A Girifalco, “Storia di ordinario volontariato”: la testimonianza di Chiriano e Perpiglia diventa un libro

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"Con questo modesto lavoro vogliamo solo fare in modo che qualcuno rifletta sulla situazione associativa che si va delineando e prenda le eventuali contro misure che il suo ruolo permette prima che sia troppo tardi”.

  04 febbraio 2023 11:50

di MASSIMO PINNA

Due autori, un’unica grande passione: il volontariato.

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Da qui nasce “Storia di ordinario volontariato”, libro scritto a due mani da Rocco Chiriano e Giuseppe Perpiglia.

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Due uomini che del volontariato, per e nell’Avis, hanno fatto il compagno di un’intera vita.

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Vissuta nel volontariato, e che ha preso forma in un pregevole racconto.

Una carriera ai massimi livelli ma sempre con un unico pensiero guida: il potere è fare cose per gli altri.

”Non è un’attività da svolgere nei ritagli di tempo, ma una scelta di vita in grado di colorarla”, scrivono gli autori della pubblicazione, Rocco Chiriano e Giuseppe Perpiglia, dirigenti della associazione dal 2013 al 2021

Il libro presentato ieri nel suggestivo palazzo Ciriaco di Corso Roma, nel centro storico di Girifalco.

Cuore mani e testa, è quello di cui si ha bisogno per poter fare del volontariato!

“Un atto d’amore verso l’Avis”, è questo il leit motiv‘Una storia di ordinario volontariato’ che porta il sotto titolo: “Il racconto di otto anni in Avis alla guida della sede regionale della Calabria”.

Un racconto vero, franco che non nasconde nulla. Che scava dentro questo grande mondo, denunciando, sempre con stile, quello che non va.

Di questo e di molto altro si è parlato alla presentazione del libro di Rocco Chiriano e Giuseppe Perpiglia. Una testimonianza vera e autentica. "Se vogliamo realizzare qualcosa di bello per la nostra comunità dobbiamo sognare e donare...ripartire dalla concretezza delle azioni, il volontariato è un dono!", questo un passaggio cruciale sottolineato da Rocco Chiriano.

L’incontro moderato da Alessia Burdino, ha registrato le conclusioni di padre Piero Puglisi, testimone pure lui di una vita vissuta per gli altri.

È possibile suddividere il lavoro in tre sezioni. La prima parte è dedicata alla situazione che i due autori hanno trovato, sia in campo associativo, sia a livello di politica regionale, almeno in campo sanitario. Tra queste, il posto d’onore spetta al rispetto, alla condivisione delle decisioni ed all’instaurazione di relazioni pro-attive con altri attori sociali, associativi o meno, sia del territorio regionale, sia fuori regione. Perpiglia e Chiriano hanno sottolineato come “non abbiamo mai preteso nulla, se non chiedere quanto dovuto in base alla norma, e non abbiamo mai piatito nulla, che ci fosse dovuto o meno. Anzi, nel corso dell’epidemia da Covid-19 abbiamo messo a disposizione alcune nostre risorse umane affinché venisse fornito un servizio migliore alla popolazione. Il faro che ha illuminato il nostro percorso è stato quello della condivisone e della collaborazione.

La seconda parte è, in un certo senso, la messa in pratica di quanto affermato nella prima. Infatti, vengono riportate le più esemplificative attività svolte, non per narcisismo ed auto incensazione, bensì per dare sostanza alle affermazioni teoriche e di principio enunciate in precedenza.

Nella terza ed ultima parte, infine, illustriamo le criticità, tutte adeguatamente comprovate da documenti ufficiali. Si tratta di azioni che, ripetiamo, consideriamo incoerenti con le norme vigenti e con lo spirito avisino. L’Avis è un’associazione unitaria per quanto vi siano disseminate sul territorio nazionale quasi 3.500 sedi territoriali. Lo Statuto è, in pratica, unico essendo permesse solo lievi modifiche allo statuto-tipo stilato dalla sede nazionale ed approvato nell’Assemblea generale dei soci. Lo stesso principio vale per il Regolamento. Unico è il Codice Etico. Chi vuole fregiarsi dell’appartenenza ad Avis deve rispettare le regole che abbiamo condiviso e che abbiamo votato in sede assembleare. Dissentire è legittimo così come legittimo è proporre modifiche ed adeguamenti reputati più strumentali al raggiungimento dei nostri obiettivi”.

Ma, come detto, si è parlato anche di quello che non va. “Non è, invece, legittimo - hanno aggiunto - né accettabile operare in modo autonomo e difforme alle regole comuni. Se poi si decide di fare necessariamente di testa propria, basta uscire dalla famiglia avisina e costituire un’associazione su misura della propria visione”.

Abbiamo quindi chiesto agli autori,  “Cosa vi aspettate di ottenere con questo lavoro?”

“Sgombriamo subito il campo da equivoci e da eventuali illazioni: non si tratta di una mera operazione commerciale! Il libro è stato stampato presso una prestigiosa casa editrice quale sicuramente è la Rubbettino Editore a spese nostre per farlo avere, in particolar modo, a tutte le sedi regionali ed ai componenti degli organismi nazionali. Il fine ultimo è quello di far riflettere quanti più soci possibile sulla situazione che sta attraversando la nostra Associazione. È un invito ad essere e a rimanere vigili per impedire spinte centrifughe che potrebbero minare la fiducia, la credibilità e, quindi, la legittimazione sociale che Avis ha saputo meritare nel suo primo secolo di vita. Capita ad ognuno di noi, ma anche ai gruppi ed alle comunità, di assuefarsi ad un andazzo, di accettare le cose come vengono convinti che andranno come sono sempre andate, per cui si diventa meno attenti e si lascia fare. Salvo, poi, rendersi conto dell’abbaglio preso quando è troppo tardi, quando gli eventi si sono spinti troppo oltre. Con questo modesto lavoro vogliamo solo fare in modo che qualcuno rifletta sulla situazione associativa che si va delineando e - hanno concluso - prenda le eventuali contro misure che il suo ruolo permette prima che sia troppo tardi”.

 

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