di EDOARDO CORASANITI
Lorenzo Bevacqua ha 22 anni, è nato a Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro, e studia a Milano (dove ormai è residente) nella Nuova Accademia delle Belle Arti.
Lorenzo è un ragazzo diversamente abile che vuole lanciare una denuncia: mentre si parla ormai da settimane dell’Alta velocità che (finalmente) approda in Calabria, alla stazione di Lamezia Terme i servizi per una persona con mobilità ridotta rimangono sempre un tabù. Ogni volta ormai da anni, a differenza di molte altre città in Italia, salire sul treno è un percorso complicato e complesso, fatto di attraversamento di binari, accompagnamenti, passerelle e di un ascensore nemmeno l’ombra. Insomma, barriere architettoniche in piena regola.
Ora Lorenzo ha scritto al presidente della giunta Regionale Jole Santelli per scoprire se qualcosa cambierà e se un’attenzione minima e dovuta verrà posta nei confronti delle persone diversamente abili.
“Le scrivo con la speranza di ottenere una risposta diretta da Lei, perché è dal 2014 che cerco di capire come muovermi o chi contattare, ma vengo puntualmente scaricato di persona in persona. Viaggio con le Ferrovie dello Stato Italiane, parto/arrivo dalla/alla stazione di Lamezia Terme Centrale e il disagio è sempre lo stesso: essendoci scale per attraversare i binari e avendo disabilità motoria, mi trovo puntualmente costretto - seguendo la procedura ufficiosa dell'assistenza della stazione - ad attraversare i binari, con la mia carrozzina e sperando che non piova, lungo la passerella che si trova oltre il posto di polizia ferroviaria”, scrive Lorenzo.
“Oltre all'imbarazzo che si crea puntualmente, sia di tipo sociale che psicologico, mi chiedo se con l'arrivo dell'alta velocità nella suddetta stazione, sia ora di far arrivare anche l'abolizione delle barriere architettoniche. Da molto tempo FISH Calabria lotta in prima linea per raggiungere ciò che è un diritto di tutti, nonché sancito dall'Articolo 3 della nostra Costituzione, ottenendo finora zero ascensori. Le chiedo pertanto un aiuto concreto, perché la vita di un essere umano con disabilità non può essere messa in pericolo da una società costruita da normodotati, per i normodotati”, si conclude così la richiesta del 22enne studente dell’Accademia delle Belle Arti che a breve vorrà tornare nella sua Calabria. E si augura di farlo potendo godere di quei servizi minimi che ogni essere umano merita. In carrozzina o meno.
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