Al Festival d'Autunno in scena l'omaggio di Franzutti alla divina Callas, una "Traviata" onirica e contemporanea

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images Al Festival d'Autunno in scena l'omaggio di Franzutti alla divina Callas, una "Traviata" onirica e contemporanea

  29 ottobre 2022 15:57

di ANNA TRAPASSO

Accomunate dallo stesso triste destino. Violetta Valéry e Maria Callas, l'una protagonista di una delle più celebri opere di sempre - La Traviata -, l'altra la sua più grande interprete di tutti i tempi. Entrambe destinate a morire malate, abbandonate dall'amore, sofferenti e sole in un appartamento di Parigi in compagnìa della sola domestica. 

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Il comune e casuale tragico epilogo di due donne iconiche: in questo ha trovato ispirazione il coreografo Fredy Franzutti per la realizzazione della "sua" Traviata, quella dedicata a Maria Callas "il mito", di scena ieri al Politeama di Catanzaro con il Balletto del Sud, che si serve del linguaggio "fisico", artistico e  trasognante della danza per rileggere un classico tra i più intensi e commoventi di tutti i tempi.  

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Uno spettacolo che nasce in stato embrionale nel lontano 1994, ma che ha ri-debuttato a teatro (ed al Politeama di Catanzaro in prima nazionale) in quello che lo stesso Franzutti definisce un "restyling" coprodotto con Festival D'Autunno, con un nuovo allestimento e nuovi interpreti, a pochi mesi dal 2023, anno del centenario della nascita della divina Callas.

L'immensa, "un'imperatrice" come ama definirla Franzutti, una donna precisa, puntuale, che incuteva enormi timori, "che immaginiamo vagare nei sontuosi saloni del suo appartamento, pieni di fiori, regali, fotografie" -racconta Franzutti nella nostra intervista telefonica- ma che ho amato rappresentare nelle sue ultime ore, quando lo splendore e lo sfarzo della sua vita imponente cedono il passo al dolore".

"Uno spettacolo che punti sull'unico suo momento di degrado potrebbe leggersi come un affronto alla sua memoria, una cosa scorretta, ma mi affascinava enormemente quel suo momento di debolezza, che invece la rende umana, non più la divina Maria ma una donna che soffre, come tutti noi. E' questo che ha fatto breccia nella mia sensibilità. E' così che quest'opera può lanciare un segnale, un monito: non siamo indistruttibili, siamo umani".

E' questa la chiave di lettura di una Traviata che esplora e lascia contaminarsi mondi diversi, quello della tradizione e quello della contemporaneità. E' così che alle arie di Giuseppe Verdi si uniscono le composizioni oniriche di Iannis Xenakis (artista greco il cui centenario dalla nascita ricorre proprio quest'anno), “architetto del suono” che grazie alle incursioni sonore nell'opera, pone l'accento su emozioni e sentimenti contrastanti nella vita della Callas (sul palco interpretata da Nuria Salado Fustè). 

"Xenakis traduce le architetture industriali in musica - spiega Franzutti- per lui, una sequenza di pilastri o una piantina costruttiva di un edificio diventa musica. Il suo lavoro iniziava proprio dall’analisi architettonica dei monumenti dell'antica Grecia, che riusciva a rendere sequenze sonore. La sua grande avanguardia intellettuale, di diretta ispirazione alla tragedia greca, si alterna a Verdi per accentuare il senso tragico e drammatico della vicenda".

Questa anche la chiave di lettura che permette di comprendere un finale immaginifico, in cui il corpo della Callas è sul palco avvolto dalla plastica, ed è tutto ciò che resta nell'era contemporanea: il ricordo, la visione, e la plastica dei supporti digitali che riproducono la sua straordinaria voce. 

"Nonostante questo, però, la grandezza della Traviata, quella sontuosità dell'opera originale, quella retorica, viene rispettosamente mantenuta e citata, in una rivisitazione in cui a variare è soltanto il linguaggio, quello contemporaneo. Non si tratta, perciò di uno spettacolo minimale", ma di uno spettacolo che sfrutta più codici comunicativi per imprimere emozioni forti negli occhi e nel cuore degli spettatori. 

Oltre il quadro finale, numerose sono le visioni "oniriche" di Franzutti che caratterizzano un’opera costruita in maniera evidente con idee a tratti stupefacenti, sviluppate in successione, quasi stratificate. Un lavoro di gran pregio e contenuto, in cui ogni movimento e scena va ad incasellarsi in un insieme che si presta ad innumerevoli letture.

 

"Abbiamo optato per una ricostruzione dei costumi originali della Callas, i suoi amati pois, tratti anche da foto inedite conservate da collezionisti, abbiamo citato in scena la grande opera, con le statue e i tratti dei grandi allestimenti. -spiega Franzutti- Ho immaginato la sua casa e, in particolare, il suo salone, che nella mia fantasia è sontuoso, pieno di tende, di regali, piante, fiori, quadri e trofei, come una scenografia d'opera. Tutto questo per narrare e sorprendere: è importantissimo, per me, come regola della fruizione, che il pubblico nn debba aspettarsi mai niente. Non sono classico né contemporaneo, utilizzo il linguaggio della danza che è semplicemente la danza, come un grande contenitore mette tutto dentro. E in cui il coreografo è un grande comunicatore, ma il pubblico sceglie di andare a vedere semplicemente la danza, senza farsi influenzare da eventuali brutte o altre esperienze precedenti". 

‘La Traviata. Maria Callas, il mito’ è un'esperienza visiva, musicale ed emotiva di grande impatto, che ha coinvolto emotivamente e profondamente il pubblico in sala.

Il "Balletto del Sud", corpo di ballo di alta caratura tecnica e grande eleganza, ha perfettamente interpretato le infinite sfaccettature della narrazione voluta dal coreografo. 

Lo spettacolo, organizzato dall’Associazione in Arte e sostenuto dal Ministero della Direzione Generale dello Spettacolo e dalla Regione Calabria nell’ambito del progetto Calabria Straordinaria, è stato preceduto da un minuto di raccoglimento tributato alle 3 giovani vittime tragicamente scomparse a Catanzaro nei giorni scorsi.

E' previsto un secondo appuntamento-tributo a Maria Callas in scena il prossimo 25 novembre con ‘Vissi d’arte. Omaggio a Maria Callas’, un gala lirico sinfonico con il soprano Amarilli Nizza, il tenore Fabio Armiliato e l’Orchestra Filarmonica Calabrese diretta da Filippo Arlìa.

Un'ultima chicca su questo spettacolo che ha commosso il Politeama ed è destinato ad abbracciare tutti i teatri d'Italia, ce la rivela ancora Franzutti: "Ho appreso proprio in questi giorni che Angelina Jolie interpreterà un film incentrato sugli ultimi giorni della Callas. Finora sono stati prodotti soltanto film e documentari riepilogativi della sua vita e della sua grandezza, nessuno aveva mai pensato di focalizzarsi su quegli ultimi, tragici giorni. Questo mi onora poichè credo che la mia intuizione di circa 30 anni fa sia oggi -in tempi in cui non è più un tabù- uno spunto di riflessione importante per la sensibilità di tutti".

 

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