 2 giugno a partire dal 1946.
I germogli che fecero crescere e fiorire la nostra giovane libera e democratica Repubblica li dobbiamo cogliere e custodire sempre nella memoria del 25 aprile del 1945, quando i partigiani e gli alleati liberarono tutto il Paese -definitivamente- dal fascismo e nazismo. Una data -quindi- che fa da ponte ideale verso la rinascita civile, sociale, morale, politica dell’Italia e dei suoi cittadini, sancita con il referendum istituzionale del 2 giugno del 1946 in cui il voto popolare decise di dire addio alla Monarchia sabauda e scegliere la Repubblica come cornice istituzionale in cui disegnare i suoi organi, i suoi poteri, le sue funzioni e soprattutto la sua legge fondamentale: la Costituzione. In quel giorno infatti si votò anche per eleggere i 556 membri dell’Assemblea costituente che ebbe poi il compito di preparare il percorso politico/parlamentare e giuridico che confluì nell’approvazione del testo costituzionale nel 1947 con il quale si regoleranno i principi, i diritti e i doveri base di tutti i cittadini italiani.
I sì alla nuova forma di Stato repubblicana furono 12.717.923 ed i no 10.719.284, una differenza di due milioni di voti che divennero la rappresentazione plastica della divisione del paese sul piano geografico oltre che culturale; il centro-nord dell’Italia votava e si apriva convintamente al cambiamento, il centro-sud della penisola invece restava propenso nel preferire ancora il passato monarchico. Per la prima volta parteciperanno alle urne anche le donne, quasi tredici milioni. Il clima di quella domenica elettorale è festoso, si rivedono i colori delle bandiere dei vari partiti di appartenenza sventolare e si percepisce, quasi si “respira” -nei volti, nelle parole, nei comportamenti, nei sorrisi dei cittadini che si recano ai seggi- quell’aria di libertà o del primo giorno di scuola, in cui tutti sono in fila pazienti e composti, curiosi e gioiosi di concorrere -in questo caso- con il loro tratto di matita ad un nuova, bella, limpida pagina di storia…Una pagina che porrà fine ad un Ventennio intriso di limitazioni della libertà di movimento e del pensiero, di privazione dei diritti, di paure, di costrizioni, di omologazioni nei costumi e negli stili di vita tali da poter soffocare nella dignità e nella libertà qualunque persona.
Sarà un’emozione pura quella che segnerà la vittoria della Repubblica sulla Monarchia, una vittoria frutto del coraggio e della forza dell’identità di un popolo che non si è mai arreso -nel profondo del cuore- a vivere di silenzi, di violenze, di soprusi perché sempre più forte è stato quell’anelito di libertà, di giustizia, eguaglianza e quel desiderio di ricerca di pace democratica e sociale che sarebbe poi servita da balsamo per un sicuro, certo e rapido riscatto morale ed economico del Paese. Quando l’alba di un bel sogno illumina le azioni degli uomini, tutto diventa possibile, tutto diventa una splendida realtà!
Ed è per questo che il 2 giugno è la festa di noi tutti così come il 25 aprile è la festa della liberazione di tutti gli italiani senza distinzioni e dietrologie varie che finirebbero per macchiare la storia di una Nazione, il rispetto che si deve ai vinti e il sincero e sentito ringraziamento attribuito a chi sì è immolato per l’amore della libertà, la nostra libertà. Auguri di buona festa della Repubblica… a tutti!
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