Sarà inaugurata il 28 dicembre alle 15.30, presso la sala congressi di palazzo Santa Chiara a Tropea, la mostra antologica dell’artista calabrese Giuseppe De Filippo. Con questa mostra, intitolata “Acqua, mito, uomo”, il Gruppo Paleontologico Tropeano vuole offrire un evento dal grande contenuto culturale al pubblico tropeano e ai tanti turisti provenienti da ogni dove, che affolleranno la cittadina tirrenica nel periodo natalizio. L’iniziativa, curata dal direttore del Civico Museo del Mare di Tropea (MuMaT) Francesco Barritta, sarà allestita nelle sale museali e rimarrà aperta al pubblico ogni sabato e domenica del mese di gennaio dalle 17.00 alle 20.00.
All’evento inaugurale, assieme all’autore e agli organizzatori, sarà presente l’amministrazione comunale di Tropea, con l’intervento programmato del vicesindaco, l’avvocato Roberto Scalfari, il quale illustrerà l’impegno della città di Tropea nel campo della tutela dell’ambiente. Il direttore del museo Francesco Barritta si soffermerà sul tema dell’educazione al rispetto per l’ambiente nella mission del MuMaT, mentre al responsabile scientifico del museo Giuseppe Carone è stata affiata la presentazione critica del lavoro dell’artista Giuseppe De Filippo.
La mostra è composta da 44 opere, alcune delle quali inedite e di grandi dimensioni, ispirate dall’acqua come elemento primordiale legato alla creazione dell’uomo. E sul tema La vita e l’acqua interverrà il dottor Michelangelo Iannone, Responsabile della sede di Catanzaro dell’Istituto di Ricerca ed Innovazione Biomedica del CNR.
Fonte inesauribile d’ispirazione per gli artisti (musicisti, poeti, scrittori, scultori, pittori ed architetti), l’acqua è strettamente legata all’origine dell’uomo, appartiene al mito delle origini. Da sempre, l’uomo le conferisce proprietà purificatrici, come nel caso del Battesimo cristiano, o della sacerdotessa Pizia, che poteva profetizzare solo dopo essersi purificata, bevendo l’acqua della fonte dove si immergeva completamente nuda. Fonte di vita e di lavoro, attorno ad essa sorsero le antiche e grandi civiltà, cosiddette fluviali. Secondo Talete di Mileto l’acqua ha dato origine a tutte le cose, principio generativo, mentre Pitagora la inseriva al terzo livello della Tetrade inferiore (Fuoco, Aria, Acqua, Terra).
Nel suo duplice significato di vita e di morte, l’acqua non solo purifica l’anima e rende fertili i campi ma inonda, affoga, crea pestilenze laddove è assente. Siccità, maremoti, alluvioni, sono forze distruttive, incontenibili per l’uomo che indifferente ed insensibile continua a sfregiare il pianeta Terra e a fare un utilizzo dissennato di questo fondamentale elemento naturale, l’acqua. Se solo l’uomo si rendesse conto che, svolgendo la sua vita sulla terra, vive soprattutto tra il mare e il cielo. De Filippo riesce a offrire uno squarcio di questo concetto nell’opera “Tra mare e cielo 2”, dove in alto, in una atmosfera elettrizzante, nervosa, compare un equilibrista, mentre nell’opera “Tra mare e cielo 1”, gli uomini in cielo volano e nel mare sono corpi morti, fantocci forse… Più in generale, bisognerebbe riconsiderare il rapporto uomo-natura alla luce dei cambiamenti climatici e di tutti i disastri ambientali causati dall’egoismo umano… L’uomo, lontano dal vedere nell’acqua una divinità da venerare e ringraziare con riti propiziatori, non ha neanche l’intelligenza di fermare il suo deprecabile cammino verso la distruzione di un equilibrio millenario che risiede tra mare e cielo (aria, respiro della Terra). Purtroppo l’uomo manca dell’intelligenza di frenare i suoi appetiti materiali, o, per dirla con le parole di Albert Einstein, “La prima necessità dell’uomo è il superfluo, la seconda è la distruzione”.
Giuseppe De Filippo, Girifalco, cenni biografici ed esperienze artistiche. Riceve la sua prima formazione artistica dal padre Michele e dallo zio materno, Vincenzo La Mantea, entrambi pittori. Conseguita la maturità artistica, completa gli studi frequentando l’Accademia di Brera a Milano e l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si diploma in pittura nel 1978. La sua attività pittorica si accompagna da sempre alla riflessione teorica e alla scrittura: collabora con la rivista A Levante. Spazi per la ricerca, l’arte, la memoria, il territorio e tiene sue rubriche su www.luigiboschi.it e su www.arsmeteo.org. In difesa della pittura e contro la mortificante mercificazione dell’arte ha scritto, tra l’altro, Etica della disonestà, etica della mercificazione (Harta, n.16, Milano1992); Elogio all’Opera (KR 991, n.1, Roma 1998); Riflessioni da e su La disfatta dell’opera; Il Metartista, ovvero il mostro del celebrarismo (Hebenon, IX, 3, Torino 2004; XV, 5-6, Torino 2010); Lo sfacelo della Realtà (L’Oracolo, VI, 56, Pescara 2007), testi che documentano il senso del suo essere artista. Numerose le mostre collettive e personali. È ospite nel 1996 alla Biennale di Chiari (BS); è presente all’Artexpo New York nel 1996, 1997 e 1999 (in quest’ultima edizione, presentato da Mario Robaudi, espone una serie di opere del ciclo Passaggio al bosco, ispirate agli scritti di Ernst Jünger ); partecipa alle edizioni 2000, 2002 e 2004 di Arte x Arte (Galleria Nuovo Aleph, Milano); Netville reload (a cura di Giorgio Vaccarino, Easybit Open Space, Torino 2009); Intorno alla Pittura (Galleria 20, Torino 2015).
Mostre personali (selezione): Immagini riflesse (Centro d’Arte La Bitta, Roma 2002, testo critico di Antonio Panzarella; I viandanti dell’anima (Galleria Fidia, Roma, 2007); Alla ricerca dell’ànima…le, (Museo della Carale, Ivrea, 2007, testo critico di Raffaele Perrotta); Voliamo come pesci (Studio Lucio Fontana, Albissola Marina, 2010, testo critico di Agnesina Pozzi); Il colore tra memoria e sogno (Galleria del Corso Verduci, Catanzaro, 2010); La Calabria ribelle. Immagini di Briganti e Brigantesse (Palazzo Comunale, Girifalco, 2014); Presenze immaginali (Galleria 20, Torino, 2016, testo critico di Vincenzo Ampolo).
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