di CARMINE MUSTARI
Spunta un documento storico inerente il patrimonio artistico di Taverna, un documento che risale ai giorni precedenti l’entrata in guerra dell’Italia che chiamarono centinaia di uomini a combattere sul fronte. In seguito alla dichiarazione di guerra promulgata da Benito Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia a Roma.
Nella quale l’allora duce annuncia l'entrata dell'Italia in guerra al fianco della Germania, contro Francia e Gran Bretagna furono inviate ai vari comuni delle missive che ordinavano agli stessi di trovare alloggi e locali idonei ove collocare qualsiasi tipo di opera d’arte in possesso di quello stesso comune.
Quella dichiarazione del 10 giugno 1940 non solo comportò, dunque, un sacrificio dal punto di vista umano, sia di soldati e di civili, ma condizionò molto quella che era la tutela del patrimonio artistico dell’intero paese. Senza dimenticare tra l’altro che migliaia di opere d’arte furono trafugate dall’esercito nazifascista, quando questa giungeva al termine in virtù dell’intervento Usa e degli alleati, prima con lo sbarco in Normandia e poi in Sicilia. Questo documento che attesta l’intenzione più che meritoria di proteggere capolavori dell’arte italiana, non fu però abbastanza efficace quando nel corso della ritirata tanti dipinti, sculture, e ogni forma espressiva del genio umano, furono prelevati dai tedeschi, i quali non trovarono resistenza e qualora vi fosse gli stessi custodi degli stessi manufatti in molti casi furono fucilati. Una brutta pagina di storia che emerge anche attraverso questo documento storico proveniente dalla “Regia Soprintendenza monumenti e gallerie della Calabria” è cosi che si appellava l’istituzione dell’epoca.
Nello stesso si narra di provvedimenti atti alla protezione delle opere d’arte da eventuali attacchi aerei, nello stesso si chiede una immediata sollecitudine per evitare che eventuali bombardamenti interessassero strutture ove le stesse opere d’arte erano custodite. Una pagina di storia ovviamente che emerge a distanza di decenni, e che la stessa amministrazione e il museo civico hanno inteso condividere con i cittadini di Taverna, se per gli ovvi motivi che conosciamo, infatti, non si può celebrare il 25 Aprile con una pubblica manifestazione ci si è posti d’innanzi ad una possibile azione rappresentativa a ricordo della festa nazionale.
Congiuntamente sia Sebastiano Tarantino, sindaco di Taverna, sia Giuseppe Valentino hanno divulgato pubblicamente il documento, si per uno scopo specifico come testimonianza di un periodo difficile, ma anche come pretesto per ricordare la festa della Liberazione.
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