L’Associazione sportiva dilettantistica Calabriando di Catanzaro e la Nuova Scuola Pitagorica hanno organizzato la seconda tappa della quarta edizione del Cammino della Prima Italia 2023, a Monasterace. Un cammino a passo lento che si sviluppa quest’anno in sei tappe, nella nostra terra baciata dal sole, per sollecitare la riscoperta del passato millenario della Calabria che ha lasciato traccia di sé prima dell’arrivo dei Greci. L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un progetto sulla valorizzazione dell’istmo di Catanzaro, terra stretta tra due golfi in cui migliaia di anni fa nacque la Prima Italia, come la chiamarono gli antichi autori di cultura greca.
Gli escursionisti si sono ritrovati di buon mattino al Museo Archeologico di Monasterace, dove accolti dal sindaco Cesare Deleo hanno potuto visitare, opportunamente guidati le diverse sale e allestimenti presenti.
Nella Magna Grecia Monasterace si chiamava Kaulon, ed era una colonia importante. La leggenda narra che nell’VIII secolo d.C., Caulone figlio di Cleta, la madre di latte della regina delle Amazzoni, approdò qui (all’altezza dell’attuale Faro di Monasterace) e fondò una città che prese il suo nome. La storia ci dice invece che Kaulon era una città ricca e importante della costa. Secondo Strabone (I secolo d.C.) fu fondata dagli Achei, ma gli autori più moderni pensano che fosse nell’orbita delle colonie di Kroton (Crotone).
Nel IV secolo a.C. Kaulon fu sconfitta dalle forze congiunte dei Lucani e di Dionisio I di Siracusa. La sconfitta comportò, nel 389 a.C., la deportazione degli abitanti a Siracusa e la cessione del territorio a Locri, alleata dei siciliani. Ricostruita da Dionisio il Giovane, Kaulonìa fu in seguito preda di Annibale durante la seconda guerra punica, finendo poi definitivamente nell’orbita di Roma per opera di Quinto Fabio Massimo nel 205 a.C.
Nel 2012 gli scavi, condotti sotto la guida dell’archeologo Francesco Cuteri, hanno portato alla scoperta del mosaico di un drago (divenuto poi simbolo di Monasterace) tra i resti di una casa, poi denominata “casa del drago”. In ottime condizioni, era probabilmente il pavimento di una vasca termale. Il mosaico - tra i più grandi rinvenuti nel sud Italia, circa 25 mq - presenta un motivo di dragoni, delfini e un ippocampo.
Dopo aver ammirato i mosaici, i reperti e i tesori di Kaulon esposti nel Museo Archeologico gli escursionisti dell’Asd Calabriando hanno attraversato agrumeti e oliveti per poi iniziare la scalata verso il borgo di Monasterace. Ad attenderli i volontari dell’associazione La Pigna che stanno cercando di valorizzare la storia, le tradizioni e la bellezza dei luoghi organizzando visite ed eventi.
Il borgo è in collina (138 m), a 3 km circa dalla costa e la sua fondazione è attribuita ai superstiti della distruzione dell’antica città di Kaulon. Il centro ha delle massicce porte urbiche di memoria medievale cha aprono su viuzze e luoghi suggestivi, stradine e rughe tipiche di tanti paesi in Calabria, mentre bellissimi sono i panorami sul mare Jonio e la fiumara Assi. Sono presenti due chiese: San Nicola di Bari (XVII secolo) e dell’Esaltazione della Santa Croce. Il nome, che sostituì quello di Kaulon, sembra derivare dal greco Monastiràki, piccolo monastero. I monaci basiliani hanno lasciato tra queste terre segni evidenti del loro passaggio: chiesette, monasteri ed eremi e i tipici terreni terrazzati, che hanno permesso lo sviluppo dell’agricoltura nella zona.
Nella parte in alto del borgo si trova il grande castello medioevale (in origine normanno-bizantino), che è stato a lungo deturpato da una secolare tradizione di passaggi di mano, ognuna delle quali intervenuta senza alcun criterio sull’architettura. Finalmente oggi si sta recuperando con un importante restauro teso ad eliminare i rifacimenti senza criterio. Questa terra di confine tra Catanzaro e Reggio offre turismo, tradizioni, prodotti agricoli. Al patrono S. Andrea Avellino è legata la famosa festa che si svolge ogni tre anni, durante la quale la vara con la statua del santo viene portata in processione a piedi dai fedeli per tutte le vie del paese, nell’intero territorio comunale fino alla marina. Dopo questa lunga escursione urbana gli escursionisti sono stati ospitati presso un antico frantoio dove le tante donne dell’Associazione La Pigna hanno loro offerto un pasto-ristoro a base di prodotti locali. Nel pomeriggio i partecipanti all’iniziativa hanno ripreso la strada verso la marina per ritornare al Museo Archeologico e rientrare ai luoghi di residenza.
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