Una giornata di grande spiritualità di raccoglimento interiore, di preghiera e, soprattutto, di riconciliazione con il Signore, attraverso la confessione (file interminabili di pellegrini si sono registrate, come al solito), è stata vissuta il sette giugno ultimo scorso a Santa Domenica di Placanica, presso il santuario diocesano della Vergine Immacolata Nostra Signora dello Scoglio, fondato da Fratel Cosimo.
E’ stato, come sempre, il vescovo diocesano, monsignor Francesco Oliva, a presiedere tutte le sacre funzioni e la solenne concelebrazione eucaristica. Fratel Cosimo ha elevato al Signore una preghiera di intercessione per la guarigione dei malati e, prima della santa Messa, ha effettuato una evangelizzazione, dopo avere invitato i numerosi pellegrini presenti a elevare un’Ave Maria alla Madonna, che riportiamo, integralmente, qui di seguito:
“Un caro saluto a tutti voi fratelli e sorelle, e un cordiale benvenuto allo Scoglio Benedetto. Siamo alla vigilia di Pentecoste, infatti domani la chiesa celebra la solennità di Pentecoste, cioè, la discesa dello Spirito Santo sulla Vergine Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo. Negli Atti degli Apostoli al cap. 1 v. 8 Gesù disse: “Riceverete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni”. Ora, attingendo forza dallo Spirito Santo, facciamo appello alla Parola del Signore, come ce la presenta l’Evangelista Giovanni al cap. 7, dal v. 37 al v. 39, perché essa dona vigore all’anima, allo spirito e al corpo: “Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù ritto in piedi, gridò: Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. Questo Egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in Lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato”. Cari fratelli e sorelle, nell’esserci oggi riuniti in questo Santuario mariano nel nome di Gesù Cristo, Gesù è vivo in mezzo a noi, e noi siamo in comunione con Lui, proprio come afferma Gesù nel Vangelo di Matteo al cap. 18 v. 20: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Nel brano del Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato, appare in maniera molto chiara che Gesù parlando di acqua intende fare riferimento al dono dello Spirito Santo che sarebbe stato elargito ai credenti, dopo la sua ascensione al cielo, e cioè, nel giorno di Pentecoste. Abbiamo appreso dal Vangelo le parole di Gesù: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me”. La sete di cui parla Gesù se vogliamo, potrebbe essere, oserei dire, la manifestazione di un bisogno spirituale. Mi spiego meglio, per esempio: Se una persona non riconosce di essere un peccatore o una peccatrice, certamente non desidera di essere salvata, come pure, se non comprende di essere perduta, non desidererà mai di essere trovata, e ancora potremmo dire, se non si accorge del grande vuoto spirituale che c’è nella sua vita, non vorrà di sicuro mai andare da Gesù per colmare quel vuoto. E, facendo riferimento a quanto ho detto, riguardo la persona che non comprende, non riconosce di essere perduta, dice Gesù nel Vangelo di Luca al cap. 19 v. 10: “Il Figlio dell’uomo, cioè Gesù, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Se dunque qualcuno di noi, nella propria miseria e povertà, si riconoscesse peccatore e si sentisse perduto, sappia che Gesù è venuto a cercare e a salvare ciò che era e che è perduto. Vi è chiara l’idea di quanto ho detto?... Ribadendo il concetto del Vangelo che abbiamo udito, Gesù invita l’anima assetata ad andare a Lui dicendo: “Venga a me e beva”. La parola “bere” miei cari fratelli e sorelle, potremmo interpretarla come appropriarsi di Gesù Cristo, e cioè, cosa voglio dire? Nel momento in cui andiamo a ricevere Gesù nell’Eucarestia, accoglierlo con ardente sete, quale Signore e Salvatore della nostra vita, proprio come, faccio un esempio, qualcuno di noi quando è arso dalla sete, riceve dentro di sé un bicchiere d’acqua. Ho usato questa espressione del corpo assetato, per cercare di rendere più chiaro il concetto, poiché da ragazzo ricordo l’esperienza personale che ho vissuto di quando, al tempo della mietitura, sotto il sole cocente, durante la giornata, mentre mietevo, arso dalla sete, sentivo più volte il bisogno di bere, e a questo punto cosa facevo? Mi recavo spesso ad una fresca sorgente che si trovava vicino al podere dei miei genitori, e lì appagavo la mia sete. Quindi, da questa mia esperienza capisco bene il senso di come il mio corpo assetato ha accolto l’acqua, così allo stesso modo direi bisognerebbe accogliere anche il Signore nella nostra vita, proprio come dichiara il Salmo 62 al v. 2: “Di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua”. Nel Libro del Profeta Isaia al cap. 44 v. 3 dice il Signore: “Io verserò l’acqua su colui che è assetato”. Miei cari, nel mondo secolarizzato in cui viviamo, possiamo costatare che tanta gente è spiritualmente vuota, e le loro vite sono aride e sterili. Ma teniamo presente una cosa, e cioè che tutti coloro che sono veramente assetati della presenza del Signore e si aprono a Lui, sperimenteranno la sua forza nella loro vita. In questo anno santo giubilare cerchiamo di sforzarci a vivere un cristianesimo più vivo e più vero, un cristianesimo più coerente, e soprattutto direi più credibile, così come ebbe anche a dire il nostro Santo Padre, Papa Leone, ai nuovi sacerdoti: “Siate testimoni credibili”. Domani, come sapete, è Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo; cerchiamo di sperimentare veramente nella nostra vita, l’opera dinamica dello Spirito, apriamo i nostri cuori alla sua azione, ed Egli riverserà la sua presenza sopra le nostre vite e le nostre anime. Chiediamo oggi alla Vergine Immacolata, Nostra Signora dello Scoglio, Sposa dello Spirito Santo e Regina della Pentecoste, di non farci mai mancare il suo aiuto, affinché guidati dallo Spirito Santo di Dio, possiamo essere nel mondo, nella società e nell’ambiente in cui viviamo, testimoni credibili del Vangelo e annunciatori di speranza, poiché dice la Parola di Dio nella Lettera ai Romani cap. 5 v. 5: “La speranza non delude”. Dite Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo. “
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