di MARIA PRIMERANO
Un pomeriggio delizioso al Teatro del Grillo di Soverato, bomboniera votata alle arti, sul litorale jonico, dove è andato in scena lo spettacolo "Le relazioni pericolose". Protagonisti Corinne Clery e Francesco Branchetti, accanto a loro, sul palco, anche Isabella Giannone e Claudia Tortora, Elisa Carta e Paolo Sangiorgio.
Due ore di spettacolo puro, bellissimo, che ruota intorno al contenuto del romanzo epistolare settecentesco, "Le relazioni pericolose", un classico della letteratura francese – libro di Pierre-Ambroise-François Choderlos De Laclos che ha ispirato diversi film - tradotto e adattato per l’occasione da David Conati. Una danza di lettere che vanno e vengono da un castello all’altro della Francia, che toccano talvolta anche Parigi, vergate con charme su carta increspata, consistente e con pennino, inchiostro e calamaio, magnifiche da vedere ma terribili da ascoltare nei contenuti estremamente scellerati e perversi.
La vicenda, narrata appunto, attraverso le lettere di quattro personaggi- la Marchesa di Merteuil, il Visconte di Valmont, Madame de Tourvel e Cecile Volanges - è particolarmente affascinante. Calati nel clima della Parigi settecentesca, lo spettatore assiste al dissennato scambio di corrispondenza tra i protagonisti, personaggi di una società aristocratica vuota e votata al potere. Del resto, il titolo dello spettacolo è eloquente – Le relazioni pericolose – e il libro, a suo tempo, suscitò grande scandalo e poi censura.
Corinne Clery si muove civettuola ed esperta nel gioco della seduzione. È la Marchesa di Merteuil, vedova e apparentemente rispettabile, che ha deciso di usare l’amico, il Visconte di Valmont, per vendicarsi delle offese ricevute dal suo amante, Monsieur De Gercount. A tal fine il Visconte di Valmont, Francesco Branchetti, risulta un’ottima scelta, in quanto noto libertino che fa delle sue conquiste un punto di forza. Marchesa e Visconte sono poi avvinghiati da una perversa amicizia nata dalle polveri di una vecchia passione i cui segni sono ancora vivi nella Marchesa.
Il gioco delle passioni prende così inizio con scaltrezza e cinismo, procedendo spedito attraverso le lettere che si intensificano a ritmo serrato. De Gencourt sta infatti per convolare a nozze con una giovane educanda appena uscita di convento, Cecile Valanges, e la Marchesa propone a Valmont di sedurre la ragazza e spingerla a tradire e umiliare il promesso sposo. Ma Valmont all’inizio tentenna in quanto la sua preda è la fredda Presidentessa De Tourvel, donna di alto rango, distaccata e per ora restia alle attenzioni del Visconte.
Tra intrighi e gelosie, in una scena sostenuta semplicemente dai quattro leggii degli attori, tra abiti settecenteschi, gioco sapiente di luci e musica soave, in un crescendo di intensità, dopo numerose missive, suggerimenti, istigazioni ed effettive azioni, si arriva alla stretta finale. Il gioco si è fatto troppo pericoloso e, in un tragico epilogo, Danceny, che ha scoperto dalla Marchesa della relazione fra la sua amata Cecile e il Visconte, sfida a duello Valmont per salvare il suo onore e lo uccide. “Le temps amène toujours la vérité. C'est dommage qu'il ne l'amène toujours à temps”. “Il tempo porta sempre la verità. Peccato che non la porti sempre in tempo”, scrive Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos.
Brillano in tutto ciò i protagonisti: una cinica e spietata Corinne Clery nella sua impareggiabile ironia e un Casanova impudente, malvagio e crudele, Francesco Branchetti. Un affresco agghiacciante e attraente di questo Settecento bramoso di potere, che cerca di scampare alla noia, rimasto così com’era, senza né ideali e né valori.
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