di MARIO TASSONE
Alla vigilia del 25 aprile, festa della liberazione, constatavo che oggi l’Italia è meno libera. Alla stagione ricca di conquiste civili è seguito un tempo in cui si sono spenti gli entusiasmi e si è dissipato un patrimonio di umanità, ricomposto a prezzo di immani sacrifici. Svolte autoritarie, attraverso sistemi elettorali illiberali, hanno espropriato il popolo italiano dalla sovranità esercitata attraverso il Parlamento, oggi solo un simulacro non liberamente eletto dai cittadini, ma espressione delle signorie, che si sono sostituite ai partiti ed eliminato la politica.
Con la sola commemorazione si evita di prendere coscienza che i riferimenti storici e ideali del tempo ricordato non esistono più. Cosa rimane di quel 25 aprile del 1945 ? Poco.!
Le grandi speranze, le innegabili conquiste civili sono state disperse nei mille rigagnoli delle supponenze paternalistiche e autoreferenziali. Nelle prossime ore, la scelta per la Repubblica del popolo italiano del 2 giugno 1946, attraverso il referendum ,sarà ricordata con i tradizionali rituali celebrativi.
Ci saranno i protagonisti di oggi che vagheggiano un’altra repubblica ritenendo quella del giugno del 1946 superata. Sono i progetti di modifiche sostanziali della forma di governo: premierato eletto direttamente dai cittadini, senza il bilanciamento di un Parlamento oggi esangue.
Si parla di un “premier” che sia il sindaco d’Italia eletto direttamente, così come il presidente della regione, mentre si dovrebbe prevedere la sfiducia costruttiva e la elezione di un nuovo sindaco o presidente in caso di dimissioni, per assicurare continuità e dialettica democratica con una rivalutazione del ruolo delle assemblee.
E poi la riforma del regionalismo che farebbe dell’Italia una repubblica federale: tanti statarelli. Si celebri il 2 giugno lontano dalla retorica e si esalti la democrazia e la partecipazione.
Debbono essere eliminati i poteri autonomi, indipendenti ,costosi e politicamente truffaldini, che hanno soppiantato le istituzioni: una vergognosa sconfitta del buon governo. Si facciano le riforme attraverso una Assemblea Costituente e non con un mercimonio inaccettabile. Deve finire il derby fra i campioni.
La scelta è tra autocrazia e democrazia.
Il migliore modo di ricordare è la fedeltà ai valori della democrazia che non possono più essere sacrificati da disegni eversivi e autocratici, che tradiscono lo spirito e i sogni del 2 giugno del 1946!
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