di FRANCESCO IULIANO
Amicizia ed emigrazione sono i due temi che fanno del lavoro di Simone Catania, un film libero e sentimentale. “Drive me home” (Portami a casa) , è la storia di due amici Antonio (Vinicio Marchioni) e Agostino detto Tino (Marco D’Amore) nati nella campagna siciliana, che hanno abbandonato in tempi diversi e senza avere modo di salutarsi.
Si ritrovano adulti, quando Antonio si mette sulle tracce di Agostino che di mestiere fa l’autotrasportatore in Belgio. La loro separazione da ragazzini è uno strappo irrisolto e le differenze tra loro, cederanno il posto a un inaspettato riallineamento della loro sintonia.
Il film è stato presentato questa mattina nel corso della conferenza stampa allestita nelle sale dell’hotel Perla del Porto (eletto quartier generale del Magna Graecia Film Festival). Moderati dalla giornalista Chiara Fera, hanno partecipato il regista del film Simone Catania e due dei protagonisti Chiara Muscato e Vinicio Marchioni.
Il film, girato in sole cinque settimane tra Belgio, Germania, Piemonte, Trentino e Sicilia, segna l’esordio alla regia di Simone Catania. Un road movie in cui i due protagonisti danno vita ad una storia malinconica di un amore amicale che ha bisogno di essere risanato dopo anni di silenzio. «Ho pensato a questo film – ha detto Somome Catania - tanti anni fa, quando vivevo a Londra. Ecco perché il film racconta una condizione che molti ragazzi italiani conoscono e vivono stando all’estero. L’obiettivo che mi ero prefissato di raggiungere con questo lavoro era soprattutto di definire il concetto di casa e dare voce alla ricerca di un punto di riferimento, alla necessità di fare i conti con le proprie origine e le proprie radici».
Per Vinicio Marchioni, la partecipazione al Magna Graecia Film Festival, è stato come tornare a respirare per un po’ aria di casa. Di sangue anche calabrese, per parte di madre (le origini, come ha detto in conferenza stampa, sono di Torre Melissa), ha detto come il fenomeno dell’emigrazione sia un fatto molto sentito al sud.
«Sono molti i giovani che decidono di andare via – ha detto – ma ce ne sono tanti altri che decidono di rimanere. E’ di loro infatti che bisognerebbe parlare di più perché rimanendo si caricano sulle spalle i problemi del territorio impegnandosi e decidendo su come e su cosa intervenire per tentare di cambiare qualcosa».
Sul film ha spiegato come lo stesso si possa definire molto europeo per i paesi che ha toccato e per le diverse lingue che si parlano. «Drive Me Home è un viaggio metaforico all'interno di un vuoto da colmare, un vuoto comune ai due protagonisti. Simone Catania che ci ha fornito tanta libertà sul set. Ha percepito che quello che cercavano di fare insieme io e Marco, era capirci man mano che la sceneggiatura veniva messa in scena».
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