di GIANPIERO TAVERNITI
Una festa della Repubblica strana, come non mai, inibita dall’emergenza covid, dalla mancata uscita da questa pandemia, sarà una festa della Repubblica, raffreddata da venti di guerra provenienti dall'Ucraina, dalla vicinanza di elezioni amministrative in una sorta di election day, che porta gli italiani a decidere sulla giustizia e su altri tre quesiti importanti. Un 2 giugno da dedicare ai tanti italiani che non sono riusciti a viverlo, perché vittime di qualche cosa di invisibile, di un virus della modernità, che ha globalizzato nella sofferenza tutti o vittime di qualche cosa di incivile che ha isolato forze di governo, giudici affermando la sua forza con la violenza, con le stragi, figlie di una indegna repubblica che viene violentata ogni giorno.
Una festa della Repubblica opposta democraticamente a 76 anni fa, quando 12 718 641 (pari a circa il 54,27% scelsero la Repubblica e 10 718 502 la monarchia, in massima libertà , al contrario di oggi che la libertà di ognuno di noi è violentemente frenata da regole ferree per contrastare questo virus, libertà limitata a 60 milioni di cittadini, incatenati dalla crisi economica derivata dalla pandemia e dell'aggressione economica della guerra e incatenati da tanti problemi che frenano lo sviluppo e spingono fuori Italia tanti giovani, visto che la nostra Italia , non è capace di offrirgli nulla e accertato che la nostra repubblica, non riesce ad essere garante nemmeno dell'Art.1.
"Da garantisti incalliti, siamo indignati, non ci meritiamo una festa della repubblica anomala, anormale, perché credendo nelle istituzioni, nella legalità, nella trasparenza delle stesse, ci saremmo aspettati una forte giustizia, una giusta sicurezza, libera da correnti, forte di indipendenza e capace di rendere orgoglioso ogni italiano nella quotidianità, rendendolo conscio nella certezza e nella coerenza, di poter essere sicuri che la LEGGE È UGUALE PER TUTTI.
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