Aldo Truncè: "Il Primo Maggio tra sudore, sogni e diritti inalienabili"

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images Aldo Truncè: "Il Primo Maggio tra sudore, sogni e diritti inalienabili"

  30 aprile 2025 19:58

di ALDO TRUNCE'*

Il calendario civile ci riconduce, con la cadenza rituale di ogni primavera inoltrata, alla celebrazione del Primo Maggio, una data incisa nella coscienza collettiva come Festa del Lavoro.

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Tuttavia, relegare questa ricorrenza a una mera liturgia sindacale o a una parentesi festiva nel fluire operoso delle nostre esistenze rischia di depauperarne la pregnanza semantica, la stratificazione storica e, soprattutto, la vibrante attualità.

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Per noi, giuristi e, in particolare, avvocati penalisti che quotidianamente scrutiamo le fragilità umane e le dinamiche socio-economiche riverberate nelle aule di giustizia, il Primo Maggio non può e non deve risolversi in un vacuo giorno di festa. 

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Al contrario, esso si configura come un’occasione privilegiata per una riflessione più profonda sulla natura poliedrica del lavoro, sulle sue intrinseche potenzialità di edificazione individuale e collettiva, ma anche sulle sue latenti insidie di alienazione e sfruttamento.

Il lavoro, nella sua essenza più autentica, trascende la mera dimensione di opus e si configura come un vero e proprio ergon, un’energia vitale che plasma l’individuo, ne definisce i contorni identitari, ne incide sul modus vivendi e sul sentire. È la trama con cui intessiamo la nostra biografia, il palcoscenico su cui insceniamo le nostre abilità, la tela su cui dipingiamo, con la fatica delle mani, l’ingegno della mente e la passione del cuore, frammenti del nostro essere nel mondo. Vi è chi nel proprio officium ritrova una vocazione, un’estensione del proprio sé, una fonte inesauribile di appagamento; chi lo sopporta come un ineluttabile onus, un fardello necessario al sostentamento; e chi, con l’angoscia che serra la gola, lo cerca disperatamente come viatico per una dignità spesso negata. Ma, ineluttabilmente, tutti siamo immersi, in un modo o nell’altro, nel suo fluire incessante.

Il lavoro, nella sua accezione ideale, dischiude orizzonti di libertà, affranca dalla dipendenza, offre la possibilità di progettare il futuro, di coltivare ambizioni, di contribuire al bene comune. Può ergersi a baluardo di dignità, conferendo valore intrinseco all’esistenza, riconoscendo il contributo di ciascuno al mosaico sociale. Tuttavia, la Storia, con le sue cicatrici ancora palpabili, ci ammonisce sulle derive distopiche del lavoro quando esso degenera in sfruttamento silente, in catena di montaggio alienante, in giungla di precariato esistenziale, in incubo di turni massacranti che fagocitano la vita oltre l’orario di lavoro, in clima di paura che imbavaglia ogni rivendicazione. Allora, in quel preciso istante, qualcosa di primordiale si incrina, si spezza il patto implicito tra l’individuo e la sua attività, tra la fatica profusa e il riconoscimento dovuto.

Ecco perché il Primo Maggio non è una semplice concessione al riposo, ma un solenne memento. È un’occasione per richiamare alla memoria il valore umano che pulsa dietro ogni gesto operoso, dietro ogni contratto spesso capestro, dietro ogni ora sottratta al riposo ristoratore. Si lavora ut vivamus, non ut consumamur. Eppure, quanta linfa vitale, quanta energia creativa, quanti sogni ambiziosi vengono quotidianamente sacrificati sull’altare di una produttività spesso cieca e sorda alle esigenze ultime dell’essere umano.

Il nostro sguardo, in questo giorno di riflessione, si volge con deferenza a chi resiste con tenacia alle avversità, a chi con abnegazione costruisce, materialmente e idealmente, il tessuto sociale, a chi, nonostante le cadute, trova la forza di rialzarsi, nutrendo la speranza di un futuro più equo. Questo giorno è vostro, di chi nel lavoro non vede solo un dovere imposto, ma un’opportunità di crescita, una fonte di orgoglio personale, un campo di battaglia per l’affermazione dei propri diritti.

Perché il lavoro, nella sua accezione più nobile, non è un mero adempimento burocratico o una transazione economica. È speranza di un domani migliore, è orgoglio per il proprio contributo, è lotta incessante per condizioni più dignitose e umane. E in quanto tale, merita un rispetto incondizionato, un riconoscimento costante, una tutela indefettibile. Sempre.

*AVVOCATO

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