di EMILIO GRIMALDI
Elena Giordano scrive un libro fluido. Che scende come acqua di colonia. Che ti cosparge e ti profuma dei sentimenti più spensierati e più puri di una ragazza che si appresta a frequentare l’ultimo anno delle superiori. Un libro che anche ti accompagna in questo viaggio con un linguaggio semplice, leggero e scandito da emozioni che si sovrappongono e si discolpano, come fanno gli scrittori in erba. Elena si trova in un campo verde e tu, lettore, sei con lei, insieme ai compagni, i genitori, i maestri dell’arte eterna: Caravaggio e Leonardo. E sei con lei anche quando lei è con Edo.
Un libro che vola via senza preamboli. Fino ad un certo punto. Già, ad un certo punto “a volte accade che…”. Ed è proprio questo accadere che gli dà un significato. Perché il significato del romanzo non è il profumo. È questa cosa che accade che sconvolge lei e sconvolge anche te. Ormai sei già con lei e non puoi abbandonarla proprio nel momento più importante. Accade a tutti. E anche a lei è accaduto. Lei condivide le sue paure con te, le sue ansie e le sue gioie come una scrittrice navigata a scavare dentro l’animo umano.
Ma io sono convinto che a fargli da guida non siano stati i ricordi bibliografici, ma la sua curiosità a osservare, toccare e abbracciare le pieghe dei sentimenti per scoprire e svelare cose e mondi sconosciuti. È stato tutto questo che le ha insegnato come si scrive e come si accompagna il lettore. Con garbo, senza false promesse e soprattutto ascoltandolo. Proprio come si ascolta se stessi. Quel guazzabuglio di pensieri, immagini e passioni che sono la nostra vita.
Ecco, secondo me la prima persona che ha scoperto, grazie al disincanto delle parole, come riavvolgere il nastro della vita e presentarlo a qualcuno perché lo legga è stata lei stessa mentre lo scriveva. A seguire noi.
Non voglio anticiparvi nulla della storia. Perché altrimenti vi toglierei quello spettacolo di vibrazioni dell’anima accovacciati l’uno sull’altro come un grappolo d’uva che si disvela pagina dopo pagina. Il libro ti sorprende. Ti fa piangere. Ti fa viaggiare. Ma ti rilascia anche la sensazione di non essere da solo. Perché sei in sua compagnia.
Il covid e il lock down fanno da cornice. Se ne parla all’inizio e alla fine. Ma non è il quadro. Perché il quadro la sovrasta di un’energia straordinaria. Direi che è quasi inutile la cornice se non fosse per il fatto che probabilmente è stata proprio l’emergenza di rinchiudersi in casa a darle il là per la scrittura. Ce l’aveva tutto dentro e lo ha srotolato con sapienza e anche un pizzico di coraggio. Quello che permette agli studenti di raggiungere la lode. E agli scrittori di toccare il cuore delle persone.
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