Abbattuto a Squillace lo storico albero “Malacucchiu”: amarezza e delusione per l’inspiegata eliminazione

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L'abbattimento di "Malacucchiu"
  03 aprile 2024 15:31

di MASSIMILIANO LEPERA

Si può essere inconsapevoli, nel 2024, di che cosa sia un patrimonio culturale? Può un popolo, o meglio, chi dovrebbe rappresentarlo, ovvero i cosiddetti “politici” (che nell’accezione antica e giusta del termine devono fare il bene della polis, ovvero della città), ignorare completamente quali siano i simboli della propria patria, l’essenza delle proprie radici, il cuore pulsante del proprio vivere comune e quotidiano? Perché oggi spesso, erroneamente, quando si pensa a patrimonio culturale si pensa subito a qualcosa di materiale e alla portata di tutti, ciò che la cosiddetta “fama” pone in auge e che ciascuno osanna di per sé.

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Ma non si ritiene, ancora una volta erroneamente, che invece patrimonio culturale è (e non “può essere”) tutto quell’insieme di valori condivisi da una comunità, la sua stessa essenza, i quali valori includono spesso anche qualcosa di immateriale, di orale, di evanescente per i più, ma che in realtà rappresenta la maggiore sostanza. Ciò possono essere le storie degli anziani, i racconti degli osservatori diretti di eventi e fatti accaduti in un posto, ma anche simboli paesaggistici, artistici, culturali, architettonici. Simboli paesaggistici anche, appunto, come il cosiddetto “Malacucchiu” di Squillace, sito nei pressi di Viale Cassiodoro.

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L’albero decennale, meglio conosciuto come bagolaro, è sempre stato un simbolo per la comunità squillacese, un vero e proprio patrimonio culturale, perché al suo interno erano racchiuse storie di vite, storie di persone, storie del borgo. Le vite che per decenni sono passate sotto l’ombra del Malacucchiu, che ne hanno parlato in arte, musica, poesia, spettacolo, cultura, le persone che se ne sono prese cura dimostrando una grande sensibilità per madre natura, che oggigiorno purtroppo viene sempre meno. Il borgo che respira un’aria di serenità e pace, di suggestioni bucoliche e fuori dal tempo, di cultura, arte e tradizione, di famiglie e storie di persone che proprio per il borgo si sono fatte in quattro.

L’albero decennale, che avrebbe potuto ancora raccontare storie di generazioni, scolpite nei cerchi concentrici del proprio tronco enorme, è stato abbattuto inspiegabilmente e improvvisamente nella mattina del 2 aprile su imposizione dell’amministrazione comunale, la quale non ha fornito dettagli, particolari e informazioni precise al riguardo, lasciando impietriti, in un’amara delusione, gli abitanti del borgo e soprattutto coloro che dimorano lì nei paraggi dell’ei fu grande albero del Malacucchiu. Un albero che è sempre stato un baluardo della natura, della cultura, della tradizione, che non ha mai fatto del male a nessuno, anzi, al contrario, ha ispirato poeti, cantori, studiosi, giornalisti e ha contribuito ad arricchire di suggestioni un borgo già ricco di storia e tradizione come Squillace.

Ciò che rende sbigottiti dinanzi a questo gesto, di cui ancora si attendono delucidazioni, è che, ad esempio, poteva essere soltanto potato o addirittura trapiantato altrove, se proprio fosse stato necessario. Ma se il vero problema di un borgo è l’eliminazione di un simbolo, di un patrimonio culturale, di un segno indelebile della tradizione, allora c’è da porsi davvero una miriade di domande, così come stanno già facendo da diverso tempo molti degli abitanti del luogo.

 

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