25 Aprile, Ventura: "I valori della Resistenza non dovranno appartenere alla storia, ma alla contemporaneità"

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Sabatino Nicola Ventura
  25 aprile 2022 09:44

di SABATINO NICOLA VENTURA 

Le cento novantuno lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, editrice l’Unità 1993, sono di martiri di età media 27 anni. Colpisce molto che ben 60 sono ragazzi di 17, 18, 19 ,20 e 21 anni.

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Cara mamma, vado a morire, ma da partigiano, col sorriso sulle labre ed una fede nel cuore. Non stare malinconica io muoio contento. Saluti amici e parenti, ed un forte abbraccio e bacioni alla piccola Imperio e Ileno e il Caro Papà, e nonna e nonno e di ricordarsene sempre.

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Ciao Vostro figlio Domenico.

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Sono le ultime parole di Domenico Caporossi di anni 17 – elettricista. Partigiano, sottotenente nell’80 Brigata Garibaldi. Il 17 febbraio del 1945, recatosi a trovare i familiari nella loro abitazione di Ciriè (Torino), viene catturato da elementi della Divisione “Folgore” - incarcerato è torturato per 36 ore consecutive. Fucilato senza processo il 21 febbraio 1945 sulla piazza principale di Barbiana (Torino), da plotone della Divisione “Folgore”, con altri 9 partigiani.

 

Carissima mamma, ti scrivo queste mie ultime parole dalla mia cella dove ho trascorso le mie ultime ore contento e rassegnandomi di morire pensando sempre a te al mio piccolo nipotino e la mia sorellina, quando tornerai alla nostra bella Napoli mi bacerai tanto papà e gli dirai che sono morto per l’Italia.

Cara mamma, mi perdonerai per i dispiaceri che ti ho dato perché se ascoltavo le tue parole restavo vicino a te: ma Gesù ha voluto così, forse chi sa se il mio fratellino vuole che lo raggiunga lassù. Come tu pregavi per Lui così pregherai per me.

Finisco di scriverti pensando sempre a te fino alla fine, ed al mio nipotino ed alla mia sorella. Mi bacerai Michele e gli dirai di far le mie veci (quelle che non ho potuto fare io).

Ti bacio per sempre tuo figlio.

Salutami tutti, Paolo Lomasto.

 

Sono le ultime parole di paolo Lomasto di anni 17 – nato a Napoli nel 1926 – [(Non si conoscono le circostanze per le quali si trovò a unirsi alle formazioni partigiane operanti nella zona di Pinerolo (Torino)] – Arrestato alla fine del maggio 1944 a Pone Lemina (Pinerolo) – Fucilato dalle SS italiane il 26 giugno 1944.

Ho ritenuto di riportare fedelmente per come in originale scritte dai martiri, fra le tante straziante lettere, che in ogni caso riguardano una esigua minoranza dei martiri della Resistenza (i tanti altri, migliaia, torturati e uccisi, per le circostanze oggettive della situazione che li ha riguardati, non hanno potuto scrivere), quelle dei due martiri che ho riportato, i più giovani (solo 17 anni, dei ragazzini) meritano di essere recuperati al ricordo ed alla gratitudine. La crudeltà brutale ed inqualificabile dei fascisti e dei nazisti è impressa col loro sangue e dei tanti, migliaia di giovani ragazze e ragazzi, donne, uomini che furono massacrati senza alcuna pietà.

Sono trascorsi 77anni da quel 25 aprile, giorno della Liberazione dai nazifascisti. Tanto tempo.

Ho pensato (da molti anni scrivo in questa ricorrenza) di svolgere anche quest’oggi una qualche considerazione aggiuntiva a quanto ho già precedentemente esternato, e spero possa essere di ulteriore contributo ad un opportuno approfondimento, che sempre ci chiede il significato della Liberazione. Tanti altri, certamente più autorevoli di me, hanno rilasciato in questa rilevante ricorrenza importanti e significativi ricordi, riflessioni, proposte, che meritano di essere conosciute e valutate.

Sempre penso molto ai giovani nel giorno del 25 aprile.

Quando io arrivai alla quinta elementare erano trascorsi 71 anni dalla morte di Giuseppe Garibaldi, e 92 dall’Unità d’Italia e dal primo Re. Per me erano fatti storici o poco di più. Erano avvenimenti che occupavano le ultime pagine di storia del sillabario. Gli insegnanti, anche alle scuole superiori, proponevano, salvo qualche eccezione, alla conoscenza degli studenti gli avvenimenti storici del risorgimento e dell’Unità d’Italia con “linearità”. Eccezionalmente quegli avvenimenti erano presentati con riflessioni critiche per andare oltre un apprendimento mnemonico di fatti e date. All’ultimo anno, quello della maturità, raramente si arrivava alla storia della prima guerra mondiale, 1915/18. Ancora oggi l’insegnamento della storia non sempre arriva fino alla seconda guerra mondiale ed alla guerra di liberazione dal nazifascismo in Europa e in Italia. Più difficile è arrivare a studiare la nascita della Repubblica Italiana, la Carta Costituzionale, il ruolo dei Partiti, dei Sindacati, ecc. Quanto continua ad accadere priva, purtroppo, i giovani di apprendimenti e valutazioni che ritengo sarebbero importanti.

Sino alla fine della “Prima Repubblica”, più di vent’anni fa i Partiti, i Sindacati, le organizzazioni sociali, hanno svolto, e bene, il compito di informazione e formazione sugli avvenimenti del XX secolo, con specifica attenzione sulla guerra di resistenza, l’antifascismo e la nascita della nostra democrazia: un impegno che ha spesso sostituito quello che dovrebbe appartenere alle istituzioni rappresentative e alla scuola.

Non possiamo però consentire che il 25 aprile, ma anche il 2 giugno, il 1° maggio, l’8 marzo e via dicendo, siano relegati, come spesso avviene, al ricordo commemorativo e/o al solo richiamo storico, peraltro in tanti casi presentati attraverso un alterato e bugiardo revisionismo.

È, ritengo, importante e necessario rimettere in campo, attraverso una corretta ed indispensabile informazione e formazione, un impegno “straordinariamente rutinario” per acculturare i giovani, ma anche i cittadini tutti, alla conoscenza e condivisione degli alti e fondamentali valori sui quali si regge la nostra democrazia costituzionale.

L’ignoranza, voglio ricordare, consente il proliferare d’idee e concezioni dei rapporti umani totalmente da respingere: negazione di diritti civili e non riconoscimento del diverso, razzismo strisciante, mortificazione nella dignità del lavoro e del diritto per tutti ad averlo, negazione del diritto alla salute e allo studio per tutti, e quant’altro. Sono Il sovranismo, il nazionalismo e le diverse sfaccettature di populismo che utilizzano le non conoscenze, per sostenere di fatto o palesemente i disvalori contrari allo spirito ed ai dettami della Costituzione.

Il 25 aprile 1945, grazie alla lotta dei partigiani in Italia e in tanti paesi dell’Europa, e grazie alla fondamentale vittoria dell’armate delle forze alleate e dell’Unione Sovietica, si è sconfitto e chiuso il dolorosissimo periodo del fascismo e del nazismo.

Si riavvia in Italia con l’aprile del ’45 una nuova unità geografica e politica (la Repubblica Sociale di Mussolini aveva diviso ciò che il Risorgimento aveva unito) attraverso la più importante ed innovativa Repubblica Democratica, che il mondo occidentale avesse conosciuto. Infatti la nostra Costituzione afferma con tutta chiarezza ogni principio di libertà formale e sostanziale. Ma anche ogni principio di eguaglianza dei diritti fra tutti i cittadini.

I giovani morti per mano dei fascisti e dei nazisti durante la lotta di liberazione si sono battuti contro ogni barbarie e per l’Italia che avevano già delineata e proposto Gramsci, De Gasperi, Matteotti, Nenni, La Pira, Anselmi, Pertini, Ravera, Parri, Amendola, i fratelli Rosselli, e tanti altri eroi che patirono la galera, il confine e anche la morte per difendere e sostenere la Patria. I partigiani, gli uomini della resistenza durante tutto il regime fascista furono il fulgido esempio di patriottismo, ai quali i giovani di oggi dovrebbero dal loro esempio attingere la forza dell’idee di solidarietà, di uguaglianza, di umana convivenza per contribuire al progresso e al riscatto di tutta la gente.

Il 25 aprile 1945 non è solo una data che richiama la chiusura di una fase nefasta della storia d’Italia e del mondo, ma è la data d’inizio di un percorso virtuoso che dovrà completarsi e sempre più arricchire il tracciato stabilito dalla nostra Costituzione.

Si decida subito, propongo, per ogni emancipazione, che nelle scuole, già dall’ultimo anno delle medie ci sia un’ora alla settimana di lezione e conversazione sui principi della Costituzione. (è strano che in Italia, a scuola ci sia un’ora di religione cattolica, ma nessun tempo specifico dedicato per la legge fondamentale che sta alla base della nostra democrazia).

I valori della resistenza dovranno ritornare ad essere la forza motrice della democrazia italiana, della solidarietà e del riconoscimento dei diritti universali. Sono valori che non dovranno appartenere alla storia, ma alla contemporaneità. Sono valori che esaltano i diritti di cittadinanza: Art. 3 della Costituzione – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

*Già Assessore Comunale  iscritto all’Associazione Partigiani d’Italia di Catanzaro

 

 

 

 

                                                                                                                                                       

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