Aiuti a una famiglia di Vibo dopo l'alluvione, Alecci: “Raggiunto l’obiettivo, ma tardi”

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Ernesto Alecci

Una semplice “formalità burocratica” impediva ad una famiglia di Vibo di ricevere i contributi che gli spettavano di diritto dopo l’alluvione del 2006.

  21 novembre 2023 15:20

"Nel luglio del 2006 una tremenda alluvione, che molti ricorderanno, si abbatteva sulla città di Vibo Valentia, in particolare nella frazione Marina, facendo registrare 3 morti, tra cui un bambino di soli 16 mesi, quasi 100 feriti e danni per quasi 200 milioni di euro. In quell’occasione molte famiglie perdevano tutto, privati cittadini così come attività commerciali e imprenditori venivano messi in ginocchio da quella terribile tragedia che è stata anche un colpo durissimo per la già fragile economia del territorio. Ebbene, circa un anno e mezzo fa sono stato contattato da uno di questi imprenditori che a distanza di anni non aveva mai ricevuto i contributi che gli spettavano e per cui aveva già fatto la richiesta molti anni prima".

Lo afferma, in una nota, Ernesto Alecci.

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"Con caparbietà e determinazione ho voluto andare a fondo alla cosa, per capire dove risiedesse il problema. Mi sono recato più volte presso gli uffici preposti in Regione Calabria finchè, insieme ad alcuni funzionari della Protezione Civile che ringrazio per la disponibilità, abbiamo individuato il fascicolo e capito quale fosse il problema: una semplice “formalità burocratica”, la mancanza di alcuni dati all’interno di un documento che avevano fatto incagliare la procedura. Una volta forniti questi dati, è stato possibile, dunque, effettuare un bonifico di quasi 40.000 euro alla famiglia in questione attraverso il Programma emergenza alluvione. Una famiglia che era riuscita a mantenere in vita la propria attività imprenditoriale solo grazie ai genitori anziani, che con i loro risparmi avevano aiutato i figli ad andare avanti. Ma se questa è una storia con un lieto fine, occorre pensare anche a tante altre famiglie con una situazione economica diversa, che magari dopo la tragedia di quel luglio 2006 non sono più riusciti a riprendersi e hanno dovuto, purtroppo, chiudere la propria attività. Non è giusto dover aspettare 17 anni per avere giustizia! La Calabria deve aspirare a diventare una Regione finalmente “normale”, in cui i diritti delle persone devono essere garantiti nei tempi giusti.

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