di NICOLA SABATINO VENTURA
Sono trascorsi 77anni dal 2 giugno del 1946, il giorno che gli italiani, donne e uomini maggiorenni, furono chiamati alle urne per decidere se fare dell’Italia un regime repubblicano o se mantenere il monarchico; votarono a maggioranza per la democrazia repubblicana. Prima del fascismo il diritto al voto sotto la monarchia era un diritto limitato ai soli uomini. Durante la dittatura di Mussolini, con l’assenso del Re, anche per gli uomini tale diritto fu abolito.
L’Italia chiudeva finalmente la lunga pagina del fascismo, ma anche della monarchia. Grazie a quel voto la Repubblica si dotò della carta Costituzionale: la nostra democrazia è nella Costituzione, legge fondamentale dello Stato. I valori e i termini lì prescritti sono vincolanti per ogni cittadino: valori e termini che dovranno continuare ad essere inviolabili. Sono conquiste di grande civiltà e di importante spessore umano.
Oramai, purtroppo, da anni, approfittando di un indebolimento degli istituti democratici, “fisiologico” nel lungo tempo in ogni paese democratico, alcune forze politiche e di preciso schieramento ideologico, hanno colto l’occasione per avviare un percorso, pericoloso per gli italiani, per stravolgere la sostanza della nostra democrazia. Infatti l’attuale governo di destra chiede pieni poteri e propone di dividere gli italiani. Basta prendere conoscenza dei contenuti della proposta di Autonomia Differenziata, che posso sicuramente sintetizzare nella seguente precisa affermazione: i cittadini del territorio geografico chiamato Italia godranno, a secondo della regione di residenza, in modo differente di fondamentali diritti di cittadinanza, nella quantità e nella qualità.
La destra, falsamente patriota, per come lo fu il fascismo, intende smembrare l’unità politica, culturale e morale del nostro bel Paese. Vedi l’Autonomia Differenziata. Ma nel contempo propone il presidenzialismo, attraverso la richiesta di una profonda modifica della Costituzione. In sostanza, però, le due proposte per molti aspetti sono in chiara contraddizione. Si può tranquillamente affermare che si è di fronte a un preoccupante disordine mentale politico.
Si pone che con urgenza agli Italiani, che si riconoscono nei patrioti che vollero l’Italia unita, libera dallo straniero, penso al Risorgimento e alla Resistenza al nazifascismo, l’urgenza di un recuperato impegno in difesa dell’Italia democratica.
Ritengo che interventi a modifica della Costituzione, qualora si ritenessero necessari per adeguare alcune sue parti per far sì che si possano meglio realizzare tutti e rapidamente i valori in essa contenuti, siano auspicabili. Ma non dovranno essere, in ogni caso, modifiche tali da cancellare nella sostanza la Costituzione democratica rappresentativa, antifascista e contro ogni totalitarismo.
Qualsiasi intervento sulla Costituzione, ripeto, dovrà essere utile per recuperare e rafforzare il valore della democrazia rappresentativa: Il Parlamento e ogni altra assise democratica. Il plebiscito, la democrazia diretta, capo/popolo sono forme di autoritarismo, peronismo, in qualche modo, culturalmente fascismo.
La nostra democrazia sarà sempre più forte e al servizio dei cittadini, se, per come prevede la Costituzione, continuerà a non affidare il potere a persone della “provvidenza” ma al Parlamento e alle assemblee elettive. Il loro operato dovrà continuare ad essere bilanciato e verificato dai contrappesi per come già previsti ed operanti.
Ha detto nei giorni scorsi il Presidente Romano Prodi: “In questi giorni sono emersi due segnali nuovi che non si debbono sottovalutare. Nessuno ha ragionato su un sistema informativo che dopo decenni di duopolio si sta trasformando in un monopolio della destra. E al tempo stesso sta emergendo la tentazione di escludere il Presidente Stefano Bonaccini dalla ricostruzione in Emilia-Romagna. Così siamo davanti a un governo che punta a prendersi tutto. C’è una parola semplice che riassume tutto questo: AUTORITARISMO. Così si sta cambiando la natura del Paese”.
Ha ragione Prodi.
Essere preoccupati e reattivi per quanto sta ogni giorno accadendo per scelte del Governo è d’obbligo. D’altronde questo governo è espressione di una delle peggiore destre d’Europa, ed era prevedibile ogni sua scelta. Le forze politiche che lo compongono sono abbondantemente conosciute per la loro collocazione ideale portatrice di ben conosciuti disvalori.
Non so quanti conoscono, ad esempio, il testo della proposta di legge costituzionale di Fratelli d’Italia, per l’introduzione del presidenzialismo, che giace in Parlamento già dal 2018. Prima firmataria Giorgia Meloni, e fra gli altri anche la nostra concittadina la viceministra Wanda Ferro.
Riporto l’introduzione.
“La destra italiana ha sempre indicato, come via d’uscita ai tristi balletti parlamentari nella formazione dei governi, ai quotidiani riti trasformistici delle maggioranze parlamentari ondivaghe e alla strutturale debolezza di una democrazia lenta e avvitata su sé stessa, il presidenzialismo. La crisi in cui è sprofondata l’Italia nel periodo appena conclusosi rilancia l’esigenza che il Capo dello Stato sia eletto direttamente dal popolo italiano e quindi legittimato ad assumersi ogni responsabilità nell’indirizzo politico della nazione e nelle più importanti scelte di politica nazionale e internazionale. Un presidente votato dagli italiani, legittimato dagli italiani e che risponde del proprio operato solo di fronte ai suoi elettori. È la più importante riforma costituzionale che potremmo regalare a una nazione che ha bisogno di stabilità, ma anche di passare da una “democrazia interloquente” a una “democrazia decidente”.
Da questa lettura mi viene in mente, chissà perché, la richiesta di pieni poteri avanzata da Salvini. E mi viene in mente, ancora di più, la frase, vergognosa, di Mussolini pronunciata alla camera dei Deputati il 16 novembre del 1922, contenuta nel discorso, passato alla storia, del bivacco.
“Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo; ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”.
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