di ANNA TRAPASSO
La sensazione è che Mario Foglietti non ci abbia mai lasciati. E' che sia partito per un lungo viaggio, per uno dei suoi reportage dall'altra parte del mondo, e che un giorno di questi si ripresenti a teatro, lì nel foyer, avvolto nel suo solito trench e con il suo fare elegante ma sobrio, colto ma leggero, ironico e mai scomposto. E' questo il sentire che ci resta, e che ci ha accompagnati ieri, al teatro Politeama - che oggi a ragion veduta è a lui intitolato - nella serata-omaggio alla sua indimenticabile presenza.
Una serata dal titolo semplice, "Ciao Mario", semplice come era lui, nella sua grandezza. Semplice perchè aveva scelto di tornare nella sua Catanzaro, nonostante la sua professione di giornalista RAI, di sceneggiatore, di scrittore e regista lo avesse reso noto e amato in tutta Italia e oltre, semplice perchè aveva scelto di continuare a vivere nella sua casa di famiglia, tra videocassette, libri e vecchie fotografie. Di scrivere seduto al suo vecchio tavolo, dove sedeva anche sua madre, tra un frutto fresco e una coppa di champagne, di trovare ispirazione passeggiando per i Giardini di San Leonardo e non per le brulicanti vie delle metropoli. Dettagli, questi, della sua vita personale e professionale, che abbiamo potuto apprezzare grazie al prezioso docufilm confezionato da Vittore Ferrara e Pino Iannì (una produzione Archimedia), un contributo emozionante che, oltre ad aver commosso, ha anche divertito la platea. Perchè l'ironia, il sarcasmo brillante di Mario Foglietti è sopravvissuto al tempo, e quella pellicola lo ha immortalato e reso al pubblico di ieri, per la prima volta su grande schermo.
"L'idea del docu-film - hanno spiegato Ferrara e Iannì - è nata durante il periodo covid e non è stato affatto un lavoro semplice, avevamo in archivio tanto materiale, molto del quale da digitalizzare, ci sono voluti quasi due anni, ma sentivamo di doverlo a Mario".
La serata, condotta da Domenico Gareri, ed introdotta dal giornalista Domenico Iozzo, al netto della proiezione, è stata arricchita da una carrellata di contributi. A ricordare Foglietti con un videomessaggio ci hanno pensato Franco Porcarelli, Piero Mascitti, Carlo Greco, Diego Verdegiglio, Paolo Di Giannantonio e, in chiusura, Vincenzo Mollica. Sul palco, invece, si sono avvicendati Aldo Costa, ex dg del teatro che con Foglietti ha condiviso 10 anni di lavoro e lunghi anni di amicizia e collaborazione, Giacomo Carbone, avvocato e autore teatrale, che ne ha ricordato alcuni momenti di scontro culturale ma anche di grandi risate; la giornalista Edvige Vitaliano, che lo stesso Foglietti considerava una sua "figlioccia" nell'arte del giornalismo di spettacolo, e Franco Cimino (Qui il contributo di Cimino all'indomani dell'evento).
"Mario Foglietti era un giornalista nell'animo - ha affermato Edy Vitaliano - aveva alcune qualità che fanno la differenza, sapeva anzitutto ascoltare, poi sapeva guardare trovando sempre il dettaglio nella storia che voleva raccontare, non essendo mai banale. Sapeva insegnare qualcosa senza volerlo. Tempo dopo ti ritrovavi sempre nel cassetto una sua lezione, senza saperlo".
"Questa città - ha aggiunto Giacomo Carbone- non ha memoria storia, mi sarebbe piaciuto vedere a teatro stasera molte di quelle persone che, negli anni, hanno potuto contare su ciò che faceva Mario Foglietti". Il pubblico in platea, effettivamente, poteva e doveva essere più presente.
Lungo e denso di emozione, in apertura, il saluto della sovrintendente Antonietta Santacroce, affiancata dal sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita (Qui il contributo di Fiorita). "Mi è sembrato doveroso questo omaggio nei confronti di Mario Foglietti - ha detto la sovrintendente Santacroce - un intellettuale che ha saputo unire amore e competenza, binomio di valori che ha riversato nell'attività per questo teatro. Io che ho preso il suo posto mi sento onorata di portare avanti questo connubio, che penso sia fondamentale per riportare questo teatro ai fasti di quando Mario era sovrintendente. Sono stata da lui nominata nel 2010 direttore artistico del Politeama, fu così che volle sottolineare la vocazione musicale di questo teatro. Mario era un uomo poliedrico, che amava la bellezza, perchè la bellezza nel nostro lavoro è una cosa fondamentale: il teatro regala bellezza. Questa è una delle grandi lezioni che mi ha lasciato. Condivido la sua visione alta del teatro, Mario voleva infatti un teatro d'èlite ma che fosse anche crocevia di informazioni, di nuove idee, in grado di affacciarsi alla cultura internazionale. Un luogo fondamentale per la crescita della città e di tutta la Regione, un luogo del cuore, di crescita, di fermento, una fucina culturale, dove far crescere nuovi talenti. E' un modo di intendere il cartellone che condivido pienamente, ecco perchè oggi per me è "Il teatro di tutti"".
Sul palco, inoltre, le letture a cura di Salvatore Conforto di alcuni passi tratti da un libro inedito di Foglietti, un libro sull'amore, perchè Foglietti amava l'amore, e non ne faceva mistero, quando raccontava le sue mille avventure, da vero, inguaribile narciso (così un suo libro, “Io & me, scritti di maestri e amici per un inguaribile narciso” da cui ha tratto ispirazione anche il docufilm).
Nell'emozione generale, la serata si è conclusa sulle note di “Sono un istrione”, quell'Aznavour che Foglietti amava canticchiare, e che quasi a socchiudere gli occhi, appannati di lacrime, lo si poteva sentire, anche ieri sera. Che amarcord!
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