di FRANCESCO IULIANO
E’ stato un mix di racconti, aneddoti, curiosità, l’incontro con Giorgio Verdelli, organizzato negli spazi del Museo del Rock di Catanzaro, dal presidente dell’Associazione Kimera, GianlucaSquillace.
Giorgio Verdelli, autore, Regista e Produttore di documentari e programmi musicali, torna a Catanzaro, questa volta per parlare del suo ultimo lavoro, il docufilm dedicato ad Enzo Jannacci.
Dopo la tappa come ‘Fuori Concorso’ all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, ‘Enzo Jannacci Vengo Anch’io’ è considerato un ritratto appassionato che fa conoscere un artista che, a dieci anni dalla sua scomparsa, continua a sorprendere e ad affascinare con la sua musica ed i testi definiti unici, stralunati e surreali.
Ad accompagnare Verdelli nel racconto su Enzo Jannacci, anche un amico di sempre, il giornalista catanzarese e critico musicale, Franco Schipani.
Con loro anche Gianluca Squillace ed il direttore del Museo del Rock, Piergiorgio Caruso.
“Credo che la nostra mission, come dicono quelli bravi - ha detto scherzosamente Giorgio Verdelli in apertura dell’incontro - è quella di cercare di portare Jannacci ai giovani. In questo ritengo che ci stiamo riuscendo perché molti giovani riconosco a Jannacci una qualità: quella di essere stato un irregolare della canzona. Di avere trasmigrato su molti generi, dalla musica al cabaret a quello che è un antenato del rap cioè il token bluse. Se si pensa alle canzoni parlate, come ha fatto anche Vasco Rossi, possiamo tranquillamente dire che è stato Jannacci il primo a farlo.- Del resto, lo stesso Vasco, ha detto che deve a Jannacci l'idea di alcune sue canzoni: per esempio ‘Quelli che’ lo ha spirato a scrivere ‘Siamo solo noi’. Vasco tutto questo lo riconosce con molta molta umanità e con molta umiltà anche perché legge una lettera che gli ha mandato Jannacci sul finale della sua vita, in modo veramente toccante”.
Per Gianluca Squillace e la sua associazione, un altro successo che lo proietta tra i promoter più attivi del capoluogo. “Ho di nuovo ospite Giorgio Verdelli - ha detto -, questa volta al Museo del Rock per parlare dell'ultimo lavoro che il docufilm su Enzo Jannacci. Un lavoro che sta riscuotendo grande interesse tra il pubblico di ogni età. Un successo confermato dal consenso ottenuto in occasione dell’ultimo Festival del Cinema di Venezia”.
La trama: “Talento immenso e spiazzante, Enzo Jannacci ha navigato tra tanti generi diversi perché lui stesso era un “genere” unico. Nella Milano degli anni Sessanta, Jannacci ha scelto di raccontare gli esclusi e ha saputo recuperare e innovare la canzone popolare milanese anche attraverso collaborazioni con artisti come Dario Fo, Giorgio Strehler, Fiorenzo Carpi. Questa sua spiccata sensibilità, artistica e umana, si è tradotta negli anni in una costante invenzione linguistica e musicale che gli ha permesso di muoversi con maestria tra canzone d’autore e cabaret, rock’n’roll e jazz, teatro e cinema. In questo film, a bordo di un vecchio tram, si è trasportati in una Milano senza tempo che restituisce, attraverso un vastissimo repertorio spesso inedito e a prestigiose testimonianze di amici e colleghi – dal figlio Paolo a Vasco Rossi e poi Paolo Conte, Claudio Bisio, Diego Abatantuono, Roberto Vecchioni e molti altri – il ritratto sorprendente di un artista straordinario. Grazie a un sapiente uso del montaggio, è lo stesso Jannacci il narratore del film. I momenti topici, le collaborazioni con l’amico Giorgio Gaber, con Dario Fo, l’incontro con Cochi & Renato, ma anche le avventure sui palchi, teatri, cantine e quella vocazione di medico che forse gli sarebbe piaciuto seguire di più, vengono raccontate in prima persona, recuperando le sue parole da un’intervista finora inedita, rilasciata nel 2005 allo stesso Giorgio Verdelli”.
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