di PIERO BEVILACQUA
Franco Santopolo è morto ieri in seguito a una breve e grave malattia. Dopo Piero Caprari Catanzaro perde un altro suo cittadino benemerito. Franco era un agronomo dotato di grande competenza, consulente per tanti anni delle aziende biologiche della Calabria, che si era fatto apprezzare e stimare universalmente per la sua preparazione scientifica, ma anche per la sua originalità, per la sua capacità di andare oltre gli schemi e i protocolli spesso troppo rigidi della disciplina. Dotato di una straordinaria memoria, era in grado di connettere i fenomeni naturali più diversi, spaziando genialmente dalla botanica all'entomologia, dalla chimica alla biologia. Ma Franco era anche un cultore delle scienze umanistiche, un lettore appassionato di testi letterari, e un autore prolifico di scritti di saggistica sociologica e politica, di poesia, di letteratura, pubblicati autonomamente o su riviste. Negli ultimi anni era stato un costante collaboratore della rivista Albatros.
Pur provenendo da studi tecnici, aveva sin da ragazzo manifestato un interesse entusiastico per i fenomeni letterari del Novecento. Erano i primi anni '60, quando, insieme ad altri giovani catanzaresi, pubblicò su un foglio d'avanguardia una brillante intervista a Pier Paolo Pasolini che si trovava in visita a Catanzaro. Da lì prese avvio la formazione di un piccolo gruppo di entusiasti in formazione, che diedero vita al circolo culturale “Piero Gobetti”, arrivando a pubblicare due numeri di una rivista che si intitolava, nientemeno,<< Il Manifesto>>, in omaggio, ovviamente, al celebre testo di Marx ed Engels del 1848. Facevano parte di quel gruppo giovani che avrebbero fatto strada nel campo degli studi e delle arti, oltre che delle professioni. Da Gianni Amelio a Mario Alcaro, da Giulio Jannuzzi a Marcello Furrjolo, da Nicola Ventura a Nuccio Marullo, a tanti altri che in questo momento di emozione non rammento. Il sottoscritto frequentava allora la prima liceo al Galluppi.
Per tutti gli anni Sessanta questo gruppo di giovani, che contagiò e coinvolse tanti altri ragazzi/e e gruppi, rappresentò una vitalissima avanguardia intellettuale e politica. Credo di poter dire che esso, insieme anche ai giovani cattolici del “Sentiero”, riuscì a rendere la città di Catanzaro forse il centro di più intenso dibattito culturale e civile della regione.
Negli ultimi anni Franco aveva perso i rapporti con la sua città, che si era nel frattempo svuotata di vita e di relazioni umane, e si era allontanato andando a vivere prima a Sellia e alla fine a Soveria Simeri. Era voluto andare via quasi come se si sentisse tradito. Una sorta di esilio civile che ne aveva spento alla fine ogni energia e interesse per la vita.
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