L’armonizzazione fiscale in ambito comunitario fa parte delle politiche poste in essere dall’Unione Europea ma più che un punto fermo ne costituisce una tendenza a causa della riluttanza di ciascuno Stato a cedere l’ultimo dei poteri rimasti di incidere sull’economia nazionale.
Va da sè, dunque, che la gestione della leva tributaria in mano ad ogni singolo ordinamento continua ancora a realizzare una sorta di concorrenza fiscale tra i vari Paesi dell’Unione Europea che tentano di attirare, attraverso la messa a punto di normative ad hoc, imprese, persone e relativi redditi.
Le discipline riguardanti l’imposta sui redditi adottate dai vari Stati non solo non vengono considerate facenti parte di una concorrenza negativa ma addirittura sono ritenute compatibili con i principi comunitari e con le linee guida dell’OCSE. Sulla base di questo ragionamento, da tempo, molti Stati, per rimanere nell’ambito di cui qui si tratta, quello dei redditi esteri da pensione, si sono attrezzati per attirare presso i loro territori i percettori di quegli introiti sottoponendoli ad una tassazione di estremo favore. Sono infatti balzati agli onori delle cronache giornalistiche e televisive le schiere di pensionati italiani attirati dalla tassazione esistente in Portogallo, piuttosto che nelle Isole Canarie, per citare solo alcuni territori europei.
L’Italia non è stata con le mani in mano, anche se si è “svegliata” un pò più tardi e, a notarne la scarsa diffusione data, non sembra molto convinta dei propri provvedimenti. Dopo aver introdotto nel 2017 un regime speciale per attirare in Italia i cosiddetti “Paperoni” con un’imposta fissa di Euro 100mila su tutti i redditi prodotti all’estero, misura della quale, ricordiamo, beneficiò qualche grosso calciatore che, armi, bagaglio e redditi si trasferì sotto la Mole, con la Legge di bilancio per il 2019,
“Al fine di favorire gli investimenti, i consumi e il radicamento nei Comuni appartenenti alle Regioni del Mezzogiorno d’Italia, aventi popolazione non superiore ai 20.000 abitanti e nelle zone colpite dai vari terremoti del 2016 e del 2017”, anche il Bel Paese ha sta tentando di richiamare sul proprio suolo persone fisiche titolari di reddito da pensione conseguito all’estero da tassare solo al 7 per cento.
I bellissimi borghi del Sud Italia rappresentano già di per sé un valido motivo di attrazione e unire alle bellezze paesaggistiche e culturali anche la leva del richiamo economico costituirebbe senz’altro un’ottima politica che, tuttavia, necessiterebbe di una migliore pubblicizzazione. A tal fine le Regioni e i Comuni interessati potrebbero e dovrebbero farsi promotori, magari con un’attività coordinata presso le Ambasciate e i Consolati orientata a divulgare l’importante misura fiscale.
Antonio Bevacqua, giornalista e commercialista catanzarese ha curato per l’Editore specializzato “Ratio” un e-book di oltre 120 pagine, scaricabile alla pagina https://www.ratio.it/ebook/i-benefici-fiscali-per-i-pensionati-esteri-in-italia-epub-pdf in formato pdf ed epub, che illustra tutti i benefici fiscali per quei pensionati esteri che decidono di spostare la propria residenza in uno dei Comuni del Sud Italia. Nella pubblicazione, oltre ad essere elencati i Comuni interessati, tra i quali sono segnalati i ben 394 Comuni calabresi, vengono analizzati gli aspetti relativi ai soggetti che possono fruire del beneficio fiscale e gli aspetti pratici della gestione.
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