Al “Pugliese” di Catanzaro il seminario “Oblio Oncologico: una battaglia di civiltà”

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  14 maggio 2024 12:48

di CARLO MIGNOLLI

Si è svolto questa mattina, nella Sala Multimediale dell’Ospedale Pugliese di Catanzaro, il seminario "Oblio oncologico: una battaglia di civiltà" per discutere della legge 193 del 7 dicembre 2023, un grande traguardo per il Paese, che rappresenta una vera e propria rivoluzione culturale.

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Promosso dall’AMMI di Catanzaro in collaborazione con l'Ordine dei Medici e degli Avvocati del capoluogo, l’evento, moderato dalla giornalista Eugenia Ferragina, ha visto la partecipazione di tanti relatori, tra medici e membri delle istituzioni.

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Erano presenti: la presidente dell’AMMI di Catanzaro Silvana Aiello Bertucci; il Commissario straordinario della AOU "Dulbecco" Simona Carbone; il consigliere regionale Antonello Talerico; il presidente dell'Ordine dei Medici di Catanzaro Vincenzo Antonio Ciconte; il direttore della Breast Unit Presidio "Pugliese" Francesco Abbonante; il direttore del reparto di Oncologia del Presidio "Ciaccio-De Lellis" Vito Barbieri; la vice presidente dell'Ammi e oncologa Caterina Battaglia, la consigliera nazionale AMMI Concetta Carrozza e l'avvocato e docente universitario Daniela Marcello.

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A margine del seminario il Commissario Carbone: “L’incontro di oggi rappresenta un importante momento di informazione e formazione. È un importante momento per fare il punto sulla situazione di una legge che ha visto la luce a fine anno, che si appresta a diventare operativa con i decreti attuativi, ma che comunque apre uno spaccato, un nuovo paradigma su quello che è la questione della malattia oncologica, un tempo da tutti considerata come equivalente alla morte”. 

E aggiunge che “Questa legge sancisce un paradigma diverso che però deve essere contestualizzato non solo sul concetto di guarigione, ma anche sul concetto di cronicità e in particolare sull'impatto che evidentemente le nuove tecnologie potranno avere sulla qualità e l'allungamento dei tempi di vita di questi pazienti. Dei temi che saranno oggetto di riflessione e che saranno oggetto di informazione e formazione per la classe medica ma non solo, per la classe ovviamente anche degli avvocati, dei magistrati ed eventualmente anche dei cittadini che rappresentano organizzazioni che si stanno battendo affinché questa legge abbia operatività”.

"Siamo orgogliose - ha affermato Silvana Aiello Bertucci - di aver promosso e organizzato questo evento. Chi incontra nel suo percorso il tumore ha diritto ad una vita dignitosa. La legge sull'oblio oncologico è una vittoria su una battaglia di civiltà per la tutela dei diritti di milioni di persone che sono state affette da malattie oncologiche. Era doveroso sensibilizzare sull'argomento e affrontarlo, sia dal punto di vista sanitario che giuridico. L'AMMI di Catanzaro prosegue, in questo modo, la sua mission che è quella di essere una sentinella sul territorio, a sostegno e supporto delle categorie più bisognose e sensibili."

La dottoressa Battaglia dichiara: “Parliamo assolutamente di una battaglia di civiltà. I dati epidemiologici ci dicono che una quota di pazienti si può considerare guarita, però questi fino a ieri non avevano gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini, è una discriminazione, quindi una battaglia di civiltà. Ma non è solo questo, perché rappresenta una svolta, perché mette l'accento sulla parola guarito. La guarigione è una questione che è ancora molto dibattuta anche tra gli stessi oncologi che parlano di malattia cronica. Noi ci portiamo dietro un paradigma che è: cancro uguale dolore uguale morte. Questo vale per tutti i pazienti a cui viene diagnosticata una neoplasia, valeva fino all'altro ieri, anche per chi magari, operato negli stati iniziali, si poteva considerare guarito anche senza chemioterapia”.

E continua: “Oggi i dati che abbiamo ci dicono che c'è una parte di pazienti che si può considerare guarita e questa percentuale di guarigione varia da neoplasia a neoplasia, però è tanto maggiore quanto più precoce la diagnosi e quindi questo può rappresentare uno stimolo alla diagnosi precoce, all'implementazione degli screening, sia da parte dei cittadini, sia da parte delle istituzioni, ma anche da parte dei medici di base che devono stimolare i loro pazienti a farsi controllare. Si guarisce quando ci si cura con trattamenti che hanno una validità scientifica anche se c'è un prezzo da pagare. Il prezzo da pagare è alto, la caduta dei capelli, gli effetti collaterali, ma l'obiettivo è alto. Quindi si guarisce se ci si cura in maniera convenzionale, non se si va dal mago che promette la guarigione a costo zero. E ce ne sono tanti. L'altra cosa importante è che togliere lo stato di paziente oncologico può avere un impatto positivo anche sul sistema sanitario pubblico, che sappiamo quanto ha bisogno di essere tutelato e difeso”.

L'analisi dell'ambito giuridico, infine, è stata curata da Daniela Marcello: "Questa legge consente a chi è stato affetto da patologie oncologiche di non fornire informazioni sulla propria malattia se sono trascorsi 10 anni oppure un tempo minore se la patologia rientra tra quelle che sono state indicate nel primo decreto attuativo emanato il 22 marzo dal Ministero della Salute. Viene vietato, quindi, alle banche, assicurazioni, datori di lavoro o altre fonti, di ottenere questo tipo di notizie. Il concetto di privacy oggi non si limita più al solo diritto alla riservatezza ma è un diritto che coinvolge più ampiamente la libertà d autodeterminazione e, soprattutto, la tutela della propria identità."

 

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