













Un anno di laboratori, incontri e creatività condivisa che ha trasformato le periferie in spazi narrabili, restituendo voce ai quartieri attraverso le visioni degli studenti.
10 dicembre 2025 16:34di GUGLIELMO SCOPELLITI
Le immagini appese alle pareti dell’Ex Stac non attendono un osservatore distratto: sembrano chiamarlo, pretendendo che si resti fermi a sentirle. È con questa forza che “Margini” ha chiuso il percorso di YEI! – Youth Education Improvement, il progetto del Centro Calabrese di Solidarietà sostenuto da UniCredit Foundation.
Il progetto ha coinvolto duecento studenti, cinquanta docenti, quaranta famiglie e venti giovani nei tirocini estivi. Un anno di laboratori, incontri e attività comunitarie ha trasformato le periferie in mappe emotive, riportando al centro luoghi percepiti come distanti. Le opere raccolte nella mostra restituiscono questa geografia: tele che illuminano angoli trascurati e visioni che ribaltano il concetto stesso di limite.
L’apertura ha dato spazio alla coordinatrice Silvia Saladino e alla presidente del CCS, Isolina Mantelli, che ha ripreso il filo del lavoro svolto nei quartieri. “Nelle periferie ci vivono più persone rispetto alle zone centrali”, ha detto, aggiungendo che “se abbiamo soltanto le persone della polizia come riferimento, sottraiamo spazio alla vita delle comunità”. Mantelli ha insistito sulla necessità di restituire speranza e responsabilità condivisa.
Il confronto pubblico “Parole che educano”, moderato dal pedagogista Claudio Falbo, ha intrecciato prospettive diverse. Falbo ha ricordato che “le scuole dei margini sono quelle dove l’educazione diventa resistenza quotidiana, lavoro silenzioso che tiene insieme lo Stato”. Ogni intervento ha rimesso al centro la tenacia degli istituti di frontiera, spesso invisibili nelle narrazioni ufficiali.
L’insegnante Livia Perri ha riportato l’attenzione sul significato stesso di margine. “Storicamente sono gli spazi più problematici perché lontani dal centro”, ha affermato, sottolineando però che “proprio quei luoghi sono i più ricchi, perché più aperti al confronto”. Nel suo passaggio ha descritto la conquista educativa come un gesto rivolto a chi si sente tagliato fuori, non a chi parte avvantaggiato.
Il docente dell’Accademia di Belle Arti Paolo Genoese ha scelto un’immagine precisa: “il centro invecchia, la periferia cresce”, ha detto, invitando a pensare le città come organismi che si trasformano. Ha richiamato l’importanza di progettare ascoltando gli studenti, considerati “pensatori contemporanei” più che semplici destinatari.
Alex, giovane ex detenuto dell’Istituto Penale Minorile, ha portato una testimonianza diretta sul valore della continuità educativa. “Si dovrebbe perseverare”, ha raccontato, spiegando che “alla fine ascolti, maturi, capisci gli errori.” La sua storia ha restituito peso concreto all’idea di accompagnamento, oltre gli slogan.
A chiudere gli interventi istituzionali è stato il prefetto Castrese De Rosa, che ha definito urgente un impegno più deciso nelle periferie. “Non risolviamo i problemi con presidi militari” ha dichiarato, invitando le amministrazioni a costruire spazi vivibili, illuminati e capaci di accogliere iniziative culturali stabili.
“Margini” resterà visitabile fino al 18 dicembre. YEI! lascia alle comunità un gesto semplice e profondo: la prova che i quartieri, quando vengono ascoltati, tornano a raccontarsi da soli.
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