Storie dei tempi d’oggi che non vorresti mai sentire. Anzi che vorresti non accadessero. Eccone una accaduta ieri. Ce l’ha segnalata un nostro lettore.
Lungomare di Catanzaro Lido, manca poco ai rintocchi di Mezzogiorno. Un uomo – D.C.- passeggia tranquillamente. Nei pressi dello storico stabilimento balneare “Mancuso”, decide di attraversare la strada. Va sulle strisce pedonali, ma non le potrà attraversare sino alla sponda opposta. Un’autovettura lo investe. L’impatto è forte. Il malcapitato resta a terra. Si lamenta. Nella caduta ha battuto il capo. Il conducente dell’auto chiede aiuto, capannello di gente. Telefonata al 118, con le botte alla testa non si scherza. Qualcuno allerta anche i Vigili Urbani.
L’ambulanza del 118 arriva e l’uomo viene subito messo in lettiga e di corsa verso il Pronto Soccorso del “Pugliese”. Inizia la corsa a sirene spiegate ed inizia anche il dramma dello sfortunato signor C.D. Al P.S. del Pugliese viene ricevuto, si avvia la prassi, assegnazione del “codice”.
Prima di ogni cosa il tampone Covid. L’esito è positivo. C.D. è messo in lista di attesa per essere sottoposto ad una “tac”. Viene subito isolato. Una solitudine estrema. Non può avere il conforto dei parenti più stretti. Giusto che sia così. I parenti lasciano il recapito telefonico e impotenti sono costretti ad allontanarsi.
E’ purtroppo la prassi. Sul posto dell’incidente i Vigili hanno eseguito i rilievi per l’accertamento tecnico di come si sono svolti i fatti. Ci raccontano parenti dell’uomo investito: per telefono apprendono che il congiunto soffre terribilmente per i dolori, ma anche perché non può muoversi per i propri bisogni (andare al bagno, per dirla papale papale) e ha tanta sete. Tra tanta sfortuna i parenti riescono a stabilire un contatto con operatori del PS a cui chiedono di dare acqua al sig. C.D. La risposta sarebbe stata fredda: ma noi l’acqua la paghiamo.
Anche il cittadino paga le tasse e concorre al pagamento dello stipendio a quell’incauto operatore che avrebbe freddamente risposto alle richieste del sig. C.D. “noi l’acqua la paghiamo.”
Fine della telefonata. Ma non c’è un passaggio bibblico ed evangelico che recita “dar da bere agli assetati”. Uno dei tanti “racconti” di vita vissuta! Da come ci hanno raccontato e confermato i congiunti di C.D., l’accaduto metterebbe in evidenza che il sistema sanità a Catanzaro, specie negli interventi di Pronto Soccorso dove si opera al limite delle possibilità, è carente. Di mezzi ma anche di quel minimo di umanità che bisognerebbe dare a chi soffre ed è costretto all’isolamento. Maledetto Covid che ci mette del suo. Dalle 12 e un quarto circa - ora di arrivo in Ospedale - sino alle 16, C.D. si lamenta: per il dolore, per l’arsura che lo attanaglia, per l’attesa di accertamenti strumentali alla testa e all’addome. E per i familiari lo strazio dell’attesa di nuove notizie mediche. E risuona la stupida risposta alla richiesta di dare un po’ di acqua: “l’acqua si paga!”.
Conclusione amara di questa storia, una delle tante che si possono vivere al PS dell’hub catanzarese: devi sperare nell’aiuto di qualche Santo altrimenti, come si dice in gergo: son …amari. Viva il sistema sanità che non funziona! (en.cos)
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