di FRANCESCO IULIANO
Ha fatto tappa anche a Soverato l’ambulanza ucraina mitragliata, proveniente da Kharkiv.
Un tour di quattro giorni che ha coinvolto anche le città di Reggio Calabria e Pizzo.
Un’iniziativa, promossa dalle associazioni di ucraini residenti in Calabria – Svitanok, Kolos, Sme.Re.Ca e Sguardo Amico – con il sostegno del CSV Calabria Centro ed il patrocinio delle Amministrazioni comunali coinvolte, nata con l’obiettivo di raccogliere fondi necessari all’acquisto di nuovi mezzi di soccorso ma anche di risvegliare l’attenzione sulla guerra in Ucraina.
“Ci si può abituare a tutto - hanno commentato, i presidenti di “Svitanok” e “Kolos, Stanislav Shevchenko e Maryna Feokhari - ma non alla guerra”.
Quattro appuntamenti che hanno visto la partecipazione dei sindaci delle città coinvolte, dell’Ipa, l’associazione della Polizia di Stato attiva in 380 Paesi del mondo nella promozione della pace, rappresentata, per l’occasione, dal vicepresidente nazionale Emilio Verrengia e del CSV Calabria Centro, rappresentato dal direttore Stefano Morena intervenuto nella serata di Pizzo Calabro.
La mostra di scatti fotografici che ritraggono momenti di guerra, l’esposizione di manufatti ucraini e l’esibizione del gruppo folcloristico “Bereghynya”, hanno accompagnato l’esposizione dell’ambulanza, colpita da missili e da mitragliatrici mentre portava soccorso a Kharkiv.
“Nel nostro repertorio – hanno commentato Maryna e Antonina -, ci sono anche brani allegri della tradizione ucraina, ma non ci andava di proporli considerata la presenza di un mezzo di soccorso che è diventato il simbolo della nostra guerra. Tutto quello che stanno vivendo i nostri cari rimasti in Ucraina, è simboleggiato da questo mezzo arrivato fino a noi, che sta facendo il giro di tutta Europa. Un mezzo ormai inservibile che dà testimonianza della crudeltà della guerra, che non risparmia neanche gli operatori che prestano soccorso”.
Con in dosso il vestito tradizionale e la mano sul cuore, le donne ucraine, con la mascotte Caterina, hanno ricordato il fratello che non c’è più, il figlio ferito ricoverato in ospedale e che spera di restarci a lungo per sentirsi protetto e la madre anziana che non ha più lacrime da versare.
“Nella rappresentazione ricordiamo, altresì, anche tutti quei bambini che non possono più ascoltare la musica ad alto volume e che avranno bisogno a lungo di un supporto psicologico per poter crescere in maniera serena. Ed ancora: i profughi che al loro ritorno in patria baciano la terra e la bandiera ed i militari che preferiscono morire in battaglia piuttosto che essere fatti prigionieri e torturati e che, tra le lacrime, vivono nella speranza di tornare, un giorno, nella loro patria libera”.
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