di MARCELLO FURRIOLO
Ci sono telefonate che non vorresti mai ricevere. La peggiore è sicuramente quella di Leopoldo che, l’altra sera, intorno alle nove, con la voce rotta dal pianto e dalla commozione, mi comunicava che “Leo ci ha lasciati”. Una notizia fortemente temuta, ma che mi sono sempre rifiutato di prendere in considerazione.
Leo Pisano, l’amico di una vita, non poteva lasciarci così.
Il suo portamento elegante, il volto fascinoso, il carattere franco e leale, la sua grande umanità, la disponibilità incondizionata verso gli altri, la generosità senza confini, il culto dell’amicizia e dell’ospitalità, la venerazione per i figli Luca e Settimio e l’amore di una vita per Pina. Questo è Leo. Ma anche il gusto per il bello e il rispetto sacro del rituale della tavola e della buona cucina, da gran gourmet, da anni coltivati ai massimi livelli, grazie anche all’impegno infaticabile di Leopoldo e della sua immensa disponibilità ad aprire la bella casa e la sua cucina professionale in occasione delle memorabili cene di Ferragosto all’Acero o a San Martino, apoteosi del pesce stocco e del vino nuovo.
In tutte le occasioni felici o nei momenti difficili Leo è stato un approdo sicuro e affidabile, con la sua vivace intelligenza, la tenacia e la forza di una volontà determinata e forgiata anche alle avversità della vita.
Il suo rapporto con la politica è stato il filo rosso che lo ha legato con un amore morboso con il suo paese natale, Montauro, e con la città di Catanzaro, che lo ha accolto con grande affetto, stima e simpatia.
Socialista libertario e umanitario, autenticamente democratico, il suo nome si inscrive con piena dignità alla migliore tradizione del socialismo catanzarese dei Michele Riolo, Rosario Olivo, Bruno Dominijanni, Mario Casalinuovo e Eugenio Parisi.
Nella sua folgorante e controversa esperienza di amministratore di Catanzaro ha legato il il suo appassionato impegno ad opere come il Palazzetto dello Sport di Corvo e l’elaborazione della famosa delibera 63/82, approvata dal Consiglio Comunale, sulle linee guida della Variante al Piano Regolatore Spagnesi, che rimane il più illuminato e organico documento urbanistico sulla città di Catanzaro progettato nel dopoguerra e rimasto ad oggi insuperato.
Come Consigliere alla Provincia di Catanzaro è stato un punto di riferimento costante per molti Sindaci e Amministratori per lo sviluppo turistico e la crescita sociale delle Comunità che si affacciano sul Golfo di Squillace.
Ha portato la sua indiscutibile esperienza di amministratore sagace e dinamico nel suo Comune di Montauro, dove è riuscito a far realizzare l’opera di cui andava più fiero: il Lungomare che, nella sua illimitata fantasia e nello sterminato amore per quella terra e quel mare, doveva diventare il più bel litorale calabrese. Ma un vero gioiello è il recupero del vecchio centro storico e di importanti beni culturali, come la Grangia di Sant’Anna, da restituire alla fruizione più ampia quale straordinario contenitore per spettacoli e manifestazioni culturali. In ciò stimolato anche dal figlio Settimio, ormai affermatosi come uno dei più apprezzati operatori teatrali italiani e che ha portato alla ribalta nazionale “La Primavera dei Teatri” di Castrovillari. Leo ha contribuito con grande capacità e competenza ad una delle stagioni più feconde di riforme della sanità calabrese, sotto la guida apprezzata di Pino Torchia, che deve proprio all’impegno di Leo buona parte del suo successo elettorale. Rimangono memorabili le sue elaborazioni e le sue previsioni prima di ogni campagna elettorale, a volte fuorviate dalla sua illimitata passione e dal suo entusiasmo leale e trascinante.
Come il suo ruolo di leader indiscusso in tutti i consessi politici, sociali o semplicemente conviviali. Come le indimenticabili serate a casa al mare con i deliziosi gamberoni alla griglia, la supervisione amorevole e paziente di una moglie eccezionale come Pina, o le mitiche tavolate al Podere di Leopoldo e Immacolata, con le immancabili discussioni di politica, le contrapposizioni a suon di battute mordaci nei giudizi su Berlusconi e l’eterno conflitto ironico con Tonino e il suo rapporto incompiuto con il Partito Comunista e conflittuale con tutti i Sindaci di Soverato, le grandi risate e gli ammiccamenti di Betty, Marisa, Aldo e Rosetta, con un velo di tristezza di Teresa ricordando il grande Zaccaria o il canto struggente e lontano di una milonga argentina.
Addio nostro “Capitano”, il tuo posto a capotavola rimarrà per sempre vuoto.
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