Al via il processo  per l’omicidio di Soumaila  Sacko

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Soumayla Sacko
  13 giugno 2019 10:52

di TERESA ALOI ed EDOARDO CORASANITI

E’  in corso davanti alla corte d’Assise  di Catanzaro il processo  per l’omicidio di Soumaila  Sacko, il 29enne maliano ucciso  il 2 giugno 2018 dentro una fabbrica di laterizi, a San Calogero (Vibo Valentia);

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Oggi è stato il turno del maresciallo Alessandro Cirillo, comandante della stazione dei carabinieri di San Calogero, Fabio Curcio, appuntato della stazione di San Calogero e di Alberto Bandecchi, maresciallo capo.
Tutti e tre hanno partecipato alle operazioni di perquisizione in un’abitazione e poi nella macchina dell'uomo accusato di omicidio, Antonio Pontoriero.
L’aula è gremita. Nel pubblico ci sono i parenti e gli amici di Sakò, ma anche chi è vicino al presunto omicida. Stanno nello spazio a loro riservato ascoltano l’audizione dei testimoni. Anche se oggi non è prevista la decisione vogliono seguire passo dopo passo il processo della vicenda andata a finire nelle cronache nazionali.  
In aula da una parte c’è la procura e dall’altra la difesa, rappresentata dagli avvocati Salvatore Staiano e Muzzopappa, mentre le parti civili sono gli avvocati Angelelli e Salerno.
Lee parti hanno uno scopo: approfondire, scendere nel dettaglio, chiarire ogni vicenda delle attività investigative delle ore successive all’omicidio.
La procura e l’avvocato Staiano hanno posto domande dettagliate per non lasciare nulla al caso: dai guanti utilizzati per la perquisizione al lavoro svolto dai carabinieri, dalle automobili ai vestiti trovati all’interno dell’abitazione dell’imputato.
 La prossima udienza è prevista per l’11 settembre 2019, quando verranno sentiti altri testimoni e verrà conferito l’incarico al perito che si occuperà della trascrizione del materiale oggetto di intercettazione.

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Con  l'accusa di omicidio volontario venne fermato Antonio Pontoriero . «Abbiamo trovato prove schiaccianti che lo inchiodano», aveva detto il procuratore di Vibo Valentia Bruno Giordano. Determinanti sono state le dichiarazioni dei due connazionali della vittima, che  si trovavano con Soumaila all'interno del capannone industriale.   

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L'agricoltore di San Calogero, sempre secondo quanto riferirono i carabinieri, pretendeva che nessuno si avvicinasse dentro quell'aria, circa 100 mila metri quadrati, ritenendola ancora di sua proprietà. Antonio Pontoriero, infatti, è parente di uno dei proprietari della fabbrica che un tempo produceva laterizi. Ad incastrare il killer sono state le dichiarazioni dei due maliani scampati all'agguato che hanno descritto con dovizia di particolari l'abbigliamento, il colore dei pantaloni e della maglietta indossati dall'assassino, il tipo e il colore dell'auto con la quale il cecchino si è allontanato. 

 

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