A Reggio Calabria USB e braccianti in sciopero portano arance in prefettura. Marra: "Un gesto simbolico perché vengano tutelati i diritti umani"

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Una delegazione di braccianti e USB in sciopero a Reggio Calabria
  21 maggio 2020 16:36

di GIORGIA RIZZO 

Si ferma per un giorno la raccolta nella piana di Gioia Tauro. I braccianti in tutta Italia hanno incrociato le braccia oggi per lo sciopero indetto dall'Unione Sindacale di Base per protestare contro la regolarizzazione prevista dal Decreto Rilancio, considerata escludente per la gran parte dei lavoratori della terra e più limitata rispetto alla richiesta di una sanatoria per tutti fatta dallo stesso sindacato (LEGGI QUI). 

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E mentre a Foggia va avanti una protesta vecchio stile che le misure di distanziamento non sembrano fermare, a Reggio Calabria, poco lontano dai ghetti ormai abbandonati dalla gran parte dei braccianti migrati verso altre zone di raccolta, una delegazione dei campi si è spostata verso il palazzo della Prefettura, alla quale ha consegnato delle arance. "Un gesto simbolico - spiega Giuseppe Marra dell'USB - per far capire che questa regolarizzazione, così com'è, serve solo a portare avanti la raccolta e la vendita di frutta, non a salvaguardare i diritti di chi la raccoglie". Uno sciopero simbolico sui territori, che tiene alta l'attenzione sulla condizione dei lavoratori."Il nostro principale interlocutore rimane il governo", al quale l'USB chiede misure più coraggiose. 

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Ad unirsi alla protesta ci sono anche piccoli agricoltori, lavoratori della logistica, gruppi di acquisto solidale e consumatori. "Abbiamo notato una grande solidarietà che ha unito tutti i lavoratori della filiera agricola. Ora - conclude Marra - non bisognerà disperdere questa rete che propone due punti fondamentali: documenti per tutti e trasparenza nei prezzi per i consumatori. Se si acquistano delle clementine bisogna sapere quanto viene pagato chi le raccoglie, e quanto guadagna anche il piccolo consumatore, schiacciato dalla grande distribuzione".

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Un tentativo tenace di non lasciare nell'anonimato anche la richiesta di diritti per tutti.  

 

 

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