di FRANCO CIMINO
Nell’Italia festaiola, che più volte all’anno celebra come una festa anniversari tristi e delle colpe tragiche, non ricorda affatto quello che laicamente dovrebbe stare un gradino più sotto al venticinque dicembre della religione cattolica. É quello della morte, proprio nella giornata odierna del mese di agosto, di Alcide De Gasperi, uno dei pochi padri della Democrazia italiana, uno dei pochissimi padri dell’Europa e, di certo, il più grande statista non solo l’Italia ma dell’Europa intera. Era l’anno millenovecentocinquantaquatto. Oggi sono, pertanto, settant’anni. Nessun ricordo.
Dimenticato completamente quest’uomo che la sua Chiesa vorrebbe elevare agli altari per la sua vita santa. E non di cattolico bigotto e ipocrita, ma di uomo vero, che ha donato tutta la sua vita per il proprio Paese, improntandone il cammino sugli ideali di Pace, nella Giustizia e nell’eguaglianza. Pace per tutti, “ mai più guerre”, che l’Italia ripudia(ha concordato di farlo scrivere nella Costituzione). Eguaglianza di persone e di popoli, di terre e di mari. Per l’unica terra, bagnata dall’unico mare. Terra e mare, pertanto, di tutti. Nessuno escluso. Pace nella Libertà. Anzi, come il terreno, l’unico, in cui la Libertà, fiorisce ogni giorno e in ogni momento si rinnova.
Perché la Libertà, che è della Persona, vive di sé stessa, come elemento fondante la vita unitariamente intesa. Libertà, quindi di tutti. Nessuno escluso. Libertà di territori, popoli e nazioni. Nessuno escluso. Libertà, anima della Democrazia, che di essa è la casa, sebbene non esclusiva. Perché accanto vi è quella della mente e del cuore. Che vanno difese in tanti altri modi, etica e cultura tra i più importanti. Democrazia, che significa Progresso, il quale non è solo il buon abbinamento di conquiste tecnologhe e sviluppo economico. Ma garanzia assoluta di pane, acqua, casa, libri, medicina, viaggio. Per tutti. Nessuno escluso.
Alcide De Gasperi, nato nel Trentino austriaco, è l’italiano che più di tutti ha sentito battere in petto lo spirito di questa patria, così come si é venuta formando agli inizi del novecento. De Gasperi, la personalità che più di ogni altra sí è battuta per la ricostruzione dell’Italia dalle macerie del nazifascismo e della più tragica e stupida guerra, se delle guerre possiamo dire aggettivandole. De Gasperi lo statista costruttore di un Paese divenuto in pochi anni uno dei sette più avanzati del pianeta. Il più stimato. E, di certo, il più rispettato. Un Paese disegnato unito per la sua unità, per la quale si dovesse vincere la sfida dello sviluppo del Mezzogiorno. Uno sviluppo che pareggiasse finalmente i conti con la storia, fatta di ingiustizie e di rapine contro il Sud.
De Gasperi, uomo del Sud, per il quale ha varato leggi straordinarie, che rendessero praticati e applicati i principi fondamentali della Grande Carta. Nessun paese al mondo ha saputo conciliare così bene la crescita economica con la crescita delle libertà. Nessuno che rendesse vivo e vitale il pluralismo che, dalle idee sturziane, egli ha saputo realizzare attraverso le molteplici e paritarie istituzioni democratiche. Istituzioni in parte, purtroppo, ridimensionate in questi ultimi vent’anni, con pericoli ancora più gravi, che da quest’ultimo Parlamento si annunciano nefasti. E potrei ancora lungamente dire di quest’uomo bellissimo. Anche nell’aspetto. Con quel corpo roccioso come le sue montagne. Quella voce aspra nell’oratoria aulica e fine, che sanno di monti e di biblioteche. Quel volto rugoso come gli alberi della Valsugana, largo come le vallate sotto i monti, profondo come il cielo che li sfiora.
E quella fronte alta e spaziosa come un libro antico che non finisce mai. Ecco, quest’Uomo, scritto con la maiuscola, oggi non ha trovato spazio di memoria in nessun notiziario, né radiofonico, né televisivo. E neppure sui mille altri che la rete diffonde con la stessa leggerezza dei selfie estivi. Nessun trafiletto sui quotidiani nazionali. Né in prima, né all’interno. Neppure nell’ultima pagina. Tutte, invece, riempite della morte di un attore, per quanto celebre e importante. Delle partite del campionato appena iniziato. Oppure, della sorella di Giorgia Meloni. Oppure ancora, dell’incontro, nella masseria che la ospita in Puglia, della Presidente del Consiglio con il suo vice e ministro in tenuta estiva. Di quale cosa urgente e seria discorressero, francamente non si è capito.
E delle dichiarazioni, che pure a risma degli addetti stampa, i vertici delle istituzioni lanciano a ogni pra per ogni più piccola cosa, neppure un foglio bianco. Nessuna parola in memoria del più grande uomo di Stato che la storia europea contemporanea annoveri. Nulla! Ma proprio nulla, fino a quest’ora in cui scrivo, del tardo pomeriggio. Che miseria! Che vergogna! A cui aggiungo la considerazione che mi assale con maggiore preoccupazione. Dinanzi a questa politica odierna, la nostalgia di uomini come Alcide De Gasperi, si fa tormento. Dolore. La sua lezione, che resta, è, comunque, una luce, anche se piccola, di speranza. Quando ancora, nei miei interventi e riflessioni o semplici conversazioni, parlo di De Gasperi o di Sturzo o Moro... qualcuno mi rimprovera un mio scarso senso della modernità, un dannoso, per me evidentemente, sostare nostalgico sul passato.
“I giovani- costoro mi dicono- hanno bisogno di sentire altro e di altri “. Ho sempre detto (e continuo a dirlo) ai miei vicini di età che facevano politica o ai ragazzi che avrebbero voluto farla, esattamente questo:” se non volete parlare di De Gasperi per paura di non essere moderni e, quindi, compresi dalle nuove generazioni, non parlate di Lui, di Sturzo...Non menzionate neppure il loro nome. Ma aiutate il vostro pensare con il loro pensiero, fate il vostro lavoro con il loro rigore morale, agite nella società con i loro insegnamenti di vita e di politica. Prendete tra le mani i bisogni della gente e occupatevi solo di questi, del loro futuro e del Paese, secondo i principi della giustizia sociale e dell’eguaglianza.
E mettete al primo posto la Libertà e la Persona, la Libertà della persona e nella persona. E non barattatela mai neppure per mille tonnellate delle vostre ambizioni individuali e della vostra brama di potere e di ricchezza. Ché lo spirito della Libertà è vento che pulisce l’aria dalle tante sostanze sporche che la inquinano ed è premessa fondamentale della Pace. Quella vera.” Chiudo adesso facendo parlare Lui. Sono le sue ultime parole pubbliche, le altre ultime le ha sussurrate alla moglie e alle tre figlie al suo dolente capezzale. Leggetele, ascoltatele. “« Adesso ho fatto tutto ciò ch'era in mio potere, la mia coscienza è in pace. Vedi, il Signore ti fa lavorare, ti permette di fare progetti, ti dà energia e vita. Poi, quando credi di essere necessario e indispensabile, ti toglie tutto improvvisamente.
Ti fa capire che sei soltanto utile, ti dice: ora basta, puoi andare. E tu non vuoi, vorresti presentarti al di là, col tuo compito ben finito e preciso. La nostra piccola mente umana non si rassegna a lasciare ad altri l'oggetto della propria passione incompiuto.[22] »
Alcide De Gasperi alla figlia, cinque giorni prima di morire, il 19 agosto di sessantuno anni fa. Gli uomini grandi, lo sono anche nel momento dell'ultimo passaggio.” Che grandezza politica! E che bellezza umana.
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