Aiutare chi è solo: una riflessione e tante accuse di Maria Teresa Marchetti (Il Galeone della vita)

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images Aiutare chi è solo: una riflessione e tante accuse di Maria Teresa Marchetti (Il Galeone della vita)

  18 luglio 2025 13:31

La dottoressa Maria Teresa Marchetti, Presidente dell’Associazione di Volontariato "Padre Pio" e responsabile del Centro di Ascolto "Il Galeone della Vita" con sede a Catanzaro Lido, in una sua nota pone dinanzi un interrogativo sulla solitudine  -che merita un'attenta riflessione- : "La solitudine di chi prova a prendersi cura di chi è solo. Una doppia solitudine che rode come un tarlo. Un interrogativo ma anche un atto di accusa". Scrive Maria Teresa Marchetti:

“Dove siete, davvero?" – La solitudine di chi prova a prendersi cura. E’  una frase che ritorna ciclicamente, sempre dopo, sempre tardi.

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Una frase che rimbalza nei talk show, nei titoli di giornale, nei post indignati sui social:

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“Voi genitori, dove siete la notte?”

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È la frase che arriva puntuale, come un riflesso condizionato, subito dopo una tragedia che coinvolge i giovani: una rissa, una morte per overdose, un video di degrado diventato virale.

Ma quella frase non è una vera domanda.

È un’accusa.

È un modo per scaricare velocemente una colpa troppo scomoda da gestire.

È la scappatoia perfetta per non guardare tutto quello che accade da anni, sotto gli occhi di tutti, nell’indifferenza generale. 

Il disagio c’era già. Ma non faceva rumore .

I ragazzi si perdono molto prima della notte.

Si perdono nei pomeriggi vuoti, nei sabati senza adulti, nei silenzi delle famiglie stanche.

Si perdono nei corridoi della scuola dove nessuno ha tempo, nei social che distorcono, nella solitudine travestita da libertà.

Da anni li vediamo girare, sballarsi, annaspare.

Eppure, fino a che non succede qualcosa di eclatante, restano invisibili.

Come se fosse normale.

Come se non toccasse a noi.

 Ma chi c’è, davvero, per loro? 

Le istituzioni? Assenti.

La politica? Parla solo a emergenze avvenute.

La Chiesa? In troppe realtà è muta, ferma, distante.

I servizi sociali? Sfiniti, sotto organico, scollegati dal territorio.

E anche là dove qualcosa si muove, troppo spesso si preferisce ignorare, fare finta di niente.

Io lo so.

Lo so perché da mesi — da anni — vedo il silenzio calare anche su chi, in silenzio, lavora ogni giorno per non far sentire soli i più deboli.

 Il Galleone della Vita: presente, ma ignorato  

A Catanzaro Lido, il Centro di Ascolto Il Galleone della Vita è un presidio reale.

Un punto di riferimento per giovani in difficoltà, per famiglie allo stremo, per chi vive nella marginalità e non ha più voce.

Non fa rumore.

Non ha luci né passerelle.

Fa una cosa semplice e radicale: ascolta. E resta.

Eppure è come se non esistesse.

Nessuna istituzione lo sostiene.

Nessuna realtà ufficiale lo prende in rete.

Neppure la Chiesa.

Quel silenzio che dovrebbe essere solidarietà, presenza, parola, si trasforma invece in distanza. In disinteresse.

È doloroso dirlo, ma è la verità:

quando si prova davvero a prendersi cura, si è spesso tremendamente soli.

 La mia stanchezza non è debolezza. È resistenza .

Scrivo tutto questo anche per me.

Perché sono stanca.

Stanca di frasi fatte, di indignazioni passeggere, di chi arriva solo dopo che tutto è esploso.

Stanca di ideologie vuote, di moralismi pronti all’uso, di slogan che non diventano mai azione. 

E soprattutto sono stanca di vedere il bene ignorato, ogni giorno.

Di vedere persone che si danno, che offrono tempo, ascolto, umanità, e che non ricevono nemmeno uno sguardo.

Questa è la mia solitudine.

Una solitudine condivisa da molti che operano nel territorio, spesso senza fondi, senza riconoscimenti, senza voce.

Una domanda vera, finalmente

Forse, allora, la frase giusta non è “Voi genitori, dove siete la notte?”.

Forse la domanda giusta è:

“Dove siamo tutti, ogni giorno, prima che arrivi la notte?”

Dove sono le istituzioni, le parrocchie, le scuole, i comuni, i cittadini, quando c'è da ascoltare davvero, da costruire spazi veri, da tendere mani anziché puntare il dito?

Dove siete, quando chi è presente chiede aiuto e nessuno risponde?

Io so che ci sono ancora luoghi che resistono.

So che c’è chi lavora nel silenzio, nella fedeltà.

Ma serve che qualcuno cominci ad ascoltare. Ora! Non dopo. Non al prossimo dolore.

Non è più tempo di slogan. È tempo di presenza.”

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