Addio a Mario Martino, Cimino: "Il poeta combattente, il catanzarese di focoso ardore innamorato "

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Franco Cimino
  08 giugno 2022 10:12

di FRANCO CIMINO

 La temperatura è alta, il cielo è limpido d’azzurro. L’aria é ferma, come i rami e il verde sugli alberi. Ma fa freddo, e le nuvole nere coprono una Città al risveglio. Si sentono tuoni che sembrano tamburi potenti e lampi minacciosi squarciano questa coltre scura di un non so, che si appalesa disvelandosi alla notizia che è giunta improvvisa. Mario Martino non c’è più. Ha smesso di lottare dopo il colpo che l’ha raggiunto meno di due anni fa. Un colpo duro, come un potente sinistro al volto nel combattimento sul ring della vita. Mario Martino era innanzitutto un combattente. Il suo cuore ricco di passione e quel carattere aperto, vivace, schietto e coraggioso, ne facevano un soldato sempre in trincea.

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Un partigiano nella lotta per l’affermazione di quei grandi ideali che gli accendevano quegli occhi grandi e scuri, con i quali cercava la bellezza in ogni cosa. In ogni luogo. Nella natura. Nelle persone. Nella vita. E nell’Amore che ogni ricerca alimenta e ogni bellezza nutre. Libertà, giustizia, eguaglianza, erano le sue direttrici di marcia. Una marcia mai interrotta. Una direttrice mai deviata. Anche quando gli sarebbe convenuto. Almeno, per mantenersi fisicamente sano e non correre quei rischi di salute, che poi l’hanno fermato sul campo di battaglia. Gli sarebbe convenuto, e davvero, sul piano dell’interesse “ personale”, in questa Calabria , dove la facile accondiscendenza e il “ solenne encomio” verso quel potere, qui, nano, ma che la nostra fragilità da bisogno e da incultura, rende gigante, tutto decide. Anche della distruzione di parte di quella Bellezza che dovrebbe essere protetta e valorizzata. Trasformata in ricchezza, anche economica. E quale forma anche di democrazia, che la Bellezza garantisce più di qualsiasi altro elemento. Ché in essa, quando non è derubata c’è la vera eguaglianza, se a possederla sono tutti e ciascuno. E a goderne sono, in egual misura, tutti e ciascuno.

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Nella Bellezza, ce lo dicevamo spesso, c’è la Verità conoscibile, mentre nel suo contrario, dove vige ipocrisia e inganno, c’è il male peggiore. La sua battaglia per la Bellezza era, nel contempo, lotta “furiosa” contro l’ipocrisia, l’indifferenza,l’inganno. Mario era, in qualche modo, un rivoluzionario. Ma di quelli veri, non “a chiacchiere e tabbaccheri e lignu “. Risultava, pertanto, antipatico, anzi, “ndisponenta”. Però, solo a quelli lì. Quei pochi del potere nano. Mario amava Catanzaro. L’amava di un amore pieno. Viscerale. Trionfante e disperato. Tutta l’amava. Dalla cucina di cui era cuoco e gaudente degustatore, ai vicoli, le strade, le piazze, i monumenti. Dalla lingua dei padri alla sua storia, di cui era studioso indefesso e conoscitore profondo. Nei suoi scritti e nelle sue molteplici forme narrative, troveremo sempre la Catanzaro bella del tempo che fu. E nel sentimento, che quegli scritti accompagna, il fervente desiderio della Catanzaro che verrá.

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E qui, commosso, mi fermo. Ah, ma Mario Martino non è il poeta in vernacolo dalla poesia vera e tanto apprezzata da quanti L’hanno letta e dai critici più onesti e sinceri? Qualcuno, leggendomi, si domanderà. Certo che è lui. Ma io oggi voglio salutare quel grande catanzarese che é stato. Del poeta, di cui non son degno di parlare, spero che la Cittá vorrà parlarne e ascoltarne il battito, nei giorni a questo più vicini. Stamattina è morto un uomo bello. Ma la voce del poeta non si é spenta.
 

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