di GIOVANNA BERGATIN
La pandemia in questi mesi ha riscritto le regole della nostra vita sociale. Anche le feste più importanti dell’anno ci stanno scivolando tra le dita e rischiano di perdersi per la strada tra dpcm e zone colorate, tra case sbarrate e città deserte. Colpa del Covid che ha stravolto le nostre previsioni. Tutto sarà in formato ridotto, meno spostamenti, meno familiari, meno visite, meno regali, meno abbracci affettuosi. Il coronavirus ha portato via il nostro Natale, le tavole rosse, oro e argento di cenoni e pranzi coi parenti, i pomeriggi di shopping e brindisi coi colleghi, le mise sofisticate con gli abiti laminati, le luci a intermittenza dell’albero innevato, persino i tira e molla e le discussioni degli inviti di ogni anno. Sobrietà e rigore non riusciranno, però, a bloccare la nostra fantasia e l’entusiasmo dei nostri cuori natalizi. Non ci fermeremo. Concentrati, nel nostro piccolo mondo casalingo guarderemo il cielo dalla finestra, ma non limiteremo gli orizzonti e, seppur con tante difficoltà, accenderemo il nostro Natale riuscendo a trovare ancora qualcosa da fare, da progettare, da festeggiare.
“Il lockdown o “confinamento" non mi preoccupa. Io non mi annoio mai, ho sempre in moto la fantasia e la ricerca del bello. – racconta Nuccia Montalto - Con la forza ispiratrice della speranza, accendo la scintilla della creatività e con la passione propria degli artisti-artigiani realizzo con le mie mani tante piccole opere da regalare ai miei cari che saluterò da uno schermo”.
Natività in pasta di maizena realizzata da Nuccia Montalto
Nuccia Montalto vive a Reggio Calabria, ed è una ex professoressa di arte. Ha iniziato giovanissima con i ragazzi più difficili fino a giungere a prestare la sua opera nelle case circondariali. Oggi, più che mai si ritrova spesso a ripensare ai laboratori creativi che organizzava per gli studenti ristretti nel “Panzera” e ad Arghillà, a Reggio Calabria. “Non avevo ancora terminato l’Accademia che mi son ritrovata in aula. Da studentessa a professoressa in un sol colpo. Ho maturato la professione ricominciando sempre a mettermi in gioco. L’esperienza più forte, sicuramente quella degli ultimi quindici anni negli Istituti Penitenziari. Ho incontrato uomini e donne di tutte le età e nazionalità con dietro un bagaglio di sofferenza, dolore o rassegnazione da lenire, superare. In quel contesto i laboratori artistici avevano obiettivi ben più ampi, sono percorsi formativi di riabilitazione, riscatto, una palestra interiore che costa fatica, ma offre la possibilità di raccontarsi” dice Nuccia, che aggiunge: “Varcare la soglia di quei luoghi procura ansia, tensione, impossibile non vivere profondamente quell’atmosfera, soprattutto in certi periodi. Verso Natale il pathos è profondo. Allora proponiamo progetti articolati che puntano a sviluppare la manualità, con materiali vari, anche di scarto o di riciclo per arricchire l’autostima e instaurare un dialogo”.
Così oggi, Nuccia, la prof che ha insegnato ai detenuti, ripropone dei lavoretti realizzati con materiali semplici a cui si può dare una seconda vita. “In questo periodo dell’anno proponevo dei lavori di pasta di maizena, molto indicata per creare originali natività, addobbi e decorazioni natalizie. Adesso, anche a causa del Covid e degli spazi ristretti è una attività che si può riproporre” dice. Con un impasto di amido di mais, colla, olio di semi, acquarelli per dar i colori, un pizzico di pazienza e pochi strumenti questa tecnica ci darà la soddisfazione di realizzare oggetti unici di gran valore creativo. Alcuni accorgimenti si rivelano essenziali “L’impasto morbido e collante si asciuga all’aria perciò deve conservarsi in sacchetti di plastica ed essere utilizzato man mano – spiega – Serve un po’ di esercizio nel modellare personaggi e oggetti per poi colorarli con gli acquarelli. Si può tingere di vari colori la pasta grezza prima di utilizzarla”. Qualche altra curiosità interessante: il materiale per realizzare la pasta modellabile è facilmente reperibile ed ha costi molto bassi. Gli oggetti creati si conservano a lungo e sono belli da vedere, tanto che ricordano la porcellana, per questo motivo la maizena è chiamata ‘porcellana fredda’.
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