di SABATINO NICOLA VENTURA
La morte di un amico è sempre un evento doloroso: è una perdita significativa per chi resta. Essere amici è la conseguenza di una scelta reciproca tra due persone. Avviene per empatia culturale, condivisione di valori, di sapere. Con un amico è sempre un piacere stare assieme: ci si cerca. Capita, differentemente, che con persone con i quali si hanno rapporti frequenti, anche quotidiani, è il caso dei colleghi di lavoro, di associazione, di partito, e via dicendo, con i quali spesso c’è tanta cordialità, condivisione sul fare, stima, ma non sempre anche amicizia. L’amico è la persona altra con cui si sta insieme soprattutto quando gli eventi del divenire della vita lo richiedono. Ci si sta insieme nel tempo libero, nel bisogno. Ma anche per progettare e realizzare attività a soddisfazione dell’empatia.
Ho scritto questi concetti, anche ovvi, su cosa può intendersi amicizia, ad introduzione del mio pensiero/ricordo verso un caro amico, Franco Presterà, che pochi giorni fa mi ha lasciato. La sua morte fa rivivere in me il passato, che con lui e con altri cari amici, in particolare, non più di cinque/sei, che hanno contribuito molto alla formazione della mia persona.
Lo voglio ringraziare, lo merita tanto, innanzi tutto per essere stato persona di grandi qualità: umane e culturali, altruista, impegnato anche politicamente, sempre di sinistra, protagonista in interessi culturali che ci hanno molto accumunato negli ultimi trentacinque anni del ‘900, e soprattutto dalla metà degli anni ’60 per circa vent’anni.
È stato anche l’amico nel fervore giovanile e nella spensieratezza di quella età.
Con Lui, e altri giovani, siamo stati per un breve periodo all’attenzione e alla stima degli intellettuali catanzaresi: realizzammo un periodico, allora di grande novità per una città di provincia del Sud Italia, che, su proposta di Nuccio Marullo, si chiamò “il manifesto”. Ricordo che lo decidemmo definitivamente proprio a casa di Presterà, il giorno di Pasquetta, dopo avere incontrato su Corso Mazzini Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Ginetto Davoli. Dell’incontro con Pasolini scrisse sul primo numero del il manifesto Marcello Furriolo, che lo intervistò. Ha scritto di recente dell’esperienza del il manifesto lo storico Vanni Clodomiro sull’ultimo numero del periodico “Storie di Calabria”. Con Franco Presterà costituimmo, contemporaneamente al “il manifesto”, il circolo culturale “Piero Gobetti”, che realizzò, fra altro, il cinema d’essai, I martedì del Supercinema.
Franco era un appassionato del cinema d’avanguardia, con qualità di critico valutava il lavoro di registi e attori. Amante di musica e in particolare di jazz, era capace di consigliare quale autore ed esecutore ascoltare.
Desidero ricordare un altro suo aspetto: egli appena diplomatosi iniziò a lavorare alla camera di Commercio di Catanzaro (prestò servizio sino alla pensione da alto funzionario dell’ente). Per alcuni anni è stato l’unico dei cinque giovani amici a lavorare. Questa circostanza l’”obbligò” ad essere particolarmente solidale con il resto del gruppo: pagava spesso il cinema, la pizza agli altri che quasi mai restituivano quanto da lui anticipato. È stato, siamo a metà degli anni ’60, l’unico fra noi che possedeva un’auto, la mitica fiat 500, che ovviamente era totalmente a disposizione di noi amici.
Ho ricordato, insufficientemente, e me ne scuso, il caro Franco Presterà, amico importante per me, ma anche per Marcello Furriolo, Nuccio Marullo e Franco Santopolo.
Grazie, Franco, per l’amicizia che mi hai dato.
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